Parto prematuro, ecco come prevederne il rischio

Parto prematuro, ecco come prevederne il rischio

27 Dicembre 2021 0 Di La Redazione

La presenza sia di metaboliti del progesterone nel plasma sia di fattori di rischio specifici, quali l’esposizione prenatale ai corticosteroidi, possono aiutare a identificare le gestanti a rischio di parto pretermine e morbilità neonatale. Questo è quanto conclude un articolo appena pubblicato su Plos One e firmato dai ricercatori della Facoltà di medicina all’Università dell’Arizona a Phoenix.

«In precedenza gran parte della ricerca in questo campo era concentrata sulla previsione dell’età gestazionale al momento del parto come stima della prognosi neonatale» esordisce il ginecologo Avinash Patil, coautore dello studio, sottolineando che questi risultati suggeriscono il ruolo predittivo dei livelli plasmatici di 11-deossicorticosterone (Doc) e 16-alfa-idrossiprogesterone (16-alfa-Ohp) misurati all’inizio della gravidanza in termini di morbilità neonatale associata al rischio di parto pretermine. Tant’è che da studi precedenti Patil e colleghi avevano scoperto che Doc e 16-alfa-Ohp, misurati alla fine del primo trimestre o all’inizio del secondo erano in grado di predire le probabilità di parto pretermine spontaneo prima della 32ma settimana. Partendo da questi presupposti i ricercatori hanno quantificato con la spettroscopia di massa i livelli plasmatici di Doc e 16-alfa-Ohp in 58 gestanti alla fine del primo trimestre/inizio del secondo. Hanno poi combinato i dati sull’assunzione materna di steroidi con quelli anamnestici demografici e ostetrici in modelli di regressione logistica multivariata. Così facendo, hanno scoperto che i livelli dei due biomarcatori associato all’esposizione prenatale a corticosteroidi e al genere del feto erano direttamente correlati al rischio di morbilità neonatale, alla nascita pretermine e alla durata della degenza ospedaliera. «Il prossimo passo sarà la conferma dei risultati su casistiche più ampie. I biomarcatori studiati sono promettenti, e aprono la strada alla futura introduzione di un nuovo test nella pratica clinica» conclude Patil.

 

 

Fonte: DoctorNews33