Medicina Territoriale, una rivoluzione di restaurazione

Medicina Territoriale, una rivoluzione di restaurazione

13 Ottobre 2023 Off Di Salvatore Caiazza*

Oggi una mia paziente torinese, trasferita in Campania da due anni, mi dice: “Dottore, non ho mica capito qui come funziona la Sanità Pubblica? Si paga tutto? Lei mi fa le richieste, ma poi il centro diagnostico si fa pagare e mi dice che devo andare solo i primi giorni del mese. Non è che ho capito mica?! Per la consulenza specialistica che le lei ha chiesto, sono dovuto andare da un medico privato. Da quando sono qui, pago tutto; in Piemonte non ho mai pagato tutti questi soldi per la mia salute. Lei è l’unico che mi garantisce il diritto alla tutela della mia Salute”. #listedattesa #MedicinadiFamiglia #chefantasticastorialaSanitàCampana Questa testimonianza sancisce una organizzazione sanitaria fallimentare, dove il cittadino non è al centro del Sistema Sanitario Regionale, ma diventa il mezzo di interscambio di interessi economici. Eppure basterebbe una reale applicazione di Leggi e contratti già in vigore: i medici specialisti ambulatoriali, piuttosto che esercitare nelle mura dei distretti sanitari, sarebbero molto più proficui all’interno dei poliambulatori di medicina generale sui territori, così come è consentito dall’ACN degli specialisti ambulatoriali art. 24; così che lo specialista ambulatoriale tornerebbe ad essere il consulente del medico di famiglia, che è ciò per cui è stato concepito. Così come le AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali), a cui gli specialisti ambulatoriali hanno l’obbligo di appartenere, potrebbero interfacciarsi con le AFT dei medici di famiglia; il tutto sarebbe a vantaggio della tutela della Salute dei Cittadini, contribuendo all’abbattimento delle liste di attesa, tema così caro al Ministro della Salute Schillaci e al Presidente della Regione Campania De Luca. Per come, invece, oggi è organizzata la medicina territoriale, per non dire “disorganizzata”, i Cittadini non riescono a trovare risposte di tutela della Salute; gli unici a tenere le porte aperte ed erogare cura della Salute Pubblica sono gli studi di Medicina Generale e i Pronto Soccorso, sempre più, per tale motivo, supercaricati. Non dimentichiamo che durante la pandemia la medicina generale era attiva, a differenza della specialistica ambulatoriale che fu chiusa, senza nemmeno contribuire alla collaborazione con le epidemiologie aziendali nel compilare certificati di isolamento e guarigione, che furono scaricati tutti addosso ai medici di medicina generale, che continuavano ad occuparsi dei pazienti con patologie croniche, degli ammalati COVID e alla campagna di vaccinazione, che ha consentito di tornare ad una vita normale. È arrivato il momento di abbandonare vecchie logiche di corporativismo e di “diritti acquisiti”, che stanno portando alla rovina il Paese, in particolar modo la Sanità. C’è bisogno di essere funzionali e performanti! Non c’è più spazio per carrozzoni di natura politica e sindacale, ma, per far risorgere la Sanità Pubblica, è necessario una rottura degli equilibri consolidati e di una rivoluzione che porti alla restaurazione per cui ogni attore del Sistema Sanitario Nazionale è stato concepito dal Legislatore. I Medici, i dirigenti sanitari devono servire alla Tutela della Salute dei Cittadini! Le logiche affaristiche di eziologia politica vanno distrutte, se si vuole che la Regione Campania e l’Italia tutta abbiano ancora il Sistema Sanitario Nazionale più efficiente e più invidiato al mondo.

 

 

Vice Segretario Vicario FIMMG Napoli ASL Napoli 2 Nord*