Cisl-Fp: gli Ospedali di Comunità devono essere pubblici

Cisl-Fp: gli Ospedali di Comunità devono essere pubblici

16 Gennaio 2024 Off Di La Redazione

“Complice la Lombardia, la sanità privata si avvia a scalzare definitivamente quella pubblica dal mercato. Ma noi faremo barricate affinchè questo non avvenga anche in Campania, dove già ci sono segnali devastanti per quanto attiene alla riabilitazione e alla diagnostica di laboratorio. Siamo in ogni caso favorevoli alla salvaguardia delle esperienze realizzate in tutti questi anni, ma allinterno di un riequilibrio complessivo che esalti al meglio luna e laltra”.

Lorenzo Medici, leader regionale della Cisl Funzione Pubblica, lancia un grido d’allarme e chiede la mobilitazione di tutti, istituzioni e forze sociali del Mezzogiorno, per impedire il rischio di esternalizzare anche gli ospedali di comunità, come previsto da una delibera della Giunta Fontana, che ha dato mandato alle ATS, le aziende territoriali del comparto, di indire manifestazioni di interesse per la gestione e la contrattualizzazione delle strutture previste dal Pnrr.

“Siamo – dice il segretario generale FP – davanti ad una cosa inammissibile soprattutto per regioni come la nostra dove la povertà ha percentuali altissime ed i cittadini non hanno soldi per pagarsi direttamente le cure. Non vogliamo nessun modello privatistico, le strutture a farsi devono essere pubbliche, e ci devono spiegare quali tagli verranno operati dopo la revisione del Pnrr, dove e perché, con scelte condivise con chi rappresenta il lavoro pubblico. Già l’aspettativa di vita dalle nostre parti segnala Medici – ci vede ultimi in Italia, anche in conseguenza delle liste di attesa chilometriche, per le quali tanti pazienti, che non possono permettersi di andare altrove, sono costretti ad aspettare mesi e mesi per esami e visite. Se aggiungiamo anche l’esternalizzazione dei nuovi presìdi previsti dal Piano, sarà davvero la fine. E da vigliacchi – conclude il numero uno Fpbuttare la croce sui professionisti della sanità in Campania, perché è il sistema che non funziona, aldilà delle chiacchiere che mette in giro il palazzo nelle sue varie articolazioni, dal presidente De Luca ai manager delle ASL e delle AO. Basta leggere le cifre. Sui 400 milioni pagati per la mobilità passiva, 70 vengono spesi per la diagnostica, ed addirittura il 50% riguarda prestazioni di bassa intensità, che si possono mettere in atto dappertutto. Perciò basta con la scusa della grande specialistica, che tra laltro esiste anche da noi, e spesso è additata ad esempio dagli altri. Il fatto è che per cambiare le cose serve il coinvolgimento di tutti. Continuare a specchiarsi nell’acqua da soli per dire che si è belli ci fa ricordare la mitologia greca. Ma noi non vogliamo che la sanità pubblica faccia la fine di Narciso, perché il diritto universale alla salute per ricchi ed indigenti è un valore fondante della repubblica per il quale ci batteremo sempre, assieme a chi vuole combattere con noi, o anche da soli, perché ne va della vita di tutti”.