Un “naso elettronico” per scovare il tumore ovarico

Un “naso elettronico” per scovare il tumore ovarico

7 Settembre 2020 0 Di La Redazione

L’oncologo Rapagliesi: “La presenza del tumore determina modificazioni di tutta una serie di processi metabolici, a cui segue il rilascio di sostanze volatili organiche”.

 

Dall’innovazione tecnologica una nuova arma per scovare precocemente il tumore dell’ovaio. Il cosiddetto naso elettronico (e-nose) è lo strumento utilizzato in un ampio studio recentemente pubblicato su “Cancers”, condotto dall’Istituto nazionale dei Tumori (Int) di Milano in collaborazione con l’Università Statale di Milano, per migliorare la diagnosi del carcinoma ovarico. I risultati sono promettenti e aprono nuovi orizzonti per lo screening di un tumore che, ad oggi, purtroppo viene ancora scoperto troppo tardi, quando le strategie a disposizione non garantiscono percentuali elevate di efficacia.

“La presenza del tumore determina modificazioni di tutta una serie di processi metabolici, a cui segue il rilascio di sostanze volatili organiche – spiega Francesco Raspagliesi, direttore dell’Unità di Oncologia ginecologica dell’Int e prima firma dello studio – Sono in pratica tracce della presenza della malattia e sono contenute nel respiro sotto forma di molecole volatili. Il naso elettronico ha permesso di cogliere la presenza di alcune di queste sostanze nel respiro delle donne malate, che vengono così identificate rispetto ai controlli sani. Questi risultati sembrano indicare una linea di ricerca assai promettente per una futura possibile diagnosi precoce di questi tumori e ci spingono a proseguire con ulteriori studi”.

Secondo i dati dell’Associazione italiana di oncologia (Aiom) e dell’Associazione italiana dei registri tumori (Airtum), nel 2016 in Italia sono stati diagnosticati 5200 nuovi casi di carcinoma ovarico e per il 2020 ne sono attesi 5.339. Il rischio di ammalarsi e di morire per questa malattia riguardano rispettivamente una donna su 74 e una su 139, con una sopravvivenza a cinque anni nettamente diversa a seconda dello stadio della malattia: raggiunge il 90% nel primo stadio, per scendere drammaticamente al 15-20% nel terzo e quarto stadio. Ad oggi però, a causa di una mancanza di metodologie affidabili, la maggior parte delle diagnosi avviene nelle fasi avanzate della malattia.

Lo studio, durato 13 mesi, ha coinvolto 251 donne suddivise in tre gruppi: 86 con carcinoma ovarico, 51 con una diagnosi di masse benigne, 114 sane come gruppo di controllo. Per il test del respiro, sono stati raccolti campioni di aria espirata tra le 7 e le 7,30 del mattino a digiuno. Alle pazienti e al gruppo di controllo è stato chiesto di eseguire, attraverso un boccaglio, un singolo respiro lento, al fine di inglobare nella sacca anche il respiro alveolare, cioè la parte che viene espulsa dall’interno dei polmoni e delle vie aeree inferiori, dove avviene lo scambio gassoso con il sangue. È questa porzione di respiro infatti che può contenere le sostanze volatili organiche che segnalano la presenza del tumore.