Tumore della Tiroide, la tempestività la miglior arma

Tumore della Tiroide, la tempestività la miglior arma

22 Novembre 2021 0 Di La Redazione

Nelle attuali linee guida di riferimento, non si trovano raccomandazioni univoche sul momento ottimale per iniziare una terapia con radioiodio (RAI) nei pazienti con carcinoma differenziato della tiroide (DTC). In uno studio, appena pubblicato su “Frontiers in Endocrinology”, un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Medicina Nucleare dell’Università di Shanghai (Cina) ha inteso studiare la relazione tra i tempi di avvio della terapia adiuvante con radioiodio (RAT) e gli esiti clinici basati su follow-up dinamici (a 6, 12 mesi e più recenti, dopo l’avvio della RAT post-tiroidectomia) e le valutazioni in pazienti con DTC a rischio intermedio-alto. A tale scopo, sono stati esaminati retrospettivamente un totale di 206 pazienti con DTC a rischio intermedio-alto trattati con RAT da 150 mCi.

Sulla base dell’intervallo di tempo (TI: tra tiroidectomia e RAT iniziale), i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi: Gruppo 1 (TI < 3 mesi, n = 148) e Gruppo 2 (TI ≥ 3 mesi, n = 58). La risposta alla terapia con RAT è stata valutata come “eccellente” (ER), “indeterminata” (IDR), “biochimica incompleta” (BIR), “strutturale incompleta” (SIR). Sono state condotte analisi univariate e multivariate per escludere i fattori associati alla risposta incompleta (IR = BIR + SIR). Infine, è stato utilizzato un nomogramma prognostico per spiegare ai pazienti i tassi IR, quale strumento prezioso nella pratica clinica. La risposta alla RAT iniziale è stata significativamente differente tra i due gruppi durante i follow-up dinamici (P<0.05): il Gruppo 2 ha avuto tassi di ER significativamente più bassi (rispettivamente 37.9 vs 63.5, 52.0 vs 73.9, 64.4 vs 80.3; tutti P<0,05) e tassi di IR più elevati (39.7 vs 14.9, 36.0 vs 9.7, 12.2 vs 3.9; tutti P<0.05) rispetto al gruppo 1. Attraverso analisi univariate e multivariate, si sono rivelati fattori indipendenti di rischio un TI prolungato (HR: 6.67, IC 95%: 2.241-19.857, P= 0.001), l’invasione dei tessuti molli (HR: 7.35, IC 95%: 1.624-33.296, P= 0.010) e livelli più elevati di tireoglobulina stimolata (sTg) (HR: 7.21, IC 95%: 1.991-26.075, P= 0.003).

In particolare, il nomogramma ha mostrato che l’invasione dei tessuti molli, il livello di sTg e il TI erano i primi tre fattori che contribuivano all’IR. «In conclusione» scrivono gli autori dello studio «la RAT precoce è associata a una maggiore risposta biochimica ma non ha alcun impatto sulla SIR mentre una RAT iniziale ritardata (≥3 mesi dopo tiroidectomia) è correlata all’IR. Il nostro studio» precisano «ha dimostrato che un TI prolungato (≥3 mesi), l’invasione dei tessuti molli e un livello di sTg più elevato potrebbero predire tassi di IR più elevati nei pazienti con DTC a rischio intermedio-alto che ricevono RAT. Questi pazienti possono trarre beneficio da una terapia RAI tempestiva. Infine, il nomogramma sviluppato in questo studio può essere uno strumento prezioso per spiegare i tassi di IR ai pazienti nella pratica clinica».

 

 

Fonte:DoctorNews33