Smi, il medico di Continuità assistenziale non può fare il “supplente” nel 118

Smi, il medico di Continuità assistenziale non può fare il “supplente” nel 118

21 Marzo 2023 Off Di Emilio Giugliano

Sono un medico di Continuità Assistenziale (CA), vi scrivo per rappresentare quanto accade in Campania, e in modo particolare nell’ASL Salerno dove, per la cronica e massiccia mancanza di medici di emergenza del 118. È ormai divenuta regola sistematica, infatti, chiamare i medici della CA, durante il loro regolare turno di servizio, per sopperire al+ vuoto in organico.

Tale comportamento viola il Contratto Collettivo Nazionale che sancisce, nel dettaglio, compiti e mansioni dei medici di CA, distinguendoli chiaramente da quelli del 118 (servizio per il cui svolgimento occorre essere in possesso di uno specifico attestato di abilitazione, conferito al medico dopo un periodo di formazione ed addestramento a fornire, in caso di necessità, un tipo di soccorso di carattere specialistico, facendo ricorso a tecniche rianimative spesso molto complesse, talvolta erogabili solo con l’ausilio di uno strumentario sofisticato, che non fa assolutamente parte della dotazione di un ambulatorio di guardia medica). Oltretutto il contratto di categoria vieta, senza eccezioni, la possibilità che i medici della guardia medica possano sostituire quelli dell’emergenza territoriale (118).

Il grave rischio, per i medici della c.a. è di incorrere in denunce penali (di cui il medico purtroppo deve rispondere personalmente, non fornendogli l’ASL alcuna copertura assicurativa) prodotte da una utenza, come è facile intuire, che dovesse ritenersi danneggiata per non aver ricevuto un idoneo soccorso sanitario, procede nel senso delle denunce, peraltro cosi come stabilito dalla normativa.

Questa situazione è diventata insostenibile e impraticabile per i medici di CA, i quali pur impegnandosi con professionalità e responsabilità, non possono sopperire alla carenza strumentale e formativa. Tutto ciò assume la massima gravità quando sono investiti giovanissimi medici, che a pochi mesi dalla laurea si ritrovano, reperibili di CA, di fronte a codici rossi con evidente stress psicologico, in grado di procurare veri e propri danni alla persona.

Seguono alcuni scritti di questi medici inviati a me, come rappresentante sindacale, che esprimono in modo evidente il livello di gravità cui siamo giunti, e la necessità di bloccare tale pericolosa situazione.

 

Sono un medico alla mia prima guardia da reperibile (mi sono laureato ad ottobre scorso) e oggi, 19/03/2023, ho vissuto in un presidio di CA dell’ASL Salerno, un’esperienza traumatica.

In seguito ad una chiamata dal 118 per un codice rosso, ha messo seriamente in discussione la mia volontà di continuare a prestare servizio in questo ambito.

Ho solo 25 anni e non credo che sia giusto dover sottostare a tali comportamenti, credevo di dovermi far carico soltanto codici bianchi e non di emergenze o urgenze.

Ho saputo che è una questione che ormai è presente da tempo e, da neolaureato e appena affacciatomi al settore lavorativo, non riesco a capire come possa essere perpetuato un comportamento così scellerato che rischia di creare problemi seri alla mia professione futura e alla mia vita in generale.

 

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Descrivere a parole, scrive un giovane medico, la situazione vissuta poche ore fa non rende l’idea dello stress fisico ed emotivo a cui sono stato sottoposto. È stata un’esperienza decisamente traumatica che porterò con me sempre e che può influenzare negativamente le mie scelte future in ambito di continuità assistenziale.

Gestire quei momenti governati da ansia e paura è molto difficile, quasi impossibile. Operare in queste condizioni espone ad errori che ho pensato di poter commettere. La mia carriera e la mia vita avrebbero potuto risentirne enormemente.

Perdonate l’enfasi ma sono ancora profondamente turbato.

 

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Sono una giovane dottoressa reperibile e seppure nella mia piccola esperienza lavorativa, più volte sono stata coinvolta dalla centrale del 118 per codici rossi in mancanza del medico di emergenza.

Non vi nascondo la paura di essere chiamati e il grande stress provato a dover fronteggiare tali situazioni soprattutto perché noi giovani medici non abbiamo un corso di emergenza né possiamo svolgerlo per incompatibilità con la specializzazione per cui abbiamo competenze molto limitate.

Tutto questo di certo non aiuta a creare un ambiente idoneo al lavoro ne favorisce la permanenza in questo contesto lavorativo. La guardia medica è detta continuità assistenziale perché deve sopperire assenza del mmg nei giorni festivi e invece sta diventando il baluardo della medicina territoriale e la fonte di approvvigionamento per un sistema che non riesce a risolvere un problema noto a tutti e da tempo.

 

 

 

 

*Responsabile Smi Continuità Assistenziale Salerno