La figura dell’infermiere di famiglia secondo la legge

La figura dell’infermiere di famiglia secondo la legge

19 Giugno 2020 0 Di Avv. Corrado Riggio

La legge ha stabilito che in un primo momento, ovvero fino alla fine di quest’anno, le assunzioni saranno a tempo determinato e, poi, dal 2021 saranno stabilizzate e trasformate a tempo indeterminato.

 

Il decreto rilancio appena approvato dal Parlamento apre le porte al territorio poiché fra le novità in esso inserite vi è anche quella dell’istituzione della figura dell’infermiere di famiglia con contestuale previsione di un netto futuro ampliamento degli organici per tali figure professionali. Infatti, la misura prevista per gli infermieri è di 8 ogni cinquantamila abitanti, in pratica 9.600 unità lavorative in più rispetto alla cifra che era stata individuata come necessaria per dare il via alla figura dell’infermiere di famiglia durante la pandemia.

La legge ha stabilito che in un primo momento, ovvero fino alla fine di quest’anno, le assunzioni saranno a tempo determinato e, poi, dal 2021 saranno stabilizzate e trasformate a tempo indeterminato. In pratica, con tale provvedimento si è voluta rafforzare la rete territoriale con un vero e proprio investimento sui servizi domiciliari alle persone fragili che farà passare l’Italia dal 4% della platea di assistiti al 6,7%. Tutto questo non solo come supporto alla prima linea Covid che si sposta ormai sul territorio, ma anche per l’assistenza sempre necessaria a pazienti cronici e fragili non Covid.

Quindi, una figura che con il Decreto rilancio viene confermata ed istituita per legge, aprendo la porta alla sua istituzione omogenea su tutto il territorio nazionale per il miglioramento dell’assistenza.  Infatti, dove la figura dell’infermiere di famiglia è già attiva (già presente in Friuli Venezia Giulia e Toscana mentre hanno già deliberato la sua istituzione il Piemonte, la Liguria ed il Lazio) ha già dato risultati eccellenti: riduzione del 20% dei codici bianchi al pronto soccorso, del 10% delle ospedalizzazioni, interventi più rapidi sul territorio con una riduzione dei tempi di percorrenza dal 33 al 20% oltre ad un maggior gradimento da parte degli stessi cittadini. La legge de quo ha anche stabilito che spetterà alle Regioni il compito di riorganizzare e potenziare la rete di sorveglianza e le cure domiciliari e per tale motivo, si dovrà procedere con un modello di assistenza in cui, tutti assieme, Governo e Regioni, dovranno prevedere l’organizzazione omogenea sul territorio di queste nuove figure professionali. Un passo, quest’ultimo, cui dovrà seguire un ampliamento della figura di questi professionisti che dovrà essere, da subito, ben definita, strutturata e riconosciuta a livello formativo.