“Il vero silenzio non uccide la carità”

“Il vero silenzio non uccide la carità”

12 Maggio 2021 0 Di Don Francesco Saverio Casa

La parola è del tempo, il silenzio è dell’eternità. Felice l’adulto che ha conservato in sé non solo le parole, ma anche il silenzio del bimbo e che ancora parla attingendo a quel silenzio. Quanto scrive la mistica e poetessa francese Madeleine Delbrel (1904-1964) sul silenzio, è quanto mai appropriato al ricordo: “Il vero silenzio non uccide la carità”. 

“O carissime Christo Felix”. Siffatti versi appartengono al carme 15 che composto come quarto natalicium per la ricorrenza di San Felice nel gennaio 398, fanno parte della eulogia (benedizione) in onore di San Felice il santo patronus di Paolino da Nola con il quale si apre il carme. In Revue des Ètudes Augustiniennes, 49 (2003), 25 – 41a cura di G. Guttila interessante la lezione dei Codici E (Bononiensis 2671) e T (Urbinas 593) che viene confermata anche dal carme 21,345: susceptor meus et Christo carissime Felix. È trascorso un anno dalla morte dell’arcivescovo nolano Monsignor Felice Cece. Il teologo tedesco Romano Guardini (1885-1968) scrive che “alla morte del silenzio segue la morte della parola, ma il silenzio è l’amoroso fratello della parola. Silenzio è ciò che si verifica quando l’uomo dopo aver parlato ritorna in sé stesso e tace.  Sì, il silenzio canta per le parole non dette in tutti i significati intuiti”.

Monsignor Cece continua ad insegnare quanto la vera intelligenza sia quella silenziosa, ed il silenzio non si manifesta come atrofia intellettuale poiché il cammino che conduce a Dio è silenzio ed umiltà. Si staglia fulgida nell’universo dell’episcopato l’amabile immagine del Vescovo Felice, mite e valoroso. A distanza di tempo posso asserire come l’arte del silenzio, la quale ben si addice agli spiriti oranti e contemplativi, da lui sempre ricercata ed amata è stata la fontana profonda dalla quale sgorga la vera comunicazione. L’azione di Monsignor Cece nacque e si sviluppò, durante la sua esistenza, come dialogo veritiero il quale si stabilisce nel silenzio fra due solitudini. E dalla solitudine, dalla tranquillità, dalla capacità di attendere e di lasciar maturare che le “voci di tutti gli uomini che amano Dio, dei vivi e dei trapassati, di coloro che soffrono nel luogo di espiazione o che sono già entrati nel regno della vittoria e del riposo: tutte queste voci formano un coro immenso, la cui musica si può udire solo nel più profondo silenzio, perché è più silenziosa del silenzio stesso”. (Thomas Merton).

“In silentio et in spe erit fortitudo vestra”. (Isaia 30,15). Nel silenzio e nella speranza sarà la vostra forza. “Veritas liberabit vos”. (Giovanni 8,32): La Verità vi farà liberi.