Barbara Rossi Prudente, la difficoltà della scelta per cambiare

Barbara Rossi Prudente, la difficoltà della scelta per cambiare

17 Novembre 2020 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

È da tempo che viviamo con l’incubo di poter contrarre il temuto Covid 19 e registriamo questa preoccupazione in molti nostri amici.

Le notizie dell’ultim’ora non sono certo confortanti, ma, continuiamo a colloquiare con rappresentanti di vari mondi produttivi, sperando di cogliere in loro spunti positivi ed incoraggianti per la ripresa delle attività. Ci sta molto a cuore l’arte in tutte le sue manifestazioni e teatro, televisione, cinema e spettacolo in particolare.

Diamo voce ad una rappresentante di questi mondi, molto sensibile e cordiale: Barbara Rossi Prudente.

Nata a Caserta, si è laureata in Lingue e Letterature Straniere moderne, presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Dopo aver lavorato come assistente ed aiuto regista su svariati set, nel 1999 ha vinto il Premio Solinas con la sceneggiatura del lungometraggio Esterno sera (1999), per poi frequentare, nel 2000, la Scuola di Fiction Mediatrade in Mediaset, dove ha anche insegnato nel 2003. Come sceneggiatrice ha collaborato, in quindici anni, a diverse serie tv quali “Il paradiso delle signore” “Carabinieri”, “Le stagioni del cuore”, “Elisa di Rivombrosa”, “Un posto al sole”, “Commissario di bordo” e “La squadra”; si è occupata di documentari (sia in Italia che all’estero) e ha diretto il suo film d’esordio Esterno Sera, che ha debuttato a “La festa del cinema di Roma”. Tra gli altri, “Non ti aspettavo”, cortometraggio da lei diretto nel 2006, ha partecipato in concorso al Tribeca Film Festival di New York. “Sole”, diretto da Michele Carrillo e da lei cosceneggiato, ha ricevuto un David di Donatello.  Attualmente è insegnante di Tecnologia e tecniche delle comunicazioni multimediali.

Come Barbara Rossi Prudente, da scrittrice, moglie e madre ha vissuto la lunga clausura ed il pericolo del contagio?

Sono disorientata. Come tutti, credo. Il primo Lockdown è stato un momento di osservazione.

Ci siamo dovuti fermare, guardarci intorno, per capire cosa inquadrare. Le cose note, ordinarie, hanno assunto fulmineamente contorni imprecisi, incerti, indefiniti. Forte è stata la necessità di ritrovare il nitore, eppure il rischio di sbagliare il fuoco era altissimo. Eravamo impreparati al fatto che la normalità, il nostro Mondo ordinario, si trasformasse.

Come accade ai protagonisti delle grandi storie, ci è stato chiesto di saltare in un’avventura stra – ordinaria (nel senso di fuori dall’ordine) per conquistare un elisir.

Ma cosa dobbiamo conquistare esattamente? Qual è la posta in gioco? Quale il prezzo? E quale il finale scritto per noi?

D’ accordo con la teoria de Il Viaggio dell’eroe di J. Campbell, perché un protagonista si trasformi e cambi, deve fare una cosa difficilissima: Scegliere.

Ecco, a noi è successa un’altra cosa. Ci siamo ritrovati personaggi di una grande storia, lanciati in una grande avventura, ma senza godere del privilegio di scegliere. A noi è stata brutalmente e inaspettatamente sottratta la normalità, elisir che oggi sembra più prezioso della spada nella roccia. 

E io, Barbara, la donna, la moglie e la madre cosa ho fatto, e cosa faccio adesso che siamo nuovamente confinati in zona rossa? Una cosa semplice. Aspetto.

Solo se l’immagine si schiarisce, apparirà una strada. Se imboccarla, come e verso quale obiettivo, mi resta ancora ignoto. L’ancora a cui sono agganciata resta la magia inattesa delle piccole cose.

La Peste nera del 1348 ha ispirato alcune pagine del Decamerone di Giovanni Boccaccio, pensa che l’esperienza del Covid 19 possa tradursi in arte scenica?

Tutto può essere trasformato attraverso gli strumenti dell’arte, e la distanza critica aiuta. Mi aspetto che qualcuno racconti questo momento, quando sarà stato processato.

Il tempo. Il segreto è sempre il tempo. Il tempo potrebbe anche svelarci che, quella odierna, sia la nostra nuova normalità. Chi può dire il contrario adesso? 

Aldilà della porta segreta dell’inganno, dell’apparenza, come si racconta Barbara Rossi Prudente, con una spiccata vocazione espressiva per le altrui vite?

L’inganno fa parte del mio mestiere, ne è il fondamento costitutivo. Scrivo finzioni. Giro finzioni. Tutto è finto ma deve sembrare vero. Il mio è un mondo in bilico tra simulazione e realtà, l’interesse per le vite altrui ne è la sola parte autentica.

Nell’angoscia panica da Coronavirus qual è, secondo Lei, la giusta modalità per promuovere e valorizzare il ruolo della donna così misconosciuto e sottovalutato? La donna non è un prodotto da promuovere, né tantomeno da valorizzare come si farebbe con un prodotto in uno spot. La donna è di per sé valore, è portatrice di vita, di concretezza. Leggi, divieti, soprusi, pregiudizi ne hanno reso, e ancora ne rendono, impervia la realizzazione. Il capitolo donne meriterebbe una chiacchierata a parte, accurata, profonda, come la stima, la solidarietà e il sostegno che nutro verso ognuna di loro (di noi), a prescindere.