Alessandro Cagiano, lo sport il fulcro della mia esistenza

Alessandro Cagiano, lo sport il fulcro della mia esistenza

20 Giugno 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

Calcio dilettanti rinviato a settembre, la Lega Nazionale Dilettanti ha eliminato definitivamente la possibilità di ripartenza dei campionati dall’Eccellenza in giù e di quelli giovanili.

Il Consiglio Direttivo della Lnd, in pratica, ha riconosciuto come «non vi siano le condizioni per la ripresa delle attività in ambito regionale non di rilievo nazionale». Per i campionati di Promozione, Prima, Seconda e Terza categoria, dunque, è già tempo di pensare all’annata 2021-2022. Questa stagione, amaramente archiviata, si era messa in cammino, per essere poi bloccata a ottobre, con la timida speranza di una ripartenza in tempi migliori.

Un’illusione spazzata via dalla decisione della Lnd. «Una scelta – commenta Fabio Villa, direttore sportivo della Juvenilia, società con la prima squadra in Prima categoria – che ritengo giustissima. Non c’erano, infatti, le condizioni per una ripresa dell’attività. Dal punto di vista del morale, in questa fase, manca pure la voglia. Noi, intanto, ci stiamo attrezzando per la ripresa. Confidando, ovviamente, in un miglioramento della situazione generale.

Di questo parliamo con un calciatore di lungo corso:

Alessandro Cagiano, classe 1995. cresciuto in una famiglia di sportivi, padre ex giocatore e allenatore di calcio, madre campionessa nazionale di nuoto. Con la passione per lo sport sin da bambino, ha provato un po’ di tutto, come: scherma, nuoto karate, pallavolo, basket e atletica leggera. Ma da buon allenatore suo padre ha fatto di tutto per farlo giocare a calcio. Difensore centrale, dopo anni nei campionati provinciali e regionali, nel 2011 ha trovato spazio in promozione pugliese con il Lucera. L’anno dopo nella stagione 2012-2013 ha giocato per la Berretti dell’Andria Calcio, e nel 2013-2014 per quella del Foggia, andando poi in prestito per qualche mese al Bojano, all’epoca in serie D.
Da lì in poi è iniziata la fase calante della sua “carriera”, complice anche l’inizio degli studi all’università di Foggia di Scienze delle attività motorie e sportive, nella quale ha raggiunto la laurea magistrale nel 2020 con 110 e lode.
Dal 2014 in poi ha iniziato a giocare per società di eccellenza e promozione, come Termoli, Roseto e Venosa. Gli anni più belli della mia vita calcistica li ha trascorsi a Roseto dal 2017 al 2019, conseguendo la promozione per l’eccellenza molisana vincendo i play off 0-1 in casa del Roccasicura all’ultimo minuto dei tempi supplementari (ha segnato lui dopo un colpo di testa del portiere, un miracolo sportivo considerando che qualche mese prima ha rischiato la vita in un incidente stradale, saltando molte partite prima di rientrare a 2 giornate dal termine). Con il Venosa ha vinto la Coppa Italia della Basilicata rimanendo ai vertici della classifica fino a quando l’emergenza Covid, ha fatto sì che i campionati finissero anticipatamente. Quest’anno essendosi arruolato nella Marina militare non è riuscito a giocare, ma da settembre conta di ricominciare

Come hai vissuto e vivi, come hai affrontato e affronti la pandemia il contagio e il disagio legato alle restrizioni?

Personalmente non mi ha mai spaventato molto la situazione Covid-19, ho sempre cercato di rispettare le misure per evitare il contagio, ma non mi sono precluso nulla. Quello che penso è che per la paura di morire molta gente ha smesso di vivere. E io personalmente non ne ho voglia, ho voglia di continuare a scoprire, a divertirmi, a imparare e a vivere al massimo ogni giorno che ho da vivere. Credo che con un po’ di buon senso e rispetto verso le norme fondamentali si sarebbe potuto evitare questo disastro che stiamo attualmente vivendo. Sinceramente ritengo eccessive alcune restrizioni e norme che ci hanno imposto finora, per cui non nego di aver infranto a volte qualche regola che per me era insensata. Non si può dire sempre si a tutto, anche alle ingiustizie, senza farsi qualche domanda. Ma questo è un altro discorso. Ripeto, ci fosse nel mondo un minimo di buon senso e rispetto verso se stessi e il prossimo, staremmo parlando di altro.

Quanti danni la clausura forzata e la cattiva gestione politica hanno arrecato al calcio dilettantistico?

Come ho appena detto, non sono stato molto d’accordo con la gestione economica e sociale attuata nel nostro Paese. Ovviamente non voglio sostituirmi a nessuno, credo che chiunque di fronte a una situazione così critica si sarebbe trovato in crisi. E non so cosa avrei fatto io stesso, e non so nemmeno ad oggi quale sarebbe stata la cosa migliore da fare. Sta di fatto che il mondo dello sport, soprattutto quello dilettantistico e gli sport “minori” hanno avuto delle conseguenze pesanti, irreversibili in alcuni casi. E non parlo solo della questione economica, ma anche delle migliaia di persone che un po’come me, erano abituate a vivere di sport, a respirare aria di sacrificio, di passione, di competizione, che ormai da tempo non c’è più. Le persone per sentirsi vive hanno bisogno di esprimere quello che hanno dentro, attraverso le proprie passioni e tendenze, e vedersi negate le nostre piccole realtà che per noi erano pane quotidiano, è stato come fare astinenza, e una parte di noi si è un po’spenta. Spero si possa tornare presto ad allenarsi, a sudare, a gioire, a provare quelle emozioni che solo lo sport, quello vero e sano sa darti.

 Quanta importanza attribuisci al binomio sport-salute?

Credo sia sotto gli occhi di tutti l’importanza dell’attività fisica/sportiva per la salute psicofisica di ognuno. Penso che dopo questo periodo trascorso forzatamente in casa, anche i più scettici se ne siano resi conto. Il muoversi è la base della natura dell’essere umano. Il mondo moderno fatto di comfort e comodità, ci sta portando sempre più alla sedentarietà, che è la causa principale di tantissime problematiche. Il lockdown, la chiusura dei centri sportivi e le palestre hanno contribuito a peggiorare la situazione. Inoltre, tantissimi studi hanno anche confermato l’importanza del movimento e dell’attività fisica anche per combattere la piaga del virus. Mi sorge spontaneo domandarmi se chi ci governa o ci tutela tenga realmente alla nostra salute, e se alcune infondate restrizioni siano frutto di tanta confusione, ignoranza, o altro…

 Cosa ti ha dato lo sport e il calcio in termini di crescita personale sociale e professionale?

Questa è la mia domanda preferita. Il calcio in particolare, ma lo sport in generale, sono sempre stati i pilastri della mia vita. Sono cresciuto in una famiglia di sportivi, da quando ero piccolo i miei hanno fatto di tutto per trasmettermi l’importanza del muoversi, dell’esplorare, dell’imparare. Allo Sport devo tutto, è stato ed è tutt’ora il fulcro della mia esistenza, quella parte che se manca si sente eccome. Non saprei immaginare diversamente la mia vita. Ho sperimentato negli anni tanti sport, in maniera più o meno seria. E per rispondere alla domanda senza farla troppo lunga, il Calcio e lo Sport mi hanno dato tutto. Se dovessi chiedere a chi mi conosca un aggettivo che mi rappresenti pienamente, mi direbbe sicuramente “sportivo”. Lo sport mi ha insegnato il divertimento, il sacrificio, le relazioni, lo stare insieme, lo stare da soli, saper superare le difficoltà, saper cadere, rialzarsi, gioire, disperarsi, ridere, piangere, vivere. Mi ha insegnato il valore del rispetto, del coraggio e della dedizione. Mi ha insegnato a prendere tutto come una sfida per migliorarsi, mi ha insegnato a pormi degli obiettivi, ad uscire dalla comfort-zone, a provare a superare i miei limiti, rispettandoli, e talvolta accettandoli. Ovviamente per me non è proprio tutto, c’è molto altro nella vita, ma vorrei riassumere il mio pensiero con questa citazione. C’è una frase che non ricordo dove l’ho letta, che dice: “Non cercare nel Calcio ciò che la vita non ti dà”, sono d’accordo. ma quel qualcosa in più te la dà sempre. W il Calcio, w lo Sport.