Sannio, metodica all’avanguardia per curare la prostata

Sannio, metodica all’avanguardia per curare la prostata

25 Marzo 2019 0 Di La Redazione

Nell’Unità operativa di urologia del Fatebenefratelli di Benevento, l’ìpertrofia prostatica benigna, in regime di convenzione, viene affrontata con trattamento laser.

Buone nuove per quanti sono afflitti da disturbi urinari causati dall’ipertrofia prostatica benigna (Ipb). L’ingrossamento della prostata è la malattia urologica più diffusa negli uomini; è destinata ad aumentare sempre di più a causa dell’invecchiamento della popolazione, tanto che in Italia si pone ai primi posti per diagnosi effettuate ogni anno. L’incidenza fra la popolazione anziana è seconda solo all’ipertensione arteriosa. L’Ipb incide pesantemente sulla qualità della vita, con sintomi che vanno dalla difficoltà a urinare, all’insopprimibile urgenza – frequenza minzionale anche notturna, così da disturbare pesantemente il sonno di chi ne è vittima. In una nota, l’Unità Operativa di Urologia dell’Ospedale Scaro Cuore di Gesù del Fatebenefratelli di Benevento spiega che già da qualche settimana utilizza in regime pubblico il laser “green light”, la più recente evoluzione della tecnologia laser nel trattamento della Ipb. Si tratta di una metodica che permette di migliorare il trattamento della ipertrofia prostatica in alternativa alla chirurgia tradizionale con indubbi vantaggi: una convalescenza più rapida e minori effetti collaterali, che consentono al paziente un ritorno alla vita normale nel giro di pochi giorni. «L’intervento, con basso grado di invasività, può essere praticato in regime di day hospital o con un breve ricovero e offre un sollievo immediato dai sintomi a carico delle vie urinarie – spiega Paolo Ferravante, responsabile della Unità Operativa di Urologia –per cui nella nostra divisione facciamo ricorso ormai abitualmente a tale pratica mini invasiva, utilizzata sempre più spesso in alternativa alla resezione trans uretrale della prostata (Turp), anche in considerazione della più bassa incidenza di effetti collaterali e complicanze». La differenza risiede nella tecnologia, poiché “green light” utilizza una luce laser, non un bisturi o l’energia termica, per rimuovere con precisione il tessuto. Quello che il green light realizza è una fotovaporizzazione del tessuto prostatico ipertrofico. La vaporizzazione laser riduce al minimo la perdita di sangue, ragione per la quale tale pratica si rivela particolarmente indicata anche per pazienti che assumono farmaci anticoagulanti o antiaggreganti.