Fondazione Pma: fecondazione eterologa a rischio?

Fondazione Pma: fecondazione eterologa a rischio?

25 Marzo 2019 0 Di a.m.

Dal 29 aprile prossimo potrebbe essere impossibile importare gameti per i centri che non sono a norma. La Campania procede con i controlli, per ora solo il Centro Hera supera l’esame.

C’è maretta nel mondo della fecondazione medicalmente assistita. Una informativa del Centro nazionale trapianti (Cnt), diramata lo scorso anno, infatti, richiama la scadenza che la legge (accordo Stato-Regioni) ha fissato per la fine del prossimo mese. Per i Centri, entro tale data, si tratta de vedersi riconosciuti i requisiti per ottenere la certificazione del Cnt al fine di poter accedere all’iscrizione nel compendio europeo degli Istituti di Tessuti: un codice che apre la possibilità all’importazione di gameti dall’estero. Per evitare questa impasse, la Fondazione Pma Italia, che conta 65 centri iscritti rappresentativi del 65% dei cicli totali svolti e delle Associazioni di pazienti ha recentemente rivolto un appello al Ministero della Salute e al Cnt. “Sarebbe inaccettabile la sospensione dell’attività per questi Centri – dichiara l’avvocato Gianni Baldini, direttore della Fondazione Pma Italia – per responsabilità anche della Pubblica amministrazione. Facilmente immaginabili anche i contenziosi legali nei confronti dei centri e delle autorità preposte che potrebbero scatenarsi”.

In sintesi il rischio palesato dalla Fondazione è legato ai ritardi con cui è stato avviato l’intero processo relativo ad una pratica che interessa oltre 6mila coppie ogni anno. Oltretutto, la Pma eterologa va avanti per il 95% grazie ai gameti importati dall’estero. “La mancata autorizzazione ai centri è dovuta spesso al mancato rispetto della tempistica prevista dalla legge nelle ispezioni da parte delle amministrazioni regionali. Una responsabilità della pubblica amministrazione non può avere conseguenze sui centri e le coppie”, aggiunge Baldini, che è docente di Biodiritto all’Università di Siena e legale di molte coppie che sono ricorse ai Tribunali e alla Corte Costituzionale contro la legge in materia di fecondazione assistita, la 40 del 2004. “Chiediamo al ministero una proroga rispetto alla data del 29 aprile – conclude Baldini – e un’accelerazione delle opportune attività di sollecitazione alle diverse Regioni per chiudere gli iter autorizzativi in corso”.

In un Paese che, sempre più, sta diventando il “più vecchio” del Mondo questo problema assume particolare rilevanza. La regione che, in questo settore, accusa maggiori ritardi è la Sardegna.

In Campania, dopo qualche “intoppo” di natura burocratica la Regione ha cominciato a camminare spedita, procedendo alla parte di competenza, vale a dire controlli e visite ispettive per verificare la presenza, nei centri, dei requisiti richiesti dalla vigente normativa. In effetti sono stati ispezionati circa il 50 per cento dei centri. L’unico risultato in regola è stato il Centro per la fecondazione assistita Hera di Giugliano che così potrà ottenere dal Cnt il codice che gli consentirà l’importazione dei gameti in ambito europeo. Per gli altri sono arrivate prescrizioni alle quali uniformarsi per ottenere il semaforo verde.