Primo maggio, un minuto di silenzio per i medici uccisi dal Covid

Primo maggio, un minuto di silenzio per i medici uccisi dal Covid

28 Aprile 2020 0 Di La Redazione

A lanciare la proposta è il Sindacato medici italiani (Smi) che denuncia il decesso dei colleghi come morti evitabili, perché addebitabili alla mancanza di adeguati presidi di protezione.

 

Troppi camici bianchi immolati sull’altare della pandemia. “La segreteria nazionale Smi promuove il primo maggio, a mezzogiorno, un minuto di silenzio, in tutta Italia, per ricordare i 152 medici morti, ad oggi” così in una nota Smi rende pubblica la decisione assunta durante i lavori del direttivo nazionale del sindacato.

“Il giorno della festa del lavoro, vogliamo ricordare i nostri colleghi deceduti perché non vestiti con adeguati dispositivi di protezione, né sottoposti a tampone. Ancora oggi, si registra una forte mancanza di Dpi sul territorio, l’assenza di protocolli e di percorsi condivisi per la gestione della fase due della pandemia, a partire dalle attività dei medici di medicina generale, delle guardie mediche e del 118” continua Smi.

“Siamo stupiti che ancora ora non si comprenda che per uscire dall’emergenza bisogna sottoporre a tampone tutti i soggetti sintomatici, i contatti dei Covid positivi e tutto il personale sanitario.

C’è necessità che la popolazione vada in giro con mascherine chirurgiche e guanti e che i medici, in assenza di diagnosi certe e soprattutto nell’impossibilità di poter tamponare tutta la popolazione, siano adeguatamente protetti anche per svolgere il lavoro ordinario, con i dispositivi necessari che, a più di due mesi dalla proclamazione dello stato di emergenza, risultano essere mancanti o reperibili a costi esorbitanti”.

“La Segreteria Nazionale Smi denuncia, inoltre, che non vi è nel Paese una risposta univoca all’emergenza sanitaria. Per tale ragione chiede che trovi applicazione il decreto del Consiglio dei ministri che istituisce le Usca, le unità mediche che vestite in maniera adatta al bio contenimento, possono prendere in carico i pazienti a domicilio positivi al Covid-19, in collaborazione con i medici di famiglia e i servizi di continuità assistenziale. Le Usca devono essere direttamente espressione del servizio sanitario pubblico e non esternalizzate a soggetti privati, al fine di garantire la massima sicurezza del medico e del paziente”.

“Abbiamo vissuto e stiamo vivendo, come medici presenti negli ambulatori e negli ospedali, le difficoltà legate a questa emergenza. Come sindacalisti siamo vicino ai colleghi che si rivolgono a noi per essere aiutati e tutelati.

Il momento è difficile per la nostra professione: non ci spieghiamo le ragioni affinché il 17 maggio prossimo vengano confermate le elezioni per il rinnovo degli organi collegiali di Enpam. Riteniamo questa scelta del tutto inopportuna, perché una competizione elettorale non può essere serena, e quindi orientata al maggior bene comune, in un momento in cui si è drammaticamente in conflitto etico straziante, tra l’assolvimento della nostra missione ed il bisogno di tutelare la vita dei nostri pazienti e dei nostri familiari. Replicheremo il minuto di silenzio il 17 maggio per esprimere la nostra contrarietà all’iniziativa” conclude la nota dello Smi.