Il giornalismo è morto

Il giornalismo è morto

28 Aprile 2024 Off Di Rosario Salerno

Una volta esistevano i veri “reporter”, coloro che sul campo descrivevano la realtà dei fatti così come accadevano, senza filtri, senza demagogia, non asserviti ad una editoria complottista o a lobby economiche.

Possiamo oggi dire che i giornalisti sono al soldo di interessi macroeconomici, di partiti e/o uomini politici, dell’alta finanza, o di un’editoria mondiale corrotta al servizio delle lobby?

Sicuramente, quello che ci viene proposto ogni giorno dai vari TG o dalla stampa, ci rendiamo conto come una notizia possa essere manipolata dandone un risvolto diverso e questo avviene perché le istituzioni internazionali hanno rapporti di influenza sulle redazioni di spicco o di Club Bilderberg, l’Aspen Institute, la Trilateral Commission e tante altre.

I giornalisti non fanno altro che eseguire gli ordini per queste organizzazioni, sono cooptati, affinché si induca il giornalista, il cronista e la redazione a scrivere servizi favorevoli secondo indicazioni ben precise, in quanto i servizi che vengono scritti dovranno servire nel preparare guerre e colpi di stato, rivoluzioni con tanto di fatti e prove inesistenti a danno di questo o quel governo nemico.

Una vera e propria apocalisse con l’invenzione di scenari di guerra pro-telecamere e una lunga lista di gravi operazioni di propaganda, manipolazione e deviazione dell’informazione rispetto alla realtà e verità sostanziale degli eventi.

Possiamo dire che i giornalisti “sono comprati”?

Di certo un atto di accusa va formalizzato verso il giornalismo ufficiale che non lascia spazio a concessioni e compassione, sono degli “agitatori seriali”, in quanto devono ubbidire alla redazione e all’editore con un servilismo ignorante, senza dare spazio alla verità.

Basta guardare anche la stampa locale delle varie città della nostra Italia, come le notizie vengono artatamente usate a favore dei politici di turno.

Sorge spontaneo chiedersi: dov’è finita l’etica del giornalismo e l’indipendenza della stampa, affinché si possa restituire un po’ di credibilità alla professione?

Il prossimo passo quale sarà?