Mieloma Multiplo, le nuove terapie

Mieloma Multiplo, le nuove terapie

14 Novembre 2021 0 Di La Redazione

I progressi terapeutici nel trattamento del paziente con mieloma multiplo in fase avanzata e pesantemente pretrattato hanno costituito l’argomento al centro di un simposio che si è svolto a Milano, nel corso del recente Congresso Nazionale SIE/SIES (Società Italiana di Ematologia). Quattro tra i massimi esperti del settore hanno tenuto altrettante relazioni che si sono focalizzate su specifici aspetti di un argomento complesso e articolato. Il filo rosso che ha legato gli interventi è evidenziato nel titolo dell’evento, “L’innovazione nel mieloma multiplo recidivato refrattario: BCMA la nuova “target therapy”, realizzato con il contributo non condizionante di GSK, e di cui questo speciale ripercorre i punti salienti. L’incontro ha preso le mosse dall’analisi dello scenario terapeutico attuale dalla terza linea in poi, esposta dal Prof. Mario Boccadoro, Ordinario di Ematologia, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. «Il trattamento di un paziente oltre la terza linea deve tenere conto di molte variabili, e in particolare quattro: il tumore, il paziente e le sue condizioni generali, il medico che lo segue con le sue convinzioni, e la tossicità delle medicine che si utilizzano» premette. «Le linee guida ESMO, pubblicate all’inizio del 2021, specificano – come elemento innovativo – che nei pazienti in prima linea occorre valutare se siano responsivi o refrattari alla lenalidomide o al bortezomib o a entrambi. La disponibilità di trattamenti, in caso di doppia refrattarietà, si riduce drasticamente. Occorre inoltre considerare se hanno già ricevuto il daratumumab. Passando alle linee successive, la situazione è identica: in caso di pazienti refrattari a lenalidomide e bortezomib, le opzioni diminuiscono. Se poi si considerano i “triple refractory” o i “penta refractory” sono indicate solo due terapie, ovvero il selinexor/desametasone e il belantamab mafodotin», farmaco anticorpo-coniugato diretto al BCMA, antigene di maturazione delle cellule B, ampiamente e specificamente espresso sulla superficie delle cellule mielomatose. «Le migliori terapie e le associazioni più complesse con tre o quattro farmaci devono essere utilizzate alla diagnosi e questo porta ad avere pazienti resistenti a tali farmaci nelle linee successive» riprende l’ematologo. «Pertanto, in caso di recidive, si deve guardare a farmaci con nuovi meccanismi d’azione». Il paziente, aggiunge, con il passaggio alle linee successive di terapia è sempre più gravato da pesanti patologie cardiovascolari e da insufficienza renale. Inoltre, la “frailty”, indicativa del grado di reattività del paziente alle terapie (valutabile con il “frailty score”), è fortemente alterata e questo porta a frequenti interruzioni della terapia. «Il paziente “fit” deve ricevere una terapia”‘full dose”. Nel paziente “intermediate” occorre bilanciare le varie esigenze. Nel paziente “frail” l’aspetto più importante è non causare danno» spiega Boccadoro indicando gli obiettivi del trattamento. Cita poi un’indagine che ha evidenziato l’estrema variabilità tra gli ematologi nell’inviare il paziente al palliativista, in conseguenza di un concetto ancora non ben definito di “malattia incurabile». «Il problema della discontinuazione della terapia è sempre stato un grosso problema nei pazienti con mieloma multiplo» afferma Boccadoro. In questo senso, ha rimarcato, il tasso di interruzione con belantamab mafodotin è minimo (1% dei casi nei pazienti trattati con la dose di 2,5 mg/kg nello studio registrativo DREAMM-2). Inoltre, la tossicità delle terapie oggi disponibili è molto diminuita rispetto agli anni passati. «Tutti questi avanzamenti, nel complesso, delineano l’attuale scenario del paziente oltre la terza linea» conclude Boccadoro.

 

 

Fonte: DoctorNews33