Mauro Graviano: “È difficile dare il massimo se non si fa ciò che si ama”

Mauro Graviano: “È difficile dare il massimo se non si fa ciò che si ama”

10 Aprile 2023 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?

Ho vissuto la fase pandemica più acuta cercando di continuare ad allenarmi a casa e fortunatamente andando a lavoro. Inizialmente ero convinto che i campionati potessero riprendere. Nel settembre 2020 pochissime squadre di pallacanestro hanno ripreso ad allenarsi, c’erano regole abbastanza rigide. Per fortuna una squadra di amici vicino casa ha ripreso le attività nel rispetto delle regole, con allenamenti privi di contatti, un pallone ciascuno e all’aperto. Ma dopo l’ennesima ondata di ottobre/novembre anche questo tipo di allenamenti sono stati sospesi per poi riprendere a febbraio 2021. Nella primavera 2021 è stato organizzato un mini campionato con le pochissime squadre aderenti e io vi ho preso parte, ma c’era ancora tanta preoccupazione, con regole rigide sull’utilizzo degli spogliatoi per esempio. In campo avevi quasi timore nello stare vicino a un avversario, nelle fasi di gioco ferme evitavi di starci troppo vicino come succede abitualmente, ma nelle fasi di movimento ti dimenticavi ovviamente di tutto, ma è stato un “torneo” molto particolare, ma per fortuna dall’anno successivo le cose sono riprese in maniera regolare, a parte un’interruzione nel gennaio 2022. Quando ci ripenso ora mi sembra passata una vita. ho gestito la paura del contagio cercando di rispettare le regole imposte quando queste erano ragionevoli.

Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?

Purtroppo il mondo dello sport ha subito un duro colpo da questa pandemia, dal punto di vista economico molte realtà che davano una mano e sostenevano le attività sportive si sono dovute tirare indietro per ovvi motivi, e il mondo del basket ha tanto bisogno delle sponsorizzazioni, anche delle più piccole. Queste difficoltà, nonostante la situazione sembra stia tornando alla normalità nel mondo sportivo, continuano ad esser presenti avendo accentuato la situazione esistente prima della pandemia. Le continue riforme attuate dalla federazione non fanno altro che continuare a penalizzare le realtà minori aumentandone i costi senza offrire una contropartita in termini di servizi, anzi. Avendo a che fare anche coi ragazzini di 15 16 anni ho potuto anche notare come tanti di loro non abbiano ripreso l’attività sportiva, inizialmente per una paura del contagio che successivamente si è trasformato nel non avere più voglia o piacere. La mia società ha ripreso appena possibile l’attività coi ragazzi più giovani nel rispetto delle regole e fortunatamente si sono visti anche tanti volti nuovi che ora stanno continuando. Molto spesso anche la poca chiarezza di protocolli e regole ha impedito la regolare ripresa delle attività e dei campionati, per qualcuno è stato oneroso e complesso anche poter riprendere dopo aver contratto la malattia vista la poca chiarezza nelle regole anche per i medici sportivi.

Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?

Ho iniziato a giocare a basket quasi casualmente, la palestra in cui ho iniziato era a due passi dalla mia scuola materna, per cui una volta finita la scuola nel primo pomeriggio andavo direttamente al campo. Ero molto piccolo, appena tre anni, quindi non ricordo di aver visto prima una partita di basket, ma comunque mio padre apprezzava la pallacanestro, quindi probabilmente un giorno la mia strada sarebbe stata comunque quella.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

Penso che la forza di volontà sia alla base del raggiungimento degli obiettivi, abbiamo tantissimi esempi di ragazzi talentuosissimi ma che sono durati solo qualche anno dove avrebbero meritato, ma ci sono anche tantissimi giocatori che con doti fisiche e tecniche “normali” riescono a stare tra i più grandi per tutta una carriera, nel basket come in altri sport. Certo è anche che, se non si ama quello che si fa è difficile metterci l’impegno che ti permette di raggiungere i tuoi obiettivi.