Lattoferrina per combattere il covid, perché non sperimentarla?

Lattoferrina per combattere il covid, perché non sperimentarla?

24 Gennaio 2021 0 Di Luigi De Rosa

La lattoferrina è una proteina fondamentale nel nostro organismo nata probabilmente per la protezione del neonato.

 

Oggi riprendiamo un argomento già trattato dalla nostra testata nell’articolo “Lattoferrina e vitamina C, l’arma naturale contro i virus”, 14 dicembre 2020, perché la “Lattoferrina” è argomento che è tornato d’attualità ma soprattutto merita attenzione ed ulteriori approfondimenti. In un intervista a firma di Giuseppe Del Bello su “La  Repubblica”, nell’edizione del 23 gennaio 2021, è il dottor Carmine Cavaliere, pneumologo che ha lavorato per 30 anni al Cardarelli di Napoli ed è presidente dell’associazione di “Tutela dei malati”, ad accendere nuovamente i riflettori su questa proteina tanto piccola quanto fondamentale per il nostro organismo, che potrebbe rivelarsi molto utile nella battaglia in atto contro l’infezione da Sars-Cov-2, ma servono test e ricerca per convincere la comunità scientifica ancora divisa sull’argomento. A questo proposito l’ex pneumologo del Cardarelli invita i manager delle Asl italiane a sperimentare la lattoferrina nei reparti covid. Sarebbe una ricerca a costo zero, la lattoferrina è già in commercio, quella efficace l’apolattoferrina è inoltre prodotta da un’azienda napoletana, che la metterebbe a disposizione gratuitamente alle Asl. Ma cos’è, e soprattutto a cosa serve la lattoferrina? La lattoferrina è una proteina fondamentale nel nostro organismo nata probabilmente per la protezione del neonato, tutte le nostre ghiandole sierose sintetizzano in differente quantità la lattoferrina che può anche essere assunta con il latte (in particolare quello materno) e trasportata nelle ghiandole come quelle lacrimali, del pancreas, salivari, ecc.  La sua funzione principale è quella di trasportare e regolare la concentrazione del ferro all’interno dell’organismo (omeostasi del ferro). La lattoferrina, infatti, si lega a questo e lo trasporta dall’interstizio intercellulare (lo spazio dove avviene lo scambio fra una cellula e l’altra) al sangue e viceversa. Oltre a ciò, la lattoferrina ha funzione anti-virale e anti-batterica in quanto, legandosi al ferro e sottraendolo dall’ambiente impedisce a molti virus (soprattutto quelli respiratori) e ad alcuni batteri, di utilizzarlo come ponte per entrare nelle cellule e infettarle, infine svolge un’azione di regolazione di alcune sostanze che le nostre cellule di difesa (granulociti e, soprattutto, linfociti) rilasciano a volte in maniera eccessiva, provocando i sintomi della malattia quali il dolore, la febbre persistente e danni ai tessuti stessi. Durante questi mesi di pandemia si è notato come i neonati fossero meno interessati dal Covid-19 e che presentassero livelli di lattoferrina più alti a questo va aggiunto che chi era esposto maggiormente al virus, con conseguenze più gravi, presentasse invece livelli di lattoferrina bassi ma queste sono solo osservazioni, bisognerebbe realizzare degli esperimenti  per capire se effettivamente somministrando la lattoferrina il quadro clinico migliorerebbe. Forse, la lattoferrina potrebbe regolare la risposta infiammatoria del sistema immunitario e, trasportando il ferro potrebbe, usiamo sempre il condizionale, aiutare a inibire in qualche modo l’ingresso del virus nelle cellule umane, ma purtroppo siamo costretti ad usare ancora il condizionale perché ad oggi, nonostante le osservazioni fatte in questo mesi, non ci sono ancora ricerche che fughino i dubbi, certo la Regione Campania avrebbe la forza economica e il personale adatto a tentarla questa strada, sarebbe un altro fiore all’occhiello dopo l’exploit di Paolo Ascierto, perché non provarci?