Francesco Luciano, lo sport è la palestra della vita

Francesco Luciano, lo sport è la palestra della vita

6 Aprile 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

 

Lo sport è il settore più penalizzato in questo anno di Covid. Palestre, piscine e centri sportivi sono chiusi in pratica da 12 mesi se si esclude la breve parentesi estiva. Il 60% di queste attività non riaprirà anche perché i ristori sin qui avuti sono irrisori..
Ormai di sport non si parla nemmeno più, sembra scontato che debba rimanere chiuso. Senza considerare che la pratica sportiva abbatte sensibilmente il rischio di malattie e che le palestre non sono veicolo di contagio… Nessuno sottovaluta la pandemia ma se proprio non si riesce a trovare il modo di riaprire è urgente che i ristori siano adeguati e tempestivi e non l’elemosina elargita finora. Bisogna evitare il collasso di un settore fondamentale per il Paese”. Così commenta, profondamente rammaricato Claudio Barbaro Presidente dell’ASI Associazioni Sportive e Sociali Italiane.

La presenza nel Governo di un Sottosegretario di Stato allo Sport, sportivo agonista, ci fa pensare e sperare in una repentina ridefinizione della progettualità per il mondo dello Sport, atteso che la mancanza di attività sportiva guidata danneggia non solo gli operatori del settore ma anche e soprattutto i milioni di fruitori.

La soluzione potrebbe essere la riapertura di palestre, piscine e centri sportivi in assoluta sicurezza, con entrate contingentate, eventuali patenti vaccinali (la campagna di vaccinazione va molto a rilento), misure di profilassi indispensabili e controlli seri e severi.

Ne parliamo con un atleta di vaglia Luciano Francesco, laurea in Scienze Motorie e Sportive, Laurea in Scienza e didattica dello Sport, Preparatore atletico AC CHIEVO VERONA 1929- Serie A.

Come ha vissuto e vive Luciano Francesco la paura della pandemia e le inevitabili indispensabili misure restrittive?

Innanzitutto ringrazio la redazione e i curatori della rubrica per avermi dato la possibilità di dire la mia su un problema che coinvolge il mondo intero.

Nel primo lockdown di Febbraio 2020 essendo residente a Milano ho vissuto giorni difficili. Incredulità mischiata alla paura del non sapere cosa stesse succedendo, il chiasso del traffico lasciava spazio ad un silenzio spezzato solo dalle sirene delle ambulanze. Un clima da guerra.

Ad oggi, a distanza ormai di un anno dall’ inizio della pandemia e dopo essere stato vittima del virus ed essermi anche vaccinato, attendo con fiducia la normalità.              

Quanti danni la pandemia, i lockdown e la confusa gestione politica hanno arrecato allo Sport agonistico ed al Calcio in particolare?

Bella domanda! Il calcio purtroppo è diviso in 2, il calcio dei ricchi, il calcio degli interessi e del tutto è concesso, e il calcio dei dimenticati, e non parlo solo dei dilettanti ma anche anzi soprattutto dei bambini, dei ragazzi che per colpa del sistema si stanno spegnendo. L’emergenza c’è, ci mancherebbe, ma deve esserci per tutti. In Italia gira tutto al contrario, bisognerebbe dare priorità ai bambini e ai ragazzi che hanno bisogno di fare sport di inseguire i propri sogni di crescere come noi tutti abbiamo fatto, e invece l’unica preoccupazione è di non fermare i professionisti perché poi lo sponsor viene meno, il sistema scommesse si ferma, le tv private perdono. Tutto ciò per dire che ancora una volta a rimetterci è solo il calcio minore. Peccato!   

La salute è responsabile di ogni singolo individuo. La maggior parte dei problemi ha componenti importanti nello stile di vita. Il medico viene chiamato in causa quando ormai è stato già raggiunto un certo livello di danno. Ecco perché al Gesundheit abbiamo un cartello che recita: per favore vivete una vita sana, la medicina è una scienza imperfetta. Patch Adams. Quanto è vero per Lei il binomio Sport-Salute?

È risaputo ormai che lo sport ed uno stile di vita sano ci permette di godere di buona salute. Tutti dovrebbero dedicarsi al benessere del proprio corpo.                                  La ricerca scientifica ci offre tanti studi in merito e a dire la verità vedo sempre più persone attente nel salvaguardarsi. Lo sport è la palestra della vita!                     

Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio”. Eduardo Galeano. Cosa Le ha dato il Calcio per la Sua crescita personale e professionale?                            

Il calcio per me è uno stile di vita. Sono figlio della strada, da ragazzino giocavo a calcio con i miei amici dal mattino fino al calar del sole e questo mi ha dato le basi per vivere. Bisogna essere forti per poter giocare per strada. Poi quando inizi a far sul serio il calcio ti da delle regole che porterai con te per sempre. Il sogno di ogni ragazzo è quello di far della sua passione una professione, ed io con tanto sudore studio sacrificio e caparbietà ci sono riuscito. Spero di potermi migliorare sempre e continuare a dare il mio contributo a questo sport.