Daniele Grieco: “Sentirsi parte di una squadra è una sensazione impagabile

Daniele Grieco: “Sentirsi parte di una squadra è una sensazione impagabile

27 Gennaio 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

Tutti sanno che lo sport è importante per rimanere in salute, ma forse non tutti si rendono conto di quanto l’attività fisica sia potente come mezzo per prevenire o addirittura curare molte malattie. La salute è senz’altro una delle motivazioni che spingono (o costringono) a praticare sport in tarda età, ma questo non avviene altrettanto tra i giovani, anzi spesso avviene il contrario.

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un giovane e promettente calciatore: Daniele Grieco.

Come hai vissuto e come vivi, come hai affrontato e come affronti la paura della pandemia e il disagio legato alle indispensabili misure restrittive?

Da ragazzo ventenne che ha fatto del calcio la propria passione di vita e cerca di farsi una propria cultura personale sui problemi legati alla salute (alimentazione, attività fisica, medicinali, integrazioni, vaccini…), non ho vissuto la pandemia con paura pur stando sempre attento a me a alle persone che mi stanno vicino.

Durante la prima ondata, abitando in campagna in una grande casa con giardino l’unica severa misura restrittiva che ho subito in prima persona è stata la cancellazione del campionato.

Durante la seconda e terza ondata, invece, mi trovavo rispettivamente in Spagna e in Albania dove, nonostante non ci fossero minimamente le misure restrittive che venivano applicate in Italia, la situazione era molto tranquilla e la vita era quasi alla normalità.

Quanti danni hanno causato allo sport e al calcio in particolare le chiusure indiscriminate della prima e la confuso se non cattiva gestione politica?

Le chiusure indiscriminate delle attività sportive a tutti i livelli hanno portato sicuramente in primis il problema della non socializzazione.

Purtroppo la pandemia ha portato tantissimi danni non solo economici: società di diversi sport sono fallite, molti atleti hanno smesso e molti hanno fatto un passo indietro nella propria carriera.

Quanto valore attribuisci al binomio sport-salute, ossia quanto è fondamentale l’attività sportiva per il mantenimento del benessere psicofisico?

Il binomio sport-salute è alla base della mia vita. Pratico sport da quando avevo 4 anni e quando sono sul campo da calcio mi sento me stesso e soprattutto sto bene.

Nel periodo attuale in cui è aumentata la sedentarietà a causa delle restrizioni, lo sport dovrebbe essere fondamentale per la salute fisica e mentale. Invece al momento anche i bambini hanno delle forti limitazioni che secondo me non hanno nulla a che vedere con motivi medico-scientifici…

Per me salute significa anche corretta alimentazione; si dovrebbe parlare di cultura dell’alimentazione e dovrebbe essere insegnata nella scuole, basti pensare che nell’Unione europea ogni anno un milione di decessi (pari al 7,7% del totale) sono attribuiti al peso in eccesso.

Cosa ti ha dato la pratica calcistica in termini di crescita personale, sociale e professionale?

Il calcio mi ha accompagnato nel percorso della mia vita e mi accompagna ancora oggi. A differenza degli sport individuali, nel calcio c’è spirito di squadra, ci si rialza insieme dopo una sconfitta e si gioisce insieme per una vittoria. La sensazione che dà essere in un gruppo di ragazzi che collaborano e lottano per lo stesso fine è impagabile. Ho avuto la fortuna di confrontarmi con compagni provenienti da diverse parti del mondo e quindi conoscere culture e luoghi diversi, e questo non ha fatto altro che farmi crescere, tutto questo me l’ha dato il calcio.