Covid-19, le mutazioni della “variante inglese”

Covid-19, le mutazioni della “variante inglese”

28 Dicembre 2020 0 Di La Redazione

La variante è definita da una serie di 17 modifiche o mutazioni, tra le quali la più significativa è la mutazione N501Y, presente nella proteina spike che il virus utilizza per legarsi al recettore Ace2 umano.

 

In Gran Bretagna, dove per la prima volta è stata individuata la cosiddetta variante inglese del Covid-19, il nuovo ceppo si sta diffondendo a velocità esponenziale, come confermato dal Segretario alla Salute britannico Matt Hancock nel corso di una conferenza stampa, annunciando che a Santo Stefano verranno introdotte nuove restrizioni perché ”è fondamentale agire in fretta”. ”Abbiamo scoperto che la nuova variante del coronavirus è molto contagiosa”, ha affermato, sottolineando che il 2020 è stato un anno difficile e sta terminando con ”un periodo di feste che sarà molto diverso” dal solito. Ma che cosa sappiamo al momento sulla variante di Sars-CoV-2 comparsa recentemente in Gran Bretagna? Un articolo pubblicato sul British Medical Journal fa il punto.

La variante, chiamata VUI-202012/01, è definita da una serie di 17 modifiche o mutazioni, tra le quali la più significativa è la mutazione N501Y, presente nella proteina spike che il virus utilizza per legarsi al recettore Ace2 umano. La variante è stata rilevata dal consorzio Covid-19 Genomics Uk (COG-UK), che effettua il sequenziamento genetico casuale di campioni positivi in tutto il Regno Unito. Alla data del 13 dicembre sono stati identificati 1.108 casi causati da questa variante nel Regno Unito, distribuiti prevalentemente nel sud-est dell’Inghilterra, con segnalazioni di casi anche in zone diverse, come Galles e Scozia.

Secondo gli esperti, la nuova variante, che ha iniziato a circolare a settembre, potrebbe essere associata al recente aumento dei casi nel sud-est dell’Inghilterra, ma non è ancora possibile parlare di causalità. Sars-CoV-2 è un virus a Rna, e le mutazioni sorgono naturalmente quando il virus si replica.

“Le mutazioni sono previste e sono una parte naturale dell’evoluzione del virus. Molte migliaia di mutazioni sono già emerse e la stragrande maggioranza non ha alcun effetto sul virus, ma può essere utile conoscerle per monitorare le epidemie” spiega Sharon Peacock, direttrice di Cog-Uk. Sono già state individuate numerose varianti nel Regno Unito. Ad esempio, si ritiene che la variante D614G abbia aumentato la capacità di trasmissione del virus, e sia ora il tipo più comune circolante nel paese, sebbene non sembri provocare una malattia più grave. Il laboratorio di Public Health England a Porton Down sta attualmente lavorando per determinare se la nuova variante aumenti o diminuisca la gravità della malattia.

Per quanto riguarda i vaccini, anche se la nuova variante presenta mutazioni nella proteina spike, questi producono anticorpi contro molte regioni della proteina spike stessa, quindi è improbabile che un singolo cambiamento li renda meno efficaci. Gli esperti sottolineano che nel tempo, man mano che si verificheranno più mutazioni, potrebbe essere necessario modificare il vaccino, come accade con l’influenza stagionale, ma avvertono che Sars-CoV-2 non muta rapidamente come il virus dell’influenza e che i vaccini che finora si sono dimostrati efficaci negli studi sono facilmente modificabili se necessario.