Vincenzo Bellante, lo sport unisce e dà delle regole

Vincenzo Bellante, lo sport unisce e dà delle regole

9 Dicembre 2022 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

“Il calcio si gioca con la testa. Se non hai la testa, le gambe da sole non bastano”. (Johan Cruyff)

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con: Vincenzo Bellante.

La fase pandemica più acuta sembra ormai alle spalle, anche se i continui colpi di coda non lasciano tranquilli, come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport, come ha gestito la paura del contagio e del disagio legato alle misure restrittive?

Mi ritrovavo a marzo nel 2019 lontano dalla mia terra, la mia Sicilia. Mi trovavo in Veneto poiché quell’anno li svolgevo la mia professione calcistica a Belluno. Non nego il fatto che ero abbastanza preoccupato per la situazione e trascorrevo le mie giornate da solo in casa appunto come era stato chiesto per evitare che la pandemia si ampliasse. Sono già trascorsi 3 anni dall’inizio della pandemia e  ad oggi mi ritrovo a convivere con tutto ciò. È normale che mi ha lasciato un segno, le mie giornate sono cambiate anche perché non ho potuto  più svolgere le  normali attività  calcistiche.

Le restrizioni ed i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni al mondo dello sport, soprattutto a quello cosiddetto minore, cosa è successo in particolare nella sua specialità?

Per quanto riguarda il mio campo si, ci sono state anche lì delle forti restrizioni. Molte partite sospese, dove ti ritrovavi a passare giornate vuote e pesanti in casa… eravamo indietro con il campionato. Ma anche gli allenamenti non erano esaustivi, poiché trovavamo difficoltà nel svolgerli seguendo le regole e le nuove norme covid-19, e anche psicologicamente non è stato per nulla facile, perché come potevamo giocare una domenica…non era detto che la domenica successiva di campionato si svolgeva regolarmente.

Chi è stato in famiglia o tra gli amici a spingerla verso l’attività agonistica, oppure si è trattato di una sua folgorazione guardando ai modelli dei grandi campioni?

Sin da piccolo, mi raccontano i miei genitori e anche alcuni filmati rivisti successivamente in famiglia, si notava il fatto che io a mille altri giochi scegliessi sempre quello del pallone…

E da lì è iniziato subito il mio nuovo percorso. Ho intrapreso la scuola calcio grazie ai miei genitori, sino ad arrivare al professionismo.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

Per me è determinante questo aspetto. Credo che nonostante si possano avere delle capacità fisiche molto elevate, l’aspetto mentale è davvero il fattore determinante!! 

Mai smettere di crederci.

Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità cosa suggerirebbe?

Ai giovani di oggi consiglio moltissimo di fare sport, lo sport unisce e da delle regole, lo sport è crescita personale e collettiva, lo sport ti arricchisce dentro e fuori. 

Lo sport è fondamentale, e motivazionale. Per quello che mi riguarda nella fattispecie il calcio da quello che era e rimane la mia vera passione , ad oggi è anche un vero e proprio lavoro.