Vaccino AstraZeneca per gli insegnanti. Dubbi e paura degli operatori scolastici

Vaccino AstraZeneca per gli insegnanti. Dubbi e paura degli operatori scolastici

24 Febbraio 2021 0 Di Miriam Perfetto

Si è dato avvio al piano vaccinale per gli insegnanti, a loro è destinato il vaccino anti Covid-19 AstraZeneca, che, rispetto a Pfizer e Moderna, ha a quanto pare una copertura meno efficace. Malcontento e frustrazione, questi i sentimenti che ruotano tra ai docenti, categoria bistrattata il cui peso sociale per alcuni insegnanti è da “carne da macello”. Ai microfoni di Tutto Sanità sono state raccolte le opinioni di alcuni professori delle scuole medie superiori che con convinzione ci dicono “La decisone di inserire il personale della scuola nella campagna vaccinale, utilizzando il vaccino AstraZeneca è stata presa senza coinvolgere né il Comitato Tecnico Scientifico né i Sindacati, perché proprio AstraZeneca la cui copertura vaccinale è discutibile, perché proprio a noi la cui età media è di oltre 55 anni? Come sempre siamo stati bistrattati e non ci sono state fornite informazioni adeguate”. 

“Tutto Sanità” raccoglie i dati rilevati e gira le domande al dottore Carlo Alfaro, medico molto stimato in penisola sorrentina, territorio dove abita ed esercita la sua professione.

Domanda: Il documento “Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19”, a cura del Ministero della Salute indica l’AstraZeneca per vaccinare gli insegnanti, età compresa tra i 18 e 54 anni.

Questa scelta ha destato qualche polemica, come se il vaccino AstraZeneca fosse considerato in qualche modo un prodotto “di serie B”.

Risposta: “Negli studi clinici, AstraZeneca offre dati limitati per i soggetti oltre i 55 anni; l’efficacia è stimata intorno al 60% e la protezione si sviluppa nei confronti della malattia sintomatica piuttosto che contro l’infezione: dunque preserva dalle forme gravi, evitando l’ospedalizzazione e i decessi, ma meno dal contrarre il virus (secondo i dati dell’azienda, il vaccino inibisce la trasmissibilità del virus al 67%). Il vaccino Pfizer invece ha efficacia del 95% e neutralizzerebbe anche l’infezione; quello Moderna del 94,1%. Quello che tuttavia è importante del vaccino Astrazeneca è l’efficacia del 100% nell’evitare l’ospedalizzazione, come risulta da un preprint consegnato a The Lancet di uno studio su 10.290 persone in Inghilterra e 10.300 in Brasile con età dai 18 anni in su e quindi comprensiva degli anziani, anche con patologie gravi come diabete, obesità, insufficienza respiratoria e problemi cardiovascolari. L’agenzia regolatoria europea (EMA) ne ha approvato l’utilizzo senza limitazioni di età e patologie mentre quella italiana (Aifa) lo ha approvato solo per la popolazione 18-55 anni e lo raccomanda a persone senza comorbidità. Risulta comunque più maneggevole dei vaccini a RNAm, potendo essere conservato e trasportato a 2/8 gradi come il vaccino antinfluenzale e quindi nei normali frigoriferi mentre il Pfizer richiede -70°C-80°C, il Moderna -20°C, oltre che molto più economico e meno gravato da effetti collaterali”.

Domanda: Dopo quanto tempo si raggiunge la protezione con AstraZeneca?

Risposta: “Già 4 settimane dopo la prima dose si raggiunge un livello di protezione efficace che si mantiene fino alla 12esima settimana, quando si richiama la seconda dose. Gli studi dicono che aumentando le settimane tra la prima e la seconda dose, può aumentare anche l’efficacia che arriva all’82%. Diversi Paesi europei, fra cui la Germania, hanno innalzato il limite di età cui si può somministrare il vaccino Astrazeneca fino ai 65 anni: questo per evitare il paradosso che in alcune categorie, come gli insegnanti e le forze dell’ordine, le persone tra i 55 e i 65 anni verrebbero vaccinate nei mesi estivi mentre i colleghi più giovani, sotto i 55 anni, e quindi a minor rischio, vengono vaccinati ora.

Medici e odontoiatri libero professionisti e altre professioni sanitarie, esclusi dal Piano strategico, che tra le categorie prioritarie include i soli dipendenti del pubblico e del privato convenzionato, sono stati ora indirizzati al vaccino AstraZeneca, ma le categorie sono scettiche della scelta non considerandolo adatto al livello di rischio in cui operano i professionisti sanitari fuori dal Ssn, se non altro per la lunghezza dei tempi di immunizzazione, quattro mesi e per i limiti di età che lasciano fuori una fetta di professionisti abbastanza elevata”.

Domanda: Che ci dice delle varianti?

Risposta:” Sebbene appaia totalmente attivo sulla variante inglese, Astrazeneca sarebbe purtroppo efficace, secondo un piccolo studio preliminare in vitro in attesa di validazione, condotto in Sudafrica, solo al 10% contro forme lievi e moderate della variante sudafricana di Covid-19, considerata più contagiosa e largamente responsabile della seconda ondata dell’epidemia in Sud Africa. Per questo motivo il Paese ha deciso di sospenderne la somministrazione (utilizzerà solo quello della Johnson & Johnson) e vuole rivendere o scambiare le dosi acquistate. Nel Regno Unito, per combattere la variante inglese, è stato disposto uno studio randomizzato che prevede di somministrare una prima dose di AstraZeneca e una seconda di Pfizer: infatti i vaccini vettoriali sono maggiormente efficaci nello stimolare la risposta cellulo-mediata, quelli a RNAm la produzione di anticorpi. AstraZeneca sta già studiando come modificare il suo vaccino per adattarlo alle varianti. In Europa, il gruppo consultivo di esperti sull’immunizzazione (Sage) dell’Oms ha emesso nuove raccomandazioni provvisorie sul vaccino, che in parte contraddicono la decisione sudafricana: lo raccomandano anche per gli over 65 e contro le varianti di Sars-CoV-2.

Il vaccino AstraZeneca sarà testato in uno studio anche nei bambini e adolescenti dai 6 ai 17 anni”.

“Tutto Sanità” ringrazia il dottore Alfaro che come sempre risulta disponibile a rilasciare interviste contribuendo alla diffusione di una informazione chiara e veloce.