Protesta in Regione degli attivisti WWF contro il PUAD, “Il mare è un bene comune!”

Protesta in Regione degli attivisti WWF contro il PUAD, “Il mare è un bene comune!”

9 Marzo 2023 Off Di La Redazione

La Giunta Regionale ha approvato il Preliminare del “Piano di utilizzazione delle aree del demanio marittimo” (PUAD) con finalità turistico-ricreative. Il PUAD stabilisce le norme alle quali i Comuni dovranno attenersi per il rilascio, rinnovo e variazioni delle concessioni demaniali marittime nell’ambito territoriale campano.

Il Piano proposto dalla Regione Campania ha suscitato forti critiche da parte degli attivisti delle associazioni di cittadini e ambientaliste riunite a rivendicare quei diritti alla fruizione del mare, alla tutela dell’ambiente e alla corretta gestione delle coste che tale piano sembrerebbe non assicurare. In mattinata (7 marzo 2023) le Organizzazioni Aggregate del WWF della Campania assieme alle altre associazioni protesteranno sotto il palazzo della Regione a Napoli.

“Il nuovo piano della Regione prevede solo un misero 30% di spiagge libere sull’intera costa e ai privati il 70% del litorale – dichiarano gli attivisti del WWF – A questo si aggiunge che il Puad consente ai Comuni di ridurre ulteriormente (in deroga) la percentuale del 30% di costa destinata alla balneazione libera? Assurdo… il mare è un diritto di tutti, senza dover necessariamente pagare per fare un bagno. In Italia la storia della gestione del mare e delle spiagge ha trasformato negli anni le concessioni in vere e proprie proprietà private, conferendo ai titolari, sempre gli stessi, un’enorme fortuna economica oltre ad un enorme potere contrattuale, a tutti i livelli. I concessionari hanno accumulato una serie infinita di privilegi, dalle proroghe perenni, ai canoni risibili, all’interdizione al libero accesso dei cittadini al mare, fino alla consuetudine della tolleranza, se non compiacenza, nei confronti dei numerosi abusi realizzati sul demanio. Di fatto si è permessa la privatizzazione delle nostre coste, svalutando le spiagge libere. Il WWF assieme ai cittadini e associazioni, comitati e gruppi, si è schierato per pretendere l’applicazione delle normative e invertire la rotta dello sfruttamento delle coste italiane.”

Del resto è stato lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a bacchettare il governo Meloni sul rinvio della scadenza delle concessioni demaniali al dicembre 2024 e in alcuni casi al 2025, rilevando come quest’ultimo è in contrasto con il diritto europeo ovvero la direttiva Bolkestein e la sentenza del Consiglio di Stato.

 “E’ tempo – continua il WWF – di riconoscere l’importanza della tutela dell’ambiente marino e costiero al di sopra di ogni interesse economico di parte, è tempo di un approccio nuovo dell’Uomo con il Mare e di promuovere un modello alternativo di fruizione delle spiagge che privilegi l’erogazione di servizi di utilità sociale, per favorire il contatto delle persone con l’ambiente marino quale luogo di elezione per la condivisione, la riflessione, il benessere, sia individuali che collettivi”.

Il WWF sostiene che il Piano debba essere sottoposto alla verifica di assoggettabilità a VAS (valutazione strategica ambientale) in ottemperanza al D.Lgs 152/06, e sottolinea come il PUAD non tenga conto delle modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione. In particolare, il comma 3 dell’articolo 9, prevede che la Repubblica, quindi, tutti gli Enti della Repubblica, tutela l’ambiente, la biodiversità, gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni, detta un criterio generale di azione dei pubblici poteri improntati nella protezione dell’ambiente e l’articolo 11, secondo comma, prevede che l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno, oltre che alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana, anche alla salute e all’ambiente.

Nelle dettagliate osservazioni presentate dal WWF, con l’obiettivo di consentire la fruizione dei litorali e contemporaneamente la conservazione degli ecosistemi marino-costieri e delle tantissime specie animali e vegetali, molte delle quali inserite in liste di tutela quali le Direttive comunitarie “Habitat” e “Uccelli”, per nulla presa in considerazione nel Piano, il WWF chiede:

  • Nel calcolo dei coefficienti tenere in debita considerazione le aree protette della Rete Natura 2000 (ZPS e ZSC) di cui alla Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, nonché le specie faunistiche e vegetali tutelate da convenzioni e direttive comunitarie.
  • Garantire la libera e piena accessibilità al mare e alle spiagge a tutti i cittadini, anche in condizione di disabilità.
  • Prevedere la consultazione, assieme alle associazioni di categoria, anche delle associazioni che abbiano tra i fini statutari la difesa del mare e delle spiagge, le associazioni ambientaliste e dei consumatori.
  • Inserire tra le definizioni del PUAD l’area dunale, ovvero la fascia di costa rappresentata da essenze vegetali tipiche della costa mediterranea, che costituisce l’habitat della biodiversità costiera, che non dovrà essere intaccata da alcuna attività antropica. Le aree dunali campane, fortemente compromesse negli ultimi decenni da attività antropiche legate all’utilizzo commerciale-turistico della costa, rappresentano una minima parte della duna originaria presente un tempo e ospita una importante biodiversità.
  • Escludere dalle spiagge libere l’attività di pulizia con mezzi meccanici che, oltre a distruggere nidi di specie protette e specie vegetali, determina una forte accelerazione dell’erosione.
  • Prevedere una maggior tutela della duna e del retroduna, spesso utilizzate come aree parcheggio nei periodi estivi.
  • Le spiagge di ridotte dimensioni vanno lasciate libere e non affidate in concessione in quanto non si può ridurre la fascia di rispetto che ha una funzione pubblica precisa e preminente.
  • L’allestimento di “servizi igienici e docce” devono essere attuati senza alterazione dell’ambiente dunale e nella tutela delle specie animali, quali il Fratino (Charadrius alexandrinus) e il Corriere piccolo (Charadrius dubius), specie che si riproducono esclusivamente nelle spiagge libere, inserite nella Lista Rossa Italiana e protette dalle direttive comunitarie.
  • Prevedere una cartellonistica che riporti le specie di fauna e flora presenti nell’ecosistema dunale, realizzando percorsi di attraversamento obbligati per proteggere le specie di uccelli molto rari ed le nidificazioni di Caretta caretta.
  • Evitare che le spiagge libere attrezzate possano diventare concessioni camuffate sottraendo spazio alla libera balneazione.
  • Garantire un adeguato equilibrio tra aree libere e quelle in concessione in ciascun ambito omogeneo in cui è suddiviso il territorio costiero del singolo comune.
  • Attribuire punteggio premiale agli stabilimenti che utilizzino solo strutture rimovibili. Il modello da perseguire deve prevedere la progressiva rinaturalizzazione degli arenili, la decementificazione con impiego esclusivo di strutture rimovibili, la protezione degli habitat costieri e della biodiversità, la concessione di servizi, come avviene in Spagna, Grecia, Francia, e non l’uso esclusivo degli spazi.
  • Valutare con scientificità il fenomeno dell’erosione costiera ed evitare di posizionare in prossimità della costa moli o pennelli trasversali (scogliere artificiali) costituiti da grossi massi che nell’intento di proteggere strutture, quali stabilimenti balneari o edifici sulla spiaggia, hanno invece il risultato di spostare di poche centinaia di metri il processo erosivo e creare altrove il fenomeno del ripascimento anomalo di sabbia, dando innesco ad un circolo vizioso senza venire a capo del problema dell’erosione marina.