Nursing Up, continua la fuga degli infermieri dalle Rsa

Nursing Up, continua la fuga degli infermieri dalle Rsa

9 Maggio 2021 0 Di La Redazione

De Palma: “Crisi Rsa, dopo la Lombardia anche la Toscana a rischio tracollo per la costante fuga degli infermieri verso le Asl. A rischio migliaia di posti letto e strutture per anziani e soggetti fragili”.

 

«Dopo la Lombardia anche in Toscana la carenza di personale delle Rsa è arrivata ad un punto di estrema criticità. E purtroppo non è questa l’unica Regione in cui si è acuita la crisi toccando l’acme. La fuga degli infermieri che chiedono di andare alle ASL è legata ai turni massacranti, a contratti anche peggiori di quelli pubblici ed a stipendi bassi, ma se non ci si sveglia presto anche il posto nelle aziende sanitarie sarà “di passaggio”, perché gli infermieri vengono corteggiati all’estero, con stipendi lauti e valorizzazione professionale degna delle loro responsabilità».

La denuncia di Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Sindacato Nursing Up.

«A rischio seimila posti letto in tutta la Regione.

Come sindacato da tempo chiediamo la creazione di un filo conduttore solido tra sanità pubblica e privata. Tutto questo si può realizzare ora, il Parlamento può ancora farlo, subito dando corso alla richiesta di emendamento al DL 44 del Decreto Sostegni che noi abbiamo trasmesso al Ministro della Salute alcuni giorni addietro, che chiede di estendere “a tutte le attività infermieristiche” la possibilità riconosciuta ultimamente agli infermieri pubblici, di esercitare la libera professione “ma solo per le attività vaccinali”.

In questo modo si invertirebbe immediatamente il flusso: non più infermieri che dal privato vanno verso il pubblico, ma infermieri pubblici che vanno in supporto del privato con enorme disponibilità di energie (sono tanti), competenza (sono preparati, certificati, ed iscritti agli ordini) e professionalità (sono qualificati attraverso percorsi universitari di elevato livello). Solo la libera professione potrà permettere agli infermieri dipendenti di agire indistintamente nel pubblico e nel privato, solo l’introduzione dell’infermiere di famiglia in modo capillare da nord a sud potrà consentire lo snellimento dei ricoveri, l’assistenza ai soggetti fragili.

Dobbiamo pensare ai malati, dobbiamo pensare ad una collettività di pazienti che procede verso l’invecchiamento con necessità sanitarie specifiche che vanno coperte con professionalità adeguate.

Non si può continuare a sopperire alle carenze raddoppiando i turni, cancellando le ferie e massacrando gli infermieri che decidono di rimanere nelle Rsa, o ancor peggio, attribuendo le delicate attività infermieristiche a soggetti che non posseggono le necessarie qualificazioni. E’ tempo di un rafforzamento della sanità territoriale che solo la messa in atto del progetto infermiere di famiglia può permettere di realizzare. E non basteranno di certo nemmeno le famose 9600 assunzioni che dovevano essere messe in atto, ci vorranno integrazioni molto più ampie. Non ci possiamo permettere la chiusura e il fallimento di cosi tante realtà private votate all’assistenza, ad esempio di anziani e portatori di handicap, magari con malattie croniche. Sollecitiamo pertanto, il Ministro Speranza, a dare subito riscontro alla nostra proposta finalizzata a “liberare” completamente gli infermieri pubblici dal regime di esclusività, dando loro la possibilità di correre in soccorso della sanità privata in ogni regione che ne ha bisogno in questo delicato momento, come peraltro già consentito ai medici».