Mattia Iammarino: “Se volete soddisfazioni dovete essere pronti a fare tanti sacrifici”

Mattia Iammarino: “Se volete soddisfazioni dovete essere pronti a fare tanti sacrifici”

12 Novembre 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?

Sono stati mesi difficili da affrontare per tutti. Personalmente ho affrontato il lockdown non abbandonando mai il mio sport seguendo video su youtube e schede di allenamento programmati dal mio preparatore, oltre al cardio che potevo fare a casa. Nel momento in cui le restrizioni si sono allentate, mi sono spostato in spiaggia per svolgere i miei allenamenti specifici e ho scoperto una nuova passione ovvero quella della MTB con la quale ho girato tutto il territorio vicino alla mia città. Il virus è ancora presente, ma facendo sempre attenzione si cerca di tornare alla più completa normalità e questo è un bene per tutti, una certezza c’è, questi giorni li ricorderemo per tutta la vita. Ora gli sport stanno tornando ad essere i veri protagonisti e ci continuano a regalare nuovamente emozioni e sogni. 

Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?

Si purtroppo il mondo del calcio dilettantistico e giovanile è rimasto in stand by per un anno e mezzo questo ovviamente ha portato gravi conseguenze soprattutto alle società ma anche ai giocatori. È stato un periodo difficile di cui avrei fatto volentieri a meno, oggi siamo tornati alla normalità per quanto riguarda il calcio e questo è un bene per tutti noi che lo viviamo quotidianamente. 

Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?

In famiglia siamo tutti sportivi quindi non potevo interrompere la dinastia e quindi ho deciso di cominciare a giocare a calcio, in un ruolo particolare come quello del portiere, per seguire le orme di mio zio. Il mio è un ruolo che in pochi fanno… ed è per pochi. Tutti da bambini hanno il sogno di fare gol io volevo essere quello che avrebbe infranto i loro sogni impedendogli di segnare. Si sicuramente vedere i miei “colleghi” in tv o allo stadio mi ha portato ad amare ancora di più questo ruolo affascinante ma anche pieno di responsabilità, uno dei grandi che mi affascina di più è Alessio Cragno ormai da molti anni in pianta stabile in serie A invece tra i giovani portieri mi piace moltissimo Carnesecchi. La scuola portieri italiana resta a mio parere la migliore e lo dimostra sfornando anno dopo anno nuovi talenti.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

Conta moltissimo bisogna sempre porsi nuovi obiettivi da raggiungere e fare il massimo per raggiungerli e una volta raggiunti alzare ancora di più l’asticella e avere sempre la fame e la grinta di migliorarsi continuamente.

Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi  che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?

Il consiglio che darei a chi si vuole approcciare a questo mondo è di credere sempre in quello che si fa e avere fiducia nel preparatore, di confrontarsi il più possibile con altri portieri o preparatori e di essere pronto a fare molti sacrifici per raccogliere altrettante soddisfazioni. Il portiere è solo, può rimediare all’errore dei suoi compagni ma ad un suo errore nessuno può rimediare e deve restare sempre sul pezzo per tutti e 90 i minuti in qualsiasi condizione.