Maria Basile Scarpetta, sorridere per affrontare meglio la vita

Maria Basile Scarpetta, sorridere per affrontare meglio la vita

18 Marzo 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

Serrande finalmente alzate. Con le dovute precauzioni anti-contagio, ma alzate. Il mondo della cultura conta i giorni che mancano al 27 marzo, giorno in cui nelle zone gialle potranno riaprire teatri e cinema. Questo è quanto ha previsto il Dpcm con le nuove misure per contenere i contagi da coronavirus, firmato dal presidente del Consiglio martedì 2 marzo e pubblicato lo stesso giorno in Gazzetta ufficiale.  Dovranno essere adottate alcune soluzioni: posti a sedere preassegnati, nel rispetto delle norme di distanziamento. La capienza non potrà superare il 25% di quella massima, fino a 400 spettatori all’aperto e 200 al chiuso per ogni sala.

Posti preassegnati

A decorrere dal 27 marzo 2021, prevede il Dpcm (articolo 15), gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, live-club e in altri locali o spazi anche all’aperto sono svolti esclusivamente con posti a sedere preassegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi.

Per la capienza la soglia del 25% di quella massima

La capienza consentita non può essere superiore al 25 per cento di quella massima autorizzata e, comunque, il numero massimo di spettatori non può essere superiore a 400 per spettacoli all’aperto e a 200 per spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala.

Biglietti acquistabili online

Le attività, spiega ancora la norma, devono svolgersi nel rispetto degli allegati 26 e 27 del Dpcm. Tra le soluzioni da applicare, è obbligatorio misurare la temperatura tramite termo-scanner o termometro digitale. Scatta il divieto di ingresso in caso di temperatura superiore a 37,5° C. È obbligatorio utilizzare il gel antisettico per igienizzare le mani. I gestori di cinema e teatri devono garantire l’accesso contingentato a tutti gli spazi comuni (servizi igienici o zone di attesa) rimodulando i tempi utili per la fruizione da parte del pubblico (ad esempio prevedendo una maggiore durata dell’intervallo tra una parte e l’altra dello spettacolo) e utilizzando il personale per gestire i flussi di persone ed evitare che si creino degli assembramenti. I biglietti devono essere acquistabili online o mediante acquisto/ritiro alla cassa, anche il giorno stesso dello spettacolo.

Elenco presenze da conservare per 14 giorni

Indipendentemente dal metodo utilizzato per l’acquisto, i biglietti devono essere nominativi. I gestori hanno l’obbligo di conservare l’elenco delle presenze per 14 giorni, con i riferimenti (telefonici e email) degli spettatori. La soluzione ha la funzione di garantire un tracciamento nel caso di contagi.

Queste le novità sulla riapertura dei Teatri.

Presto, quindi, ritorneremo, in sicurezza, a Teatro, immergendoci in un’atmosfera catartica, utilissima in questo momento tragico ed angosciante. Ne parliamo con una autorevole rappresentante del Teatro Napoletano erede di una famiglia di Commediografi che, attraverso Eduardo, ha dato lezione al mondo. Si tratta di Maria Basile Scarpetta.

Laurea Magistrale in Lettere, Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa”

TEATRO

1975 “NOTA’ PETTOLONE” di P. Trinchera regia di Mico Galdieri con A.Casagrande, Dolores Palombo

“LA GNOCCOLARA” di P. Trinchera regia di Mico Galdieri con A.Casagrande, Dolores Palombo

“LA SCARPETTIANA” con Ugo D’Alessio

“CIRCO EQUESTRE SGUEGLIA” di R.Viviani, Teatro Stabile di Roma, regia A.Pugliese

1980-1984 “SCARPETTIANA” regia di Mario Scarpetta

“BASSA CAMPANIA” scritto e diretto da Salvatore Piscicelli

“I FIGLI DI IORIO” da G.D’Annunzio e E.Scarpetta regia di Ugo Gregoretti Teatro Stabile di Torino

“FATTO DI CRONACA” di R.Viviani regia di Maurizio Scaparro

“L’ULTIMO SCUGNIZZO” di R.Viviani regia di Ugo Gregoretti

1989 “MISERIA E NOBILTA’” Festival internazionale di EDIMBURGO

“LE VOCI DI DENTRO” di Eduardo con Carlo Giuffrè

1999 “PUTIFERIO” di R.Viviani regia Nello Mascia

2000 “FUORI L’AUTORE” di R.Viviani regia Nello Mascia

“DONNE DA BUTTARE” di Enzo Moscato e F.Silvestri regia F.Silvestri

“LE PAROLE PER ANGELA” di Mario Gelardi monologo spettacolo

2006 “LA FORTUNA CON LA EFFE MAIUSCOLA” regia di M.Brancaccio

2008 “L’ENEIDE” con Beatrice Monroy Museo Archeologico Nazionale

2009 “NAPOLI NON SI MISURA CON LA MENTE” Teatro Festival Italia, regia di S. Sinigaglia

2015 “IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ” regia di M. Sciaccaluga, con Eros Pagni

2016 “GEORGE DANDIN” regia di M. Mesciulan, con T. Solenghi

TELEVISIONE

“L’INGRANAGGIO” con Flavio Bucci regia di Silverio Blasio

“QUADERNO PROIBITO” regia di Marco Leto

“UN POSTO AL SOLE” Personaggio fisso per tre anni

CINEMA

“BLUES METROPOLITANO” di Salvatore Piscicelli

“ANNI ‘50” regia di Carlo Vanzina

“SULLA VITA DI PIERPAOLO PASOLINI” documentario prodotto televisione spagnola

“FORTAPASC” regia di Marco

Come ha gestito e gestisce Maria Basile Scarpetta la paura della pandemia ed il notevole disagio dovuto alle indispensabili misure restrittive?

Questo è un momento molto particolare per tutti, c’è paura nell’aria, c’è incertezza, c’è morte, perché i notiziari ci mostra continuamente i danni che procura questa pandemia che continua a fare tanti morti. Questo non fa bene all’animo umano! Pensiamo spesso a chi sta peggio di noi, perché durante le guerre e le pandemie soccombe chi già aveva meno. Il mio pensiero va quindi a chi perde il lavoro, a chi va in cassa integrazione. Per andare avanti dobbiamo andare indietro col pensiero.

Quando c’era la guerra le cose andavano sicuramente peggio. Oggi per molti basta rimanere nella propria casa, osservando il distanziamento. Quindi rinunciando alle cene ed al divertimento. Per i giovani questo è più difficile, loro sopportano meno le restrizioni. Io, che ho 66 anni conosco le ristrettezze di una volta anche se non ho vissuto personalmente i tempi di guerra. Dobbiamo avere molta forza e nei momenti in cui ci sentiamo più deboli, dobbiamo stringere i denti e pensare che passerà, tra qualche mese passerà tutto.

Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri nella vita gli recitano male. Eduardo de Filippo. Cosa rappresenta per Lei il Teatro?

Io faccio Teatro da quando avevo 17 anni. Ho avuto la fortuna di intraprendere all’inizio per caso questa strada e poi cominciando la carriera con Mico Galdieri, regista napoletano molto apprezzato. A 25 anni, dopo la morte di mia madre, in un momento di smarrimento, decisi di abbandonare il Teatro per insegnare, avendo una laurea in Lettere. Andai ad insegnare alle elementari per una supplenza di un mese. Ma mi accorsi che, pur amando i bambini, il mio lavoro sarebbe stato la recitazione. Il Teatro sarebbe stata la mia Casa, e sono andata avanti facendo belle esperienze “adrenaliniche”. Il Teatro è una “droga” che ti fa procedere alla grande! Oggi continuo a recitare, ma do sicuramente la precedenza al mio ruolo di madre. Adoro i miei figli e li seguo in tutto. Eduardo, mio figlio, fa l’attore e vivo molto in questo momento di riflesso e Carolina, mia figlia è un ingegnere gestionale che collabora con Lello Esposito, grande artista napoletano. Il mio lavoro di attrice, in ogni modo procede bene. Ho recentemente fatto il Commissario Ricciardi, abbiamo registrato al Teatro Valle di Roma “Sei personaggi in cerca di autore” con quel grande attore che è Eros Pagni, che andrà in onda su RAI 5. Per me il Teatro è tutto. Quando entri in questo mondo il Teatro è una seconda casa, è una famiglia e sono lieta di essere riuscita ad entrare in questo mondo difficile ma ricco di stimoli.

“Adda passà ‘a nuttata” e “Je vulesse truvà pace” sono assiomi di lingua madre napoletana di eduardiana memoria, ma più che mai ora sono pertinenti, consoni ad efficaci strategie di coping nella fase plumbea, greve, dolente di questo “flagello” che ci martirizza da un anno. Qual è, secondo Lei, la radice catartica e palingenetica del Teatro Napoletano, famoso nel mondo ed incastonato nella vostra famiglia, soprattutto per Lei che rappresenta l’icona femminile?

 Grazie per avermi ritagliato questo spazio, ne sono naturalmente onorata. Il Teatro da sempre è stato d’aiuto all’uomo. Attraverso la finzione scenica, noi riusciamo realmente a “vederci”, è come se fosse il nostro specchio il Teatro, perché riusciamo a studiare le persone, l’uomo, il carattere e quindi la nostra vita. Il Teatro napoletano ci ha dato anche la possibilità di ridere di certe nostre malattie, di certi nostri tic e quindi ha una marcia in più, in quanto ti fa riflettere, ma ti fa anche ridere. La risata è l’unica cosa che ci può salvare. L’ironia, la leggerezza, l’umorismo sono la medicina che in questo momento ci può aiutare ad andare avanti. La tendenza alla leggerezza, che non significa superficialità, anzi… io ce l’ho nel mio DNA. Chi non ce l’ha può scoprirla nella lettura di un testo teatrale o guardando su RAIPLAY le commedie che più preferiamo.  La risata è l’unica cosa che ci può salvare insieme a quella meravigliosa leggerezza che dobbiamo avere sempre dentro di noi. Questi due antidoti al veleno della cattiveria e delle cose brutte non ci permettono di legarci a cose inutili che servono solo ad appesantirci ed a farci stare male. Sorridere ci aiuta ad affrontare meglio la vita ed anche la scienza sostiene che ci aiuta a rinforzare il sistema immunitario.