La “terza sanità d’Italia” non garantisce neanche gli esami di base

La “terza sanità d’Italia” non garantisce neanche gli esami di base

4 Giugno 2019 0 Di Bruno Buonanno

Le prime vittime di una programmazione non programmata sono sempre i napoletani costretti, prima di chi abita in altri centri di provincia, a mettere mano alla tasca.

I cinque anni di governo Caldoro non sono da rimpiangere. Una valutazione identica, se non peggiore, meritano i quattro anni di governo De Luca. Come mai? Le necessità dei cittadini vengono trascurate, ora come allora, da un presidente della Giunta che quando commentava dall’esterno la gestione del governatore di Forza Italia, si indignava e alzava la voce contro una gestione della sanità che negli ultimi quattro mesi dell’anno costringeva i centri convenzionati a bloccare l’attività finanziata dalla Regione, per trasformarsi in centri privati a tutti gli effetti.

Ed ora? Analisi del sangue? “Sì, si fanno subito”. Ma a pagamento. Stessa cosa per ecografie, tac, risonanze e perfino per semplici radiografie. Oggi lo stop non arriva a fine anno, ma la giunta del Pd ha organizzato le cose in maniera diversa: pagamenti trimestrali ai convenzionati. Ma dopo due mesi di convenzione arriva puntuale il “fermate le macchine”.

Le prime vittime di una programmazione non programmata sono sempre i napoletani costretti, prima di chi abita in altri centri di provincia, a mettere mano al portafogli mentre Regione e Asl Napoli 1 Centro osservano il silenzio. Qualche fortunato ha letto manifesti e comunicati ho ha ascoltato messaggi radiofonici e televisivi che spiegano ai cittadini come ovviare al blocco delle convenzioni? “Nell’ospedale San Paolo abbiamo un servizio di radiologia e due Tac – ricorda Angelo Ambrosino, presidente di Salute & Benessere, associazione attiva da anni nell’ospedale di Fuorigrotta – ma vengono utilizzati quasi esclusivamente per i ricoverati. Il blocco periodico delle convenzioni è un problema serio, molto serio”.

Passando da un governatore a un nuovo presidente di giunta i titolari delle strutture convenzionate continuano a stringere la cinta. “È certo che la coperta è corta perché il finanziamento è decisamente insufficiente – chiarisce Bruno Accarino, segretario regionale dell’Snr (il sindacato nazionale radiologi) rispetto alle necessità documentate dai fatti. Dal 2012 ad oggi i vari governi succedutisi con la spending review hanno sottratto circa 110 milioni all’intero comparto. La trimestralizzazione si dimostra di difficile attuazione perché le Asl non sono attrezzate per i monitoraggi in tempo reale e inoltre sarebbe opportuna un’attività di coordinamento da parte della Regione”.

Evitano stranamente di prendere posizione i rappresentanti delle varie associazioni dei cittadini e dei malati, vere vittime di questa organizzazione non organizzata. Nelle stazioni delle funicolare e del metro compaiono sui monitor spot che informano sulla prevenzione organizzata dall’Asl cittadina. Arrivano il caldo e il clima estivo e aspettando le vacanze di agosto gli imprenditori del convenzionato vivono di speranze. “Il commissariamento della sanità potrebbe finire a luglio: questo – avverte Accarino – potrebbe aprire la strada a un corretto adeguamento del budget”.