La fuga di infermieri italiani verso Germania e Regno Unito

La fuga di infermieri italiani verso Germania e Regno Unito

24 Luglio 2020 0 Di La Redazione

De Palma: “Ebbene i motivi sono semplici: l’ospedale Maria Hillf di Monchengladbach, propone agli infermieri nostrani neo assunti, a tempo indeterminato, uno stipendio di 2900 euro lordi al mese”.

 

“Germania e Regno Unito ci portano via, ogni settimana, ogni mese, decine di giovani valenti colleghi. O forse sarebbe meglio dire che aspirano legittimamente ad inserire nei loro organici le nostre professionalità infermieristiche, tra le più ambite in Europa. Diciamo pure – dichiara Antonio De Palma – che non ci vuole poi molto a convincere un giovane infermiere a decidere di cambiare la sua prospettiva professionale. Sarebbe il caso però di chiedersi, nelle stanze del potere, quali sono le ragioni di questa emorragia che non sembra destinata ad arrestarsi.

A parlare, con rabbia e fervore, è Antonio De Palma, presidente del Nursing Up, Sindacato infermieri italiani, che mette in evidenza i rischi concreti di quella che sta diventando, gradualmente nel tempo, una vera e propria “fuga di cervelli” dal nostro Paese.

“Ebbene i motivi sono semplici: in Germania, l’ospedale Maria Hillf di Monchengladbach, propone agli infermieri italiani neo assunti, a tempo indeterminato, uno stipendio di 2900 euro lordi al mese, di norma più di 2000 euro netti, quando un nostro infermiere appena assunto guadagna, in media, tra i 1150 e i 1250 euro. Ma vi è di più: tirocinio linguistico addirittura retribuito con alloggio a 1200 euro al mese, nessun obbligo di conoscenza della lingua tedesca all’inizio. Ma qui ti pagano la formazione, ti permettono di ambientarti e di mettere a frutto le tue capacità, ti assumono se sei bravo e se impari la lingua, insomma ti permettono di crescere. E poi si parla di condizioni lavorative che in Italia sembrano una chimera: aggiornamento professionale costante durante l’anno, immaginiamo quindi formazione interna pagata dall’azienda, e poi iniziative collaterali gratificanti dal punto di vista umano, succulenti premi produttività, mensa di qualità e a basso costo, possibilità di svolgere attività sportive. Insomma valorizzazione dell’aspetto professionale ma non solo… Non sarà forse tutto oro quello che luccica, ma vista la situazione della sanità italiana, ci mettiamo nei panni di un giovane trentenne, infermiere già con una buona esperienza: leggendo questa proposta ci vuole poco a convincersi a preparare i bagagli”, conclude De Palma.