Gennaro Oliviero, mi sento un uomo del popolo posto al servizio delle comunità e delle istituzioni

Gennaro Oliviero, mi sento un uomo del popolo posto al servizio delle comunità e delle istituzioni

15 Aprile 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

La Campania è zona rossa fino al 18 aprile con Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta. Tutte le altre regioni sono nella fascia arancione. Resta in vigore l’Ordinanza Ministeriale del 2 aprile 2021 (che ha sancito per quindici giorni la permanenza nell’attuale fascia di rischio epidemiologico a partire dal 6 aprile 2021). Il provvedimento stabilisce che «occorre stare a casa». Sono possibili gli spostamenti per motivi di lavoro, salute e necessità con autocertificazione. Sono autorizzati l’attività motoria nei pressi della propria abitazione e quella sportiva all’aperto ma solo in forma individuale. Chiusi i negozi (salvo quelli per la vendita di beni di prima necessità), i bar e i ristoranti, ma sono consentiti asporto (fino alle ore 22) e consegne a domicilio (senza restrizioni). Sospesi i servizi alla persona come parrucchieri, barbieri e centri estetici. Sono aperti: supermercati, beni alimentari e generi di prima necessità, farmacie e parafarmacie, edicole, tabaccherie, lavanderie. Scuola parzialmente in presenza: aperti soltanto asili nido, elementari e prima media, ma restano a distanza le lezioni dalla seconda media in poi. Continua, insomma, lo stato d’emergenza, che presumibilmente finirà quando la campagna vaccinale sarà pienamente realizzata. Intanto montano le proteste dei mercatali, dei ristoratori, dei gestori di palestre e piscine, categorie ormai asfittiche e moribonde. Il Governatore De Luca per esorcizzare la lentezza della campagna vaccinale ha provato a rivolgersi persino alle case farmaceutiche russe per avvalersi del famoso Sputnik che ha contribuito a liberare dall’incubo della clausura il popolo sammarinese.

Di questo parliamo con un’autorevole figura istituzionale: il Presidente del Consiglio Regionale della Campania Gennaro Oliviero. Nasce a Sessa Aurunca il 2 maggio 1959. Dopo la maturità liceale, prosegue gli studi laureandosi in Scienze Politiche alla Federico II di Napoli. 61 anni con due figli, Giovanni e Giuseppe, continua a vivere nella sua città natale, Sessa Aurunca. Tre anni fa il primogenito, Giovanni, lo ha reso nonno del piccolo Gennaro. Nell’animo socialista, orgoglioso delle sue idee, ha dovuto assistere alla fine del suo Partito. Logica consequenziale fu l’adesione al PD, capace di coniugare le sue idealità di sinistra con il partito del popolo. La sua carriera politica, che lo ha portato oggi a ricoprire la seconda carica istituzionale della Regione Campania, inizia nel 1985 nella sua Sessa Aurunca quando si candida e viene eletto consigliere comunale, carica che ricopre per i successivi venti anni e fino al 2005 con funzioni apicali tra cui quelle di vicesindaco e di presidente del consiglio comunale. Dopo un primo tentativo fallito per pochi voti, nel 2005 inizia la sua esperienza al Consiglio Regionale nelle fila dei “Socialisti Democratici Italiani”, nel 2010 con “Sinistra e Libertà” e nel 2015 e nel 2020 con il “Partito Democratico”. In Consiglio Regionale ha ricoperto ruoli importanti come quello di capogruppo, di Vicepresidente della Commissione speciale “osservatorio e valutazione dei risultati della spesa dei fondi comunitari”, Presidente della VII commissione “Ambiente, Energia, Protezione Civile”. Lo scorso ottobre è stato proposto ed eletto all’unanimità Presidente del Consiglio Regionale della Campania.

Come ha vissuto Gennaro Oliviero, padre e nonno la paura della pandemia e le indispensabili misure restrittive?

Come qualsiasi cittadino italiano, con la paura del contagio, cercando il più possibile di attenermi alle disposizioni sanitarie prescritte. Distanza e protezione personale sono diventati i confini entro cui far rientrare la vita privata ed anche quella pubblica e professionale. Mi è mancato e mi manca molto il contatto diretto con le persone, sentendomi, per ruolo e vocazione, un uomo del popolo, posto al servizio delle comunità e delle istituzioni.

Nonostante l’alacre impegno del governatore De Luca e della sua Giunta la Campania non riesce ancora ad uscire dal tunnel dell’emergenza sanitaria. Cosa impedisce alla nostra Regione di proseguire celermente il piano vaccinale?

La nostra è la regione più popolosa della nazione e come tale ha più difficoltà a definire i contorni di una azione difensiva tesa ad evitare contagi e morti. Non possiamo negarci che nella prima fase della pandemia, durante il primo lockdown, siamo stati quasi un’oasi felice, anche con le altre regioni del Sud. Clima e qualità dell’aria ci hanno in parte aiutati. Poi la seconda ondata che ci ha visti provati in egual misura con le altre regioni dal virus, controllandolo e limitando i danni. Resta da valutare che, con tutto il dolore legato al numero delle perdite di vite umane e alle sofferenze delle migliaia di cittadini colpiti dal contagio, se è giusto tradurre in numeri questo difficile momento del nostro Paese e della intera umanità, il trend e i dati statistici della Campania sono tra i migliori d’Italia e le nostre strutture sanitarie, per quanto in affanno, hanno avuto la possibilità di dimostrare tutto il loro valore. Oggi grazie all’impeto del presidente De Luca siamo tra le prime regioni per numero di vaccini effettuati con centri vaccinali all’avanguardia, su cui va dato merito alle Asl territoriali, all’Esercito, ai medici volontari, alla protezione civile, ai comuni e a tutti i volontari stretti in un unico forte abbraccio per non lasciare indietro nessuno. Ovvio che la sfida è in atto, le difficoltà ci sono tutte ma per la prima volta si riesce a vedere una luce in fondo al tunnel.

Ormai è risaputo che le cure tempestive evitano ai malati di Covid di finire nelle terapie intensive. Quando tutti i presidi sanitari Covid della Campania, approvvigionati adeguatamente, potranno “rivaleggiare” con il Cotugno nella lotta alla pandemia? 

Ogni struttura ospedaliera e tutti i presidi sanitari stanno facendo il possibile per le cure tempestive, all’inizio non si conosceva il nemico, oggi anche la medicina di base con l’applicazione dei protocolli sanitari è più tempestiva. La rapidità dei tamponi, le prime migliaia di dosi di vaccino aiuteranno a crescere il clima di positivo approccio ad un problema che solo un anno fa era impossibile anche da immaginare per portata ed effetti. Il Cotugno è una eccellenza campana da sempre nella cura delle malattie infettive. E’ un passo avanti agli altri ed è divenuto luogo di confronto internazionale sul tema. Una opportunità per guardare con nuovo spirito alla sanità in cui più che competitività mi sento di dire devono nascere nuovi stimoli per fare di più e meglio nella direzione della tutela della salute pubblica. Ai nostri eroi dovranno essere riconosciuti con strumentazioni e luoghi di lavoro adeguati tutte le possibilità per restituire alla Campania la dignità spesso calpestata dai luoghi comuni più che dai fatti.

Come in altre realtà, la pandemia sta disastrando anche il tessuto economico della regione Campania. Quali rimedi si stanno adottando per aiutare lavoratori ed imprese in difficoltà?

La Campania è stata l’unica regione che ha distribuito autonomamente aiuti alle imprese, ai liberi professionisti e ai cittadini. Molte attività nell’estate scorsa, quando la pandemia ha lasciato margini di tregua, si sono già adeguate alle norme anticovid grazie proprio a questi sostegni. L’amministrazione regionale, quindi, è stata e sarà sensibile alle difficoltà delle imprese e cittadini e non esiterà, nei limiti delle possibilità economiche, a varare altri piani di recupero. C’è disagio e malessere è indubbio, molte attività sono chiuse da un anno e più che di riapertura si parlerà proprio di un riavvio dei processi produttivi e commerciali, il presidente De Luca in primis ed il Consiglio da me presieduto non faranno mancare appoggio e sostegno a partire dalle rivendicazioni in termini di trasferimenti fondi che non potranno che considerare che la ripartenza del paese si effettua con la valorizzazione dei territori svantaggiati e con la valorizzazione delle potenzialità inespresse che resistono nella nostra terra. Intorno a questo nuovo mondo bisognerà riorganizzare le opportunità del futuro a partire da quelle dei giovani.