Davide Di Stasio, il calcio mi ha insegnato a fare sacrifici

Davide Di Stasio, il calcio mi ha insegnato a fare sacrifici

23 Aprile 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

“Senza sogni non si vive, si sopravvive… senza sogni non sei il protagonista della tua vita ma sei solo una scolorita figura che ha accettato rassegnato la propria esistenza, senza squilli, senza sussulti, senza vita…”. (Gigi Buffon)

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un giovane e talentuoso portiere: Davide Di Stasio.

Cresciuto calcisticamente nel settore giovanile del Foggia Calcio dal under 15 alla primavera, successivamente passato in prima squadra come terzo portiere in Serie B nella stagione sportiva 2018/19; nella stagione 2019/20 portiere in serie D del Calcio Foggia 1920 e vincitore del campionato di serie D con la nuova società creatasi dopo il fallimento del Foggia Calcio; nella stagione 2020/21 esordio tra i professionisti in serie C con il Calcio Foggia 1920; stagione 2021/22 da poco nuovo portiere della Polisportiva Vastogirardi in serie D.
Come ha vissuto e come vive la paura della pandemia del contagio e del notevole disagio legato alle indispensabili e severe misure restrittive?

Personalmente da due anni a questa parte vivo con molta attenzione e con un po’ di paura la situazione per via della pandemia  perché ci ha tenuti tanto tempo lontani dalle nostre vite quotidiane quindi dallo sport che per noi è vita, e soprattutto perché tante persone sono decedute a causa di questo virus… per quanto riguarda le misure restrittive come ho detto prima credo che siano indispensabili e vadano seguite con attenzione e scrupolo proprio perché questo virus purtroppo non riposa mai, e personalmente credo che sia giusto avere delle misure restrittive severe perché alla base ci deve essere la salute di tutti i cittadini.

Quanti danni hanno causato allo sport le chiusure indiscriminate della prima ora e la confusa gestione politica?

Quando si parla di calcio purtroppo vediamo una grande differenza nella gestione tra professionismo e dilettantismo e di conseguenza anche la gestione è stata diversa o almeno inizialmente, io credo che i danni principali causatisi da questa situazione sono a livello economico e a livello emotivo: a livello economico perché tanti sono stati i ricavi mancati per via delle chiusure degli stadi, e a livello emotivo sia per noi calciatori che per i tifosi è stato un brutto colpo… ritrovarsi a giocare in uno stadio vuoto è sempre un dispiacere soprattutto per chi gioca in squadre con grandi tifoserie, poi per i tifosi credo sia stato altrettanto difficile non poter seguire la loro squadra del cuore per tanto tempo.

Quanto valore lei attribuisce al binomio sport-salute ovvero quanto è fondamentale l’attività sportiva per il conseguimento e il mantenimento del benessere psicofisico?

Io credo che lo sport sia indispensabile per un benessere fisico e allo stesso tempo mentale, perché il raggiungimento di piccoli obbiettivi, che dipendono soprattutto dalla tua voglia di lavorare, ti fa sentire realizzato e quindi capace di poter centrare qualsiasi altro obbiettivo della tua vita quotidiana.

Cosa le ha dato in termini di crescita personale, sociale e professionale l’attività sportiva?

Il calcio fin da piccolo mi ha formato come persona, fin da piccolo mi ha dato la possibilità di imparare a stare in un gruppo, quindi al rispetto verso un compagno e verso un avversario; il calcio mi ha insegnato che nella vita si può vincere e si può perdere ma il giorno dopo si ricomincia sempre da capo con più voglia di prima; ho imparato a fare tante cose da solo già dall’età dei 14 anni, ovvero quando sono andato via di casa, ho imparato a fare sacrifici per quello che ami già a 11 anni, quando percorrevo ogni giorno 160 km per andare agli allenamenti.

Quindi posso dire che il calcio per me è stato fondamentale perché ha formato il mio carattere , la mia personalità e mi sta dando la possibilità di mettere delle basi per il mio domani.