Vincenzo Della Corte, la paura non deve fermarci

Vincenzo Della Corte, la paura non deve fermarci

3 Marzo 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

 

Oramai non è più un segreto: è possibile riaprire i sipari in assoluta sicurezza. La ricetta potrebbe essere la seguente: riduzione del numero degli spettatori, separati opportunamente dal plexiglass. Gli spettatori ammessi mostrano la propria tessera vaccinale ad un personale altrettanto immune. Molto significativa e propositiva, nella fattispecie la protesta delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo, che sono scesi in Largo di Torre Argentina a Roma con megafoni e striscioni, per chiedere al Governo Draghi la riapertura di cinema e teatri. La manifestazione cade a un anno di distanza dal primo Dpcm, che ha vietato gli spettacoli dal vivo. “Abbiamo bisogno di sapere che la ripartenza avverrà in modo che tutti possano riaprire, perché i protocolli di sicurezza devono essere concordati, in modo che anche le piccole sale possano riaprire e che le piccole compagnie indipendenti possano ricominciare a lavorare – spiega un’artista a Fanpage.it – la riapertura per noi è auspicabile, ma solo se riapriamo tutti e tutte insieme, perché una ripartenza come quella del 15 giugno scorso, quella che nel nostro settore chiamiamo “falsa ripartenza” ha avuto il problema che solo il 20 per cento di noi è potuto tornare a lavorare, perché sono potute tornare operative solo il 20 per cento delle sale. Se le sale più piccole cominciano a chiudere, quelle dove la maggior parte di noi lavora, vorrà dire che tutte le compagnie indipendenti saranno mai parte dei grandi circuiti dello spettacolo, alcune spariranno, altre sono già sparite, mentre alcuni professionisti purtroppo hanno già cambiato lavoro”.

Ne parliamo con Vincenzo Della Corte, vincitore del premio “Vincenzo Crocitti International” 2021 come Attore Emergente.

Presentatore, Speaker, Sceneggiatore, cabaret, balli latini. Cintura nera di kick boxing (Vincitore di gare regionali, nazionali e internazionali) Tennis, calcio, boxe, pallavolo, tiro con l’arco.  Queste, alcune delle skills di Vincenzo, oltre che nel 2016 ha anche doppiato “Io non mi arrendo” Rai 1 e nel 2017 il film “I Peggiori” di Vincenzo Alfieri. La sua formazione parte nel 2004 da un corso di introduzione alla tv, tenuto da Marco Balestri e Marco Predolin, passando per corsi di dizione e inglese, fino ad arrivare all’academia di Patrizia De Santis, unica in Italia a poter insegnare la famosissima “Tecnica Chubbuk” , passando per diversi stage con i migliori registi e casting director italiani nonché un corso di “Mimo e Maschera” al teatro Mercadante di Napoli tenuto dal maestro Michele Monetta…

 Come ha vissuto e vive Vincenzo Della Corte la paura del contagio e la soggezione alle indispensabili misure restrittive?

Comincio col salutare Voi e tutti i Vostri lettori…
La paura nella mia vita non mi ha mai frenato, spesso anzi, mi è stata di aiuto a far meglio. Non mi sento e ne voglio fare la parte del super macho, anzi, questa situazione mi ha portato a dover scegliere di creare un piano B e anche uno C: fare lavori che non facciano parte dello showbiz, infatti per mantenermi sono costretto a lavorare come vigilante e come networker. Lavori con i quali non sono mai stato fermo, con uno mi basta il cellulare, ma con l’altro sono stato e sono tutt’ora a stretto contatto con la gente. La paura c’è e forse mi ha aiutato a curarmi e coprirmi di più, a tal punto che non ho preso nemmeno un raffreddore quest’anno… Per quanto riguarda lo spettacolo, i limiti ci sono stati e ci sono ancora: un film (Italian Blood Stories) che doveva essere distribuito al cinema lo scorso aprile, ma che verrà distribuito su Amazon Prime questo mese, lavoro che vede la direzione artistica di Claudio Fragasso, la supervisione alle sceneggiature di Rossella Drudi, la produzione di Alberto de Venezia e la sua distibuzione “Ipnotica produzioni”, un progetto chiuso in sei episodi, di sei registi diversi e altrettanti sceneggiatori, uno degli episodi ha la mia regia e la mia scrittura: “Amore non Ammore se muta quando scopre mutamenti”, progetto che mi ha dato l’onore e onere di dirigere attori del calibro di Giovanna Rei e Massimo Bonetti, nonché esperti come Salvatore Mazza e Jano Di Gennaro, mi hanno affidato il loro esordio sul set anche i cantanti “Jonio” alias Giuseppe Runza e Michele Russi, avere poi un direttore della fotografia come Nino Celeste mi ha fatto sentire le spalle coperte.

È stata rimandata la produzione di un film di Mario Roccato perché prevedeva molte scene d’amore, regista e sceneggiatore che però mi ha scelto per un altro suo lavoro e con il quale presto saremo sul set. Dulcis in fundo, sto anche avendo difficoltà a trovare una produzione per realizzare un’altra mia sceneggiatura e per non farmi mancare nulla, ho vissuto il rallentamento dell’unica produzione a cui ho preso parte come attore nel 2020, ma che fortunatamente siamo riusciti a portare a termine ad ottobre, una serie della quale purtroppo ancora non posso raccontare dettagli. Tutto ciò, però, non mi ha bloccato i sogni e la rincorsa verso la voglia di realizzarli…
Ho paura si, ma ne avrei di più se mi fermassi!

Gli operatori dello Spettacolo, fortemente penalizzati dalla pandemia, scendono in piazza per chiedere garanzie di ripresa. Cosa si aspetta dal Governo Draghi per il rilancio del suo settore?

Ho letto la Vostra premessa dell’intervista tanto quanto l’articolo su Fanpage da Voi citato; che soprattutto chi lavora con i live abbia avuto più difficoltà di tutti gli altri operatori dell’audiovisivo è fuori ogni ombra di dubbio! Il problema è che fin quando si atterranno a “certi numeri”, in base alle loro statistiche e percentuali, sarà sempre più difficile veder rinascere cinema e teatri… Nella prefazione avete ipotizzato teatri aperti a soli vaccinati, ma parlando ancora di numeri, sarebbe praticamente impossibile avere un numero utile di addetti ai lavori vaccinati così come un numero utile di spettatori, a portare guadagni, (in Italia siamo 60.317.000, i vaccinati sono: 1.400.262 con due dosi e 2.902.455 con un sola dose, dati aggiornati al primo marzo alle 7:01).
L’articolo di Fanpage parla di tamponi per tutti prima della messa in scena, sale con posti ridotti e con divisori ( invece che plexiglas forse è meno dispendioso togliere le poltrone di troppo), ma ritornando ai numeri, quanto costerebbe un biglietto? Il teatro, anche quello con i prezzi popolari, già costa più del cinema, tutti questi accorgimenti chi li pagherebbe? Andrebbero sicuramente ad incidere sui costi del ticket. Assicurarsi un pubblico rispettoso delle distanze e che faccia uso della mascherina oltre che fargli trovare igienizzante in più angoli potrebbe essere sufficiente, evitando i saluti dietro le quinte post spettacolo, nonostante siano la cosa più gratificante per noi artisti, (pur di tornare sul palco ne farei a meno)… A Milano ho visto qualche collega tornare in scena con la visiera in un one man show… Anche questa potrebbe essere una soluzione… Draghi è un esperto di economia e sa benissimo che per il bene di tutti, devono riprendere vita un certo tipo di eventi e sono sicuro che una soluzione la troverà, forse non subito viste le difficoltà, o i soliti numeri che ormai sono diventato nemici del popolo, ma torneremo a gioire facendo emozionare il pubblico!

“Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima”. Ingmar Bergman. Cosa rappresenta per Lei il Cinema?

“Chi ride al cinema non guarisce dalla lebbra (o dal covid… VDC), ma per un’ora e mezza non ci pensa!” Jim Carrey… Libertà di espressione, amore, gioia, un angolo in cui sto bene: un set o un palcoscenico, il distanziamento dai pensieri quotidiani… che tra l’altro è l’unico distanziamento che amo! Il cinema è un elenco di stati d’animo positivi, un elenco troppo lungo… ma un elenco bello!

Quanto lo Sport agonistico e l’attività fisica sono importanti per la sua professione artistica?
Le arti marziali insegnano il massimo controllo, la disciplina, il saper aspettare l’avversario e non attaccare senza sapere bene quale mossa portare a termine… Lezioni che servono nella vita in generale… L’agonismo mi ha insegnato come si vince, (fortunatamente spesso) ma, mi ha insegnato anche come si reagisce alle sconfitte. Vista la mia debolezza emotiva, se non avessi fatto sport agonistico forse non avrei saputo reagire ai tanti “le faremo sapere” senza che però, nessuno mi facesse sapere nulla!