Santobono, liste di attesa per adenoidi e tonsille

Santobono, liste di attesa per adenoidi e tonsille

4 Febbraio 2020 0 Di Bruno Buonanno

Solo nel corso dell’anno appena passato la divisione di otorinolaringoiatria che dirigo – spiega il professore Nicola Mansi – ha effettuato milleseicento ricoveri.

 

Nicola Masi

Nicola Masi

Negli anni ’60 erano ancora frequentissimi, quasi inevitabili, gli interventi di asportazione di tonsille e adenoidi. Un po’ di febbre, qualche mali di gola che costringeva i bambini a saltare giorni di scuola facevano correre i genitori dall’otorinolaringoiatra. E la risposta, quasi sempre, era pronta: operiamolo e passa tutto.

Negli Stati Uniti, nel mondo e in Italia questo tran – tran è diminuito di giorno in giorno. Ma l’adenotonsillectomia, in misura ridotta e sicuramente molto più contenuta rispetto a quel generico “è da operare”, continua ad esistere creando dolori e problemi ai piccoli pazienti e un’ansia terribile ai loro genitori. A distanza di tanti anni il Santobono è pieno di pazienti in lista d’attesa per un intervento di adenotonsillectomia. “Nel 2019 la divisione di otorinolaringoiatria che dirigo – spiega il professore Nicola Mansi – ha effettuato milleseicento ricoveri. E quasi tutti erano per adenotonsillectomia, un intervento che in passato veniva fatto dappertutto, negli ospedali pubblici e nelle case di cura convenzionate e private. Oggi c’è un muro, soprattutto burocratico, che blocca le richieste dei genitori che hanno figli con problemi respiratori da risolvere solo chirurgicamente, quando le terapie mediche non danno risultati soddisfacenti, perché l’adenotonsillectomia esiste ancora con tutti i suoi problemi”.

Difficoltà costanti di respirazione soprattutto notturna e problemi nel deglutire sono accompagnati da presenze di pus e alterazioni febbrili che convincono gli specialisti a indicare la soluzione chirurgica. “C’è un problema organizzativo e burocratico che nasce dalla carenza di anestesisti “formati” per lavorare quando si opera un bambino. Salerno per fortuna rappresenta un’eccezione al problema perché ha rianimatori abilitati a lavorare sui piccoli pazienti in sala operatoria. Ma la società scientifica dei rianimatori, la Siarti – spiega il professore Mansi – giustamente controlla che i suoi iscritti siano formati e abilitati a lavorare quando sul lettino operatorio c’è un bambino. Questi specialisti sono assenti in quasi tutti gli ospedali pubblici e nelle cliniche ecco il motivo per cui l’adenotonsillectomia diventa un problema che in città viene affrontato e risolto principalmente dal Santobono. Ma da noi le liste d’attesa sono lunghe circa tre mesi”.

La divisione del professore Nicola Mansi – eccellenza sanitaria in otorinolaringoiatria e leader di una scuola di specialisti che risolvono i problemi dei più piccini – lavora anche su altri fronti. “Siamo centro di riferimento regionale per l’applicazione di impianti cocleari, apparecchi acustici indispensabili per risolvere la sordità profonda nei bambini. Nel Santobono vengono applicati ogni anno – ricorda il direttore Mansi – cinquanta impianti cocleari, siamo il centro italiano con la maggiore casistica pediatrica”. I dieci specialisti che lavorano in otorinolaringoiatria, insieme con quattro specialisti ambulatoriali, sono impegnati anche per altri problemi dell’apparato uditivo. “Lavoriamo molto sul naso – conclude il direttore Mansi – per patologie mal formative o infiammatorie. I sedici posti letto che dividiamo con l’oculistica, anche se il turn over dei ricoverati è rapido, sono sempre occupati. Il venerdì, per esempio, operiamo di mattina e di pomeriggio e questo ci dà la possibilità di ricoverare in un anno, ribadisco, circa milleseicento persone”.