Metalli “troppo pesanti” da reggere per la salute
22 Dicembre 2018Il cancro è una malattia multifattoriale. Sempre più studi scientifici, però, tendono ad evidenziare il nesso fra inquinamento ambientale e sviluppi di alcune forme neoplastiche.
Le cause del tumore al seno non sono ancora ben conosciute. In generale, sono stati associati alla malattia diversi fattori di rischio come: età (la maggior parte dei casi viene diagnosticata in donne di età superiore a 50 anni), prima gravidanza dopo i 30 anni, menarca prima dei 12 anni, menopausa dopo i 50 anni, non aver avuto figli, familiarità. Oltre a queste variabili è stato suggerito che l’alta incidenza di malattie legate agli ormoni, come il cancro al seno possa essere dovuta, in parte, alla presenza di interferenti endocrini ambientali.
Negli ultimi anni come gruppo di ricerca autonoma della DD Clinic ci stiamo preoccupando di analizzare la relazione tra particolato atmosferico PM10 e il meccanismo con cui i metalli cationici bivalenti possono interferire nell’induzione e nei trattamenti chemioterapici ed in particolare è sotto accusa uno dei più frequenti inquinanti ambientali che è il “cadmio”, capace di attivare il recettore dell’estrogeno-α. Avrete sicuramente già sentito parlare di questi metalli pesanti.
I più citati di solito sono il piombo, il nichel, il cromo o il mercurio, il cobalto, il selenio, l’arsenico ma anche in cadmio. In biologia sono particelle caricate elettricamente (ione positivo) in grado di legarsi ad altre molecole e formare molecole più complesse interferendo con le normali funzioni delle nostre cellule (intossicano il metabolismo cellulare). La novità dalle ultime ricerche è che queste molecole possono interferire attivando il recettore per gli estrogeni, una proteina presente sulle membrane delle nostre cellule molto importante nelle terapie oncologiche per il controllo del cancro al seno e non solo, infatti è implicata anche per l’aumentata incidenza del cancro alla prostata.
In conclusione i metalli tossici a nostra insaputa penetrano nel nostro corpo e ci fanno ammalare e soprattutto interferiscono e ostacolano il meccanismo d’azione di alcuni chemioterapici nella cura del cancro al seno e alla prostata. I metalli penetrano nel nostro organismo non solo involontariamente attraverso cibi, bevande, aria, acqua, cosmetici, tinture, protesi ortopediche, farmaci, vestiti, vernici ed oggetti di uso quotidiano, ma volontariamente con abitudini narcisistiche come piercing, tatuaggi, fumo con tabacchi non controllati… rappresentandosi quindi un nuovo pericolo emergente ed un nuovo fattore di rischio sanitario oltre che di inquinamento ambientale.
L’esposizione protratta della popolazione a queste sostanze tossiche, non bilanciata da un’opportuna alimentazione detossificante (da tempo proponiamo un’alimentazione detox), ne determina inevitabilmente l’accumulo, con conseguente rischio di inflammaging e malattie cronico-degenerative correlate. E’ possibile effettuare un’analisi semplice come l’esame dei minerali nel capello per conoscere il nostro grado di inquinamento, certamente utile nelle donne ammalate di cancro al seno e nei maschi per la prostata.
Si tratta di un esame non invasivo che, attraverso l’analisi del contenuto di minerali nel capello, consente di monitorare la salute metabolica delle nostre cellule. In questo modo si ha un esatto profilo dei minerali nutrizionali e non, eventuali carenze o eccessi, che possiamo regolare e modulare con una alimentazione detox personalizzata.
* immunoallergologo