Messa a punto sui vaccini anti-Covid- La sicurezza- (Parte II)

Messa a punto sui vaccini anti-Covid- La sicurezza- (Parte II)

28 Luglio 2021 0 Di La Redazione

 “Tutto Sanità” continua ad intervistare il dottor Carlo Alfaro sui vaccini, è necessario far chiarezza, si      avverte disorientamento e paura tra la gente.

  • La preoccupazione più grande dei detrattori dei vaccini anti-Covid sono gli effetti avversi. Dottor Alfaro, i vaccini sono risultati sicuri?

Sì. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il Sesto Rapporto di Farmacovigilanza sui vaccini anti-Covid-19 riferito alle segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 giugno 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 76.206 segnalazioni su un totale di oltre 49 milioni e mezzo di dosi somministrate (tasso di segnalazione di 154 ogni 100.000 dosi), di cui l’87,9% sono riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia, cefalea, dolori muscolari/articolari, brividi, nausea. Le segnalazioni gravi corrispondono all’11,9% del totale, con un tasso di 18 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate. La reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (80% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo. La maggior parte delle segnalazioni sono relative al vaccino Comirnaty della Pfizer (69%), finora il più utilizzato nella campagna vaccinale (70,6% delle dosi somministrate) e solo in minor misura al vaccino Vaxzevria di Astrazeneca (24,7% delle segnalazioni e 17,3% delle dosi somministrate), al vaccino Spikevax di Moderna (5,2% delle segnalazioni e 9,6% delle dosi somministrare) e al vaccino Janssen della Johnson & Johnson (1,1% delle segnalazioni e 2,5% delle dosi somministrate). Gli eventi avversi gravi correlabili alla vaccinazione più spesso sono segnalati dopo la seconda dose dei vaccini a RNA messaggero e dopo la prima dose di Vaxzevria. Si tratta di dati tutto sommato rassicuranti, soprattutto in rapporto ai numeri catastrofici degli effetti del Covid-19.

  • Vale sempre il discorso di riservare la prima dose di Astrazeneca e Johnson & Johnson ai soggetti sopra i 60 anni per il rischio di trombosi?

Sì. Dopo questi due tipi di vaccini, che usano un adenovirus come vettore del codice genetico che codifica per la proteina Spike del Covid-19, si sono verificati casi di bassa conta piastrinica e coaguli di sangue nelle arterie o nelle vene che causano pericolose trombosi. Simile alla trombocitopenia indotta da eparina, questa condizione, chiamata trombocitopenia trombotica indotta da vaccino (VITT), è associata alla produzione di anticorpi contro PF4, un fattore piastrinico coinvolto nella coagulazione del sangue. Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Haematology, la diagnosi precoce dei coaguli di sangue nei pazienti che hanno ricevuto il vaccino Astrazeneca consente di trattarli con successo: da qui l’importanza della vigilanza clinica. Sebbene i casi di fenomeni trombo-embolici siano molti di meno dopo il Johnson & Johnson che dopo Astrazeneca (ma forse anche perché sono state somministrate meno dosi), il Comitato tecnico scientifico ha raccomandato anche il vaccino Janssen per soggetti di età superiore ai 60 anni, precisando tuttavia che, quando si determinino specifiche situazioni in cui siano evidenti le condizioni di vantaggio della singola somministrazione, il vaccino Janssen andrebbe preferenzialmente utilizzato, come ad esempio nel caso di campagne vaccinali specifiche per popolazioni non stanziali e, più in generale, per i cosiddetti gruppi di popolazione “hard to reach”, difficili da raggiungere.

  • Se hanno effettuato la prima dose con Astrazeneca, i soggetti che hanno meno di 60 anni quale vaccino devono praticare?

I soggetti sotto i 60 anni che hanno ricevuto la prima dose di Astrazeneca, in base all’ultima circolare del 18 giugno del Ministero della Salute, che segue le indicazioni del Comitato tecnico scientifico, possono scegliere se fare il richiamo con una seconda dose di Astrazeneca, dopo acquisizione di adeguato consenso informato, o acconsentire all’indicazione governativa di usare il vaccino Pfizer o Moderna. Il governo consiglia il cambio di vaccino ispirandosi a un principio di massima cautela rivolto a prevenire l’insorgenza di fenomeni trombotici in soggetti a rischio basso di sviluppare una forma di Covid-19 grave. I fenomeni tromboembolici sono meno frequentemente osservati dopo somministrazione della seconda dose di Astrazeneca (secondo stime provenienti dal Regno Unito sono pari a 1,3 casi per milione, valore che corrisponde a meno di 1/10 dei già rari fenomeni osservati dopo la prima dose). A oggi, in Italia, non sono stati registrati infatti casi dopo la seconda somministrazione. Resta il fatto che la vaccinazione “eterologa” (detta “mix-and-match”) ossia il “crossing” da una prima dose con un vaccino con vettore adenovirale ad una seconda con vaccino a mRna, è “off-label”, cioè non è prevista dagli studi clinici. Una nota congiunta diffusa dalle due autorità sanitarie dell’Unione Europea, Ema ed Ecdc, comunica tuttavia che si ritiene ci siano buone basi scientifiche dagli studi condotti in Spagna, Germania e Uk per aspettarsi che la vaccinazione eterologa sia sicura ed efficace, sebbene Ema ribadisca che i vaccini di Astrazeneca e J&J restino somministrabili a tutte le fasce di età dai 18 anni in su. Numerosi studi suggeriscono che eseguire il vaccino AstraZeneca e il richiamo con Pfizer inneschi una risposta immunitaria ancora più forte di due dosi dello stesso vaccino. Il vaccino AstraZeneca infatti induce forti risposte dei linfociti T, mentre i vaccini a RNA messaggero inducono alti livelli di anticorpi. Riguardo agli effetti collaterali, solo nello studio Com-COV la miscelazione dei vaccini ha suscitato più effetti collaterali rispetto alla somministrazione di due dosi dello stesso vaccino, si pensa per basso intervallo tra le dosi (4 settimane), mentre negli studi a 9 settimane non sono emersi problemi. Nell’ultimo report di Aifa, le vaccinazioni eterologhe a persone al di sotto di 60 anni che avevano ricevuto Vaxzevria come prima dose hanno causato 27 segnalazioni di effetti avversi (non gravi) su un totale di 233.034 somministrazioni.  Purtroppo la non utilizzazione di Astrazeneca e J&J ha creato anche un enorme spreco vaccinale: quasi 9 su 10 delle dosi di questi vaccini acquistate in Italia non sono state somministrate.

  • E’ vero che il Johnson & Johnson è stato associato ad altri effetti avversi rari?

Il riscontro negli Usa di circa 100 casi della sindrome di Guillain-Barrè (una malattia neurologica su base immunitaria che causa paralisi transitorie per infiammazione dei nervi periferici) a seguito del vaccino Johnson & Johnson (prevalentemente uomini over 50, entro 3 settimane dalla somministrazione), con un’incidenza cumulativa 3-5 volte superiore alla popolazione generale, ha indotto l’ente regolatorio dei farmaci statunitense (Fda) ad inserire tale patologia tra gli effetti collaterali nella scheda informativa del vaccino. Nei primi giorni successivi alla vaccinazione con Janssen (come anche con AstraZeneca) sono stati segnalati anche casi molto rari di sindrome da perdita capillare (CLS), in alcuni casi con esito fatale (episodi acuti di gonfiore degli arti, ipotensione, emoconcentrazione e ipoalbuminemia, che richiedono rapida diagnosi e trattamento intensivo). Un altro effetto avverso raro segnalato da Aifa con il Janssen è la porpora trombotica trombocitopenica, entro 3 settimane dalla vaccinazione.

  • Un altro tema delicato riguarda i vaccini per gli adolescenti, il Dottore Alfaro, pediatra ed adolescentologo promette a “Tutto Sanità” di dedicare prossimamente il suo tempo a questa tematica che genera tanta ansia a genitori e figli.