Marco Orlando: “La volontà è tutto”

Marco Orlando: “La volontà è tutto”

30 Agosto 2023 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

Marco Orlando allenatore federale 2° grado III livello giovanile; campione regionale serie D femminile stagione 2018/2019, campione regionale Coppa Italia femminile stagione 2020/2021; campione regionale categorie U19 maschile, U16 femminile. Primo allenatore in Serie C femminile Regione Puglia stagione 2022/2023; Primo allenatore Serie C femminile Regione Puglia stagione 2023/2024 in corso.

Vice allenatore e scoutman in serie B1 maschile, serie B maschile e serie C regionale femminile regione Puglia. Per tre anni nello staff federale della selezione regionale Basilicata Femminile in qualità di vice allenatore e segretario del Coordinatore tecnico regionale.

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?

Personalmente ho affrontato la situazione pandemica con naturale preoccupazione e paura ma, al contempo, cercando di trovare stabilità emotiva nella serenità della famiglia e degli affetti. Le conseguenze di questi anni tragici si fanno sentire tutt’oggi, in ogni campo umano, dall’economia, all’ambito psicologico e sociale. Anche lo sport, naturalmente, paga un prezzo altissimo per il lungo periodo di interruzione che ha minato la stabilità di molte società ed associazioni e tutt’ora fatica a riprendere l’ordinaria continuità che tutti abbiamo conosciuto nel periodo pre pandemico. Oggi la situazione sanitaria sembra essersi normalizzata; dobbiamo avere la forza di riprendere in mano le nostre vite, in ogni ambito, ed anzi attivarci con ancora più passione, dando fondo a tutto l’amore che abbiamo per le nostre discipline e specialità, per riuscire a riportare il movimento sportivo, soprattutto quello amatoriale e promozionale che ha pagato lo scotto pandemico più duro, ad alti livelli di qualità e partecipazione, contenti della ritrovata quotidianietà.

Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?

Come allenatore posso riferire in particolare dei danni che questa emergenza sanitaria ha causato in riferimento ai processi di apprendimento tecnico e motorio delle nostre giovani atlete ed atleti; i risvolti negativi a livello economico ed organizzativo per le associazioni sportive e culturali sono, ovviamente, duri e macroscopici, ma a mio avviso potrebbero essere meglio spiegati, con capillare precisione, da presidenti e dirigenti che tutt’oggi lottano con contabilità ed autorizzazioni per garantire un futuro alle nostre discipline sportive. Io, come tecnico ed allenatore, posso riscontrare che una fetta di nostri giovani promesse paga lo scotto di un “buco formativo” di quasi due anni; e ciò, soprattutto in un processo di apprendimento formativo, tecnico e relazionale, ha comportato e comporta dei danni incredibili sia a livello individuale che, naturalmente,  per l’intero movimento. Andando avanti si paleserà sempre di più, a mio avviso anche nello sport professionistico di alto livello, la grave conseguenza del forzato stop di allenamenti e momenti di formazione sportiva, perché è dalla partecipazione alle attività  delle associazioni dilettantistiche e “minori” (così definite), sin dalle giovanili e dal volley S3, che si sviluppano i futuri campioni della serie A e della Nazionale, in ogni disciplina. Solo con il grande lavoro può essere colmato il “gap”.

Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?

Ringrazio per la bellissima domanda che mi fa ricordare il mio innamoramento immediato per la pallavolo. Partecipai ad un torneo amatoriale estivo e da lì in avanti, anche grazie alla fiducia da parte di colui che sarebbe in seguito stato il mio primo allenatore, il quale mi notò durante queste partite dilettantistiche, è cominciato il mio amore profondo per questo sport che definisco emozionante e poetico. I campionati disputati, i sacrifici fatti durante gli studi universitari e, anche in seguito, con l’inizio dell’esperienza nel mondo del lavoro, pur di mantenere vivo il fuoco che brucia dentro per questo sport meraviglioso, sono e saranno ricordi indelebili nella mia mente; con tutti i lati positivi e negativi che certamente ogni esperienza racchiude, l’amore per la pallavolo mi ha cambiato la vita: mi ha dato tanto, mi ha tolto tanto, ma la ringrazio comunque.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

La volontà è tutto; viviamo in un mondo che ci fa correre a ritmi forsennati, dove mantenere il focus sugli obiettivi, sulla costanza nel prenderci cura di qualcosa a cui teniamo, sono attività ormai complicate ed inusuali. Lo sport insegna tantissimo in riferimento alla meritocrazia e alla soddisfazione nel raggiungimento di traguardi personali e collettivi, con il corretto impegno e la giusta dedizione. La tenacia maturata sui campi mi ha aiutato tantissimo anche nella mia vita personale: nel conseguimento della Laurea, nei concorsi pubblici sostenuti e superati. L’impegno nello studio, nel lavoro, ma anche nei piccoli obiettivi quotidiani viene alimentato dalla volontà, che è matrice primaria della pratica sportiva: d’altronde lo sport è metafora di vita.

Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?

Consiglierei semplicemente due cose: la prima è di rispettare profondamente questo sport perché è qualcosa di unico nel suo genere: l’obbligo di costruzione collettiva dell’azione, la convivenza in un campo così piccolo in relazione al numero dei giocatori, l’anteporre l’obiettivo di squadra a quello individuale sono esperienze preziose e come tali vanno vissute a pieno, con il rispetto a loro dovuto. Il secondo ed ultimo consiglio, se così si può dire, che mi sentirei di dare ad un giovane o una giovane atleta, se fosse qui davanti a me, sarebbe di divertirsi; è un gioco, in fin dei conti, malgrado tutte le ansie ed aspettative che in esso custodiamo. Se manca il divertimento manca la voglia e la volontà di provarci, e riprovarci ancora, e tutto diventa grigio.