Marco Orlando, la pallavolo è uno sport “rivoluzionario” fondamentale alla crescita relazionale di ogni atleta

Marco Orlando, la pallavolo è uno sport “rivoluzionario” fondamentale alla crescita relazionale di ogni atleta

31 Luglio 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

Un noto professionista romano, rappresentante del mondo accademico e della migliore sanità (che, però, non ama mettersi in mostra), ha fatto i complimenti al nostro Giornale ed alla nostra rubrica, che, a suo dire, in questo tragico momento di dolore e di preoccupazione, ha dato voce allo Sport, “contribuendo ad irradiare, in tal modo, energia positiva, tanta vitalità ed un piacevole senso libertà”.  Grazie per queste belle considerazioni che ci incoraggiano a procedere sicuri nel nostro lavoro.

Oggi diamo la parola ad un altro valido atleta del Volley: Marco Orlando, nato il 09/12/1991 a Potenza, giocatore di pallavolo con esperienze in serie C regionale e serie B nazionale.

Dal 2011 si dedica a coltivare il suo sogno da allenatore, con impegno, passione, studio e tenacia. Allenatore federale di 2° grado e III livello giovanile, campione regionale serie D femminile stagione 2018/2019, campione regionale Coppa Italia femminile stagione 2020/2021, campione regionale categorie U19 maschile, U16 femminile, medaglia di bronzo campionato regionale U13 femminile. Partecipazione alle finali nazionali di Bormio e di Cuneo.

Esperienze come secondo allenatore in serie B1 maschile e serie C regionale femminile regione Puglia. Da tre anni nello staff federale della selezione regionale Basilicata Femminile in qualità di vice allenatore con la partecipazione alla prestigiosa competizione del Trofeo delle Regioni, edizione 2018/2019 presso Lignano Sabbia D’oro e 2017/2018 presso Francavilla al Mare.

 Come ha vissuto e come vive, come ha affrontato e come affronta, alla luce di questa nuova variante del Covid, la paura della pandemia, del contagio, ed il notevole disagio per le indispensabili e severe misure restrittive?

Posso dire di aver cambiato atteggiamento più volte, nel corso di questo duro periodo che ancora purtroppo viviamo, nei confronti della paura, credo da tutti condivisa, per il contagio da covid-19. Ho sempre sentito forte il senso di responsabilità verso i miei cari, la mia compagna con cui condivido casa e i miei genitori che spesso passo a trovare; il terrore era quello di contrarre il virus e poi, malauguratamente, trasferirlo ai miei cari. Posso dire, con dovere di sincerità, di aver sentito sempre più forte la paura per le persone a cui voglio bene che per me stesso. Detto ciò, ovviamente, il senso di disagio e di precarietà, che questo maledetto virus porta, lo sento molto forte anche verso la mia persona. Vivo tentando di fare ciò che devo, lavorativamente ed a livello familiare, con le precauzioni del caso e con tutte le misure possibili per una corretta prevenzione. Non si può smettere di vivere: ho, ad esempio, immediatamente accettato l’invito della società sportiva per cui collaboro, nel mese di Marzo, per ripartire con l’attività agonistica; effettuando tamponi a cicli regolari e mettendo in campo le misure basilari di prevenzione si deve tentare un graduale ritorno alla normalità. L’uomo ha sempre dimostrato nelle difficoltà le sue capacità di adattamento, non può che essere così anche questa volta. Certo la nuova variante spaventa, e molto. Sembrava fossimo arrivati ad una soluzione graduale del problema e, invece, si sta ripresentando prepotentemente, e questo destabilizza notevolmente. Dobbiamo tenere duro e continuare a lottare per un definitivo ritorno all’agognata, e prima a volte bistrattata, normalità.

 Quanti danni hanno arrecato allo sport in generale, ed alla pallavolo, la pandemia, le chiusure indiscriminate e la confusa gestione politica?

Potrà sembrare una risposta banale, ma danni immensi. Danni di due tipologie: sicuramente, in primo luogo, dal punto di vista economico-organizzativo. Le società sportive, a maggior ragione se medio-piccole, sono disorientate e svuotate di quelli che sono i piccoli supporti di cui vivono, ovvero gli sponsor degli imprenditori del territorio e le quote associative degli atleti ed atlete che prendono parte alla vita agonistica. La pandemia ha creato un senso di instabilità sul futuro, e le chiusure delle attività economiche hanno ostacolato, se non reso impossibile, il supporto alle associazioni sportive da parte degli imprenditori e dei gestori della comunità di riferimento. Altra tipologia di danni sono dal punto di vista psicologico ed emotivo: noto nei ragazzi e ragazze un profondo senso di smarrimento nella progettualità di attività e programmi futuri, e questo comporta un importante processo di allontanamento dal senso di sacrifico, di costante allenamento e passione, che lo sport obbliga a mantenere. Deve comprendersi, dalla piccola realtà allo scenario politico nazionale, che la frase “lo sport come maestro di vita” non è un semplice detto; la passione sportiva, in particolare agonistica, costituisce il substrato sostanziale dei valori sociali e umani di una comunità, e non è qualcosa cui si dovrebbe poter rinunciare in maniera leggera.

 Quanto valore attribuisce al binomio sport-salute? Quanto è fondamentale l’attività sportiva per il mantenimento del benessere psico-fisico?

Lo sport è fondamento primo per il benessere psico-fisico di una persona. Tralasciando l’importanza dello sport (sia perché non è il mio diretto settore di riferimento sia perché spero che ormai l’idea sia di conoscenza generale) nella prevenzione di moltissime malattie e nel mantenimento delle corrette funzionalità anatomiche basilari, ciò che mi preme sottolineare è la funzione basilare dell’attività sportiva per la crescita ed il mantenimento del benessere psicologico della persona, inserita in un contesto sociale. L’attività agonistica, soprattutto, plasma l’uomo e la donna ponendoli continuamente dinanzi a sfide ed ostacoli da superare, e ciò comporta un innalzamento dell’autostima, delle capacità relazionali, dell’intelligenza sociale e della percezione di sé all’interno della società.

Molte delle cose che ho fatto nella vita le devo al mio imprinting sportivo, alla mentalità che questa passione mi ha dato, sin da quando ero bambino, nel tentare sempre di sacrificarmi e di raggiungere i risultati prefissati. Lo sport è tutto; crea legami importanti, contribuisce allo sviluppo valoriale dell’intera comunità, favorisce i processi di integrazione delle diversità. Penso che lo sviluppo culturale di una comunità possa misurarsi anche esaminando l’importanza che lo sport occupa nella gerarchia della scala valoriale della stessa.

 Cosa le hanno dato, in termini di crescita personale, sociale e professionale lo sport ed il volley in particolare?    

Lo sport e la pallavolo fanno parte della mia persona e del mio cuore, avendo contribuito in maniera sostanziale a caratterizzare la mia crescita umana e sociale, anche sotto il profilo professionale. Ritengo la pallavolo uno sport “rivoluzionario”, rubando un’espressione già utilizzata a cui sono molto affezionato; questo perché, in un mondo che spinge oltre misura all’affermazione personale, all’egoismo e spesso all’isolamento sociale per colpa dei social e della digitalizzazione, la pallavolo costringe a passare la palla per poter costruire il punto e vincere la partita; costringe a considerare l’altro come una risorsa necessaria che va accettata e stimata e che contribuirà obbligatoriamente alla vittoria. La pallavolo concorre all’integrazione della diversità, alla crescita relazionale. Contemporaneamente impone anche lo sviluppo dell’autostima e, come la vita, alla fine di ogni set azzera il risultato e ti costringe a ripartire da zero per vincere la gara. La pallavolo è una maestra di vita importante, che consiglio a tutti.

Chiudo dicendo che la mentalità sportiva che mi caratterizza, e che ho sviluppato nel tempo e nelle mille avventure, mi ha molto aiutato ultimamente a raggiungere traguardi professionali ed accademici che ritenevo quasi irrealizzabili. “La palla non è caduta finché non è caduta”, si suole dire, nella pallavolo, per far comprendere come ci si debba sacrificare completamente prima di arrendersi; questo è il mio invito a tutti.