Manuele Margheri: “Il baseball è lo sport più democratico del mondo”

Manuele Margheri: “Il baseball è lo sport più democratico del mondo”

1 Novembre 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con: Manuele Margheri.

Ha giocato in tutte le categorie italiane. Ha esordito nel 1996 a 15 anni in serie C2 per poi intraprendere un percorso che lo ha portato a giocare fino in serie A, sempre con la società Lancers Lastra a Signa, attualmente militante in serie B.
È laureato in Scienze Motorie con molte esperienze anche nel Calcio professionistico come preparatore atletico. Attualmente ha uno studio di Athletic Training dove sviluppa allenamenti specifici e percorsi di riabilitazione con atleti di vario livello e di vari sport.

La fase pandemica più acuta sembra ormai alle spalle, anche se i continui colpi di coda non lasciano tranquilli, come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport, come ha gestito la paura del contagio e del disagio legato alle misure restrittive?

La paura del contagio c’è stata soprattutto nella prima fase, tra marzo e maggio 2020, in seguito, sinceramente, ho vissuto molto più tranquillamente tutte le evoluzioni del virus. Il disagio invece è stato comunque tanto perché avendo dovuto sospendere attività sportiva e lavorativa, senza sapere se e quando sarebbero riprese, ho vissuto, come tutti, un periodo inusuale e molto strano.

Le restrizioni ed i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni al mondo dello sport, soprattutto a quello cosiddetto minore, cosa è successo in particolare nella sua specialità? 

Il Baseball è stato uno sport abbastanza fortunato in quanto non ha subito alcun annullamento dei campionati e abbiamo portato a termine sia la stagione 2020 che la 2021, seppur con alcune regole di campo in più e con il disagio delle trasferte con autobus e treni sotto restrizioni che non li rendevano agevoli. Ma quantomeno abbiamo giocato e reso quel periodo un po’ meno amaro!

Chi è stato in famiglia o tra gli amici a spingerla verso l’attività agonistica, oppure si è trattato di una sua folgorazione guardando ai modelli dei grandi campioni?

Ho cominciato a giocare a Baseball nel 1986, quando avevo 5 anni, per caso. C’era un campo vicino al mio asilo e un dirigente della mia prima società mi invitò a provare. Da allora sono passati 36 anni e ancora sono sul diamante a divertirmi per la mia seconda famiglia, i Lancers di Lastra a Signa, società con la quale gioco dal 1994 e con cui ho fatto tutte le categorie, dalla serie C2 fino alla serie A.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

La forza di volontà, il sacrificio, la sfida con sè stessi e la voglia di dimostrare di essere competitivo a tutti i livelli e contro ogni avversario, sono per me fondamentali nello sport e mi hanno guidato in tutti questi anni. È ciò che cerco di trasmettere ai ragazzi con i quali ho la fortuna di dividere spogliatoio e campo ancora oggi.

Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità cosa suggerirebbe?

Il Baseball è uno sport democratico, forse il più democratico del mondo. Possono giocare tutti, quello alto, quello basso, quello magro e quello sovrappeso, non esistono caratteristiche fisiche peculiari in nessuna categoria e in nessun campionato del mondo. C’è solo una cosa che però non deve mancare. La Passione. Perché senza passione non sarebbe possibile rinunciare ai bei weekend al mare durante l’estate, non riusciremmo a sopportare le giornate infinite passate sui campi di tutta Italia o le trasferte in pullman lunghe anche 15 ore con rientri a notte inoltrata. Tutto questo, per la maggior parte dei giocatori d’Italia serie A compresa, senza ricevere 1 euro di stipendio o di rimborso spese. Solo per la “gloria” personale e dei pochi che ti seguono. Una sola parola quindi. Passione.