L’Aids continua a far paura

L’Aids continua a far paura

1 Dicembre 2018 0 Di Antonio Magliulo

Oggi, primo dicembre, giornata mondiale dell’Hiv.  La patologia continua a mietere vittime, segnatamente nei paesi più poveri che non hanno accesso ai costosi antivirali.

La nota affezione di origine virale non è più un’emergenza ma la leggera flessione che la patologia infettiva ha fatto registrare, negli anni che vanno dal 2012 al 2015, non autorizza facili entusiasmi. I numeri relativi alle persone colpite, anche nelle nazioni occidentali, infatti, continuano a destare preoccupazione.

I dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità, relativi al 2017, evidenziano che in Italia sono state segnalate 3.443 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 abitanti. Il dato è in linea con la media europea ma la nota dolente è dato dall’incidenza che risulta maggiore nella fascia di età compresa fra i 25 ed i 29 anni.

Quasi del tutto tramontate le ipotesi di “castighi divini”, anche perché oramai da tempo, la malattia non è più di “nicchia”. Iniziata a diffondersi, oltre trent’anni fa –  prima in Africa, poi tra le comunità gay americane – oggi il dato sulla modalità di trasmissione del contagio individua nei rapporti eterosessuali, non protetti, la principale causa di diffusione dell’HIV.

In Italia le incidenze più alte sono state registrate in Lazio (8,5 per 100mila residenti) Marche (7,2 per 100mila abitanti) e Toscana (7,1). Nel Paese, complessivamente, c’è una prevalenza della diffusone dell’Aids nelle regioni centrali, seguite da quelle del Nord e, quindi da quelle meridionali.

In Campania, guida la classifica Napoli, seguita da Salerno, se guardiamo ai numeri assoluti, ma che viene scalzata al secondo posto da Caserta se il riferimento è alle percentuali per 100mila abitanti. Il Sistema di Sorveglianza campano delle nuove diagnosi da infezione da Hiv ha evidenziato che oltre il 50% delle diagnosi è stato effettuato in persone in fase avanzata di malattia. Ne consegue che la mancata conoscenza del proprio stato di sieropositività può aumentare il rischio di diffusione dell’epidemia, che può essere arginata attraverso la riduzione dei comportamenti a rischio.

Nel mondo, denuncia l’Unicef, ci sono 3 milioni di bambini e adolescenti sieropositivi e, ogni giorno, quasi 700 adolescenti tra i 10 e 19 anni diventano sieropositivi. Anche se entro il 2030 il numero di nuovi contagi da Hiv tra i bambini sotto i 10 anni sarà dimezzato, quello tra gli adolescenti calerà solo del 29%. Progressi troppo lenti per l’Unicef, secondo cui da qui al 2030, circa 360.000 adolescenti moriranno per malattie collegate all’Aids, in assenza di investimenti nei programmi di prevenzione, diagnosi e cura della malattia.