Igor, il dono dimenticato

Igor, il dono dimenticato

11 Aprile 2022 0 Di La Redazione

 

Aitf e Associazioni di trapiantati e donatori in campo per rimediare alla “disattenzione” collettiva.

 

L’ingratitudine umana … È nelle grandi tragedie, personali e collettive, che emerge la vera natura delle persone. La lezione di dignità e di coraggio che sta dando la nazione Ucraina di fronte alla scellerata, ed ingiustificata, invasione Russa rientra, a pienissimo titolo, nella seconda delle fattispecie citate in premessa. Un esempio di fierezza eroica che stride molto con le viltà di una civiltà Occidentale ostaggio del dittatorello di turno.

Dalla tragedia di un popolo, alle disgrazie di un singolo. Il minimo comune denominatore che lega le due vicende tragiche è dato dalla nazionalità. È ucraino anche il protagonista della triste vicenda personale dalla quale emerge la tempra eccezionale della persona. Due figli in guerra, la moglie 60enne deceduta all’improvviso nell’ospedale di Caserta e lui che decide di donarne gli organi. Un gesto di generosità mal ripagato dalla comunità che lo ospita, come ha potuto verificare il presidente dell’Associazione Trapiantati di Organi AITF provinciale Caserta, Franco Martino che, opportunamente intervistato  in merito ci riferisce:

“Verso la fine di febbraio scorso, rimasi molto colpito da una donazione di organi avvenuta nell’AORN casertana, da parte della famiglia di una sessantenne signora di nazionalità ucraina. Devo anche  dire che, grazie a Dio, non è la prima volta che  nel nostro nosocomio avviene un prelievo multi organo. Questo della prefata signora, però,  suscitò immediatamente una forte attenzione da parte mia, perché subito fui portato a pensare quanto   nobile e forte fosse stata la volontà espressa da questa  famiglia che, nonostante una guerra in atto nella loro terra d’origine, avessero comunque trovato la forza di superare il dolore derivante da una così grave perdita, per consentire il rifiorire di altre vite. Voglio immediatamente precisare che tutti coloro che esprimono il consenso al prelievo degli organi innanzi ad un evento luttuoso sono considerati da noi trapiantati delle persone oltremodo “speciali”; ma quest’ultime, evidentemente, per le motivazioni appena enucleate, ci hanno segnato ancora di più”.

“Ecco che,  allora – aggiunge Martino –  anche in considerazione dell’attività solidale che l’AITF casertana ha prodotto nell’aver già contribuito a raccogliere e inviare generi di prima necessità al popolo ucraino, ci siamo messi alla ricerca di questa famiglia per  poterla  incontrare, conoscere, attestargli la nostra gratitudine per il nobile gesto e offrire loro una nostra disponibilità a fornire un ulteriore aiuto. La ricerca non è stata facile. Tutt’altro! Ci siamo imbattuti in mille difficoltà che in un primo momento non riuscivamo a spiegarci.  Un vero muro di silenzio, direi addirittura ermetico, si è innalzato nella comunità ucraina casertana quando si è andati a chiedere qualche informazione sui loro connazionali. Poi ci siamo resi conto e abbiamo capito che l’atteggiamento di “chiusura” evidenziato dagli ucraini – ma in genere un poco da parte di tutti gli extracomunitari – è dovuto, il più delle volte, alla necessità di voler tutelare la  condizione di clandestinità in cui versano molti di loro sul suolo italiano. Ma, come si dice: volere è potere e non ci siamo arresi. Sicché, alla fine ci siamo riusciti.  L’altro giorno, infatti, ho avuto il piacere di conoscere il signor Igor, il marito della  signora che ha donato gli organi. Egli è arrivato in compagnia di un italiano, il signor Luigi Pappadia, l’anima buona italiana che si è prestato gentilmente ad accompagnarlo facendo anche da interprete, poiché il signor Igor non conosce molto bene la lingua italiana. L’incontro è stato molto commovente, poiché, al di là del significato delle parole tradotte, traspariva dagli occhi il senso della forte gratitudine che, a nome di tutti i trapiantati di organi, gli ho espressa. Superata la commozione, però, nell’ascoltare il racconto illustratoci dal Pappadia, che ci riportava simultaneamente il pensiero di Igor, si è appreso che la coppia era giunta in Italia da circa un anno e mezzo; che hanno sempre vissuto nel comune di Succivo, ove si sono mantenuti svolgendo lavori saltuari; poi con l’avvicinarsi dei venti di guerra, avevano deciso di tornare in Ucraina, (per questo si erano pure vaccinati) per ricongiungersi con i loro due figli, Maxim e Marina, rimasti in patria a combattere gli invasori. Nel frattempo, purtroppo,  la moglie si è sentita male; poi la corsa in pronto soccorso. Non nascondo che è montata in me una grande rabbia allorquando ho appreso che, alla cordiale e scrupolosa accoglienza ricevuta  in azienda ospedaliera nei giorni di permanenza della moglie, purtroppo, poi deceduta per una emorragia celebrale, ha fatto da contraltare una esperienza molto negativa  vissuta nel contatto con le istituzioni locali. Una freddezza assoluta! Nessun aiuto gli è stato prestato e nessuna comprensione gli è stata manifestata, nonostante fosse assolutamente  noto il motivo delle sue richieste. Tutti gli interlocutori istituzionali hanno motivato il loro freddo diniego  a causa del mancato possesso del permesso di soggiorno; soltanto porte chiuse sbattute in faccia quindi, come peraltro sarebbe vergognosamente avvenuto presso il Comune di Succivo, nel cui cimitero oggi riposano le spoglie della moglie. Poi conti, tanti conti da pagare e, naturalmente, senza ricevere alcuna ricevuta. Nemmeno il desiderio espresso di poter cremare il corpo della moglie da poter riportare in patria ha potuto realizzare, in quanto, dopo aver pagato regolarmente il bollettino  al Comune di Caserta, gli è stato chiesto che necessitava l’autorizzazione dell’ambasciata Ucraina che, ovviamente, in un paese sotto le bombe, non si è riusciti ad avere. Confesso che questa vicenda mi sta provando molto. Non è possibile che a seguito di un gesto di civiltà;  di un atto d’amore verso il prossimo, qual è il donare gli organi per salvare vite umane, si debba poi vivere una vera e propria “odissea” come quella che tuttora sta vivendo il signor Igor”.

“ Questo caso limite – conclude il presidente Aitf – pone l’accento su di una problematica assai più vasta che a noi volontari ci ha visti sempre più disarmati nell’affrontare analoghi eventi in passato e, necessariamente, deve poter trovare una soluzione. Sono immani e continui gli sforzi che si stanno producendo per diffondere la cultura della donazione  alla cittadinanza a causa della grave carenza di organi, tessuti e cellule; e sempre più spesso ci rivolgiamo anche alle numerose comunità di cittadini extracomunitari che vivono sul nostro territorio per sensibilizzarle a voler esprimere il consenso a donare; e qualche buon riscontro in merito comincia ad arrivare. Ma non si può, poi, al momento dell’evento sbattergli le porte in faccia soltanto perché non hanno il permesso di soggiorno. Queste persone non sono invisibili. Esse esistono e convivono con noi. Allora bisogna escogitare qualcosa che ponga fine a questo stato di cose. La politica, le Istituzioni, non possono continuare ad ignorare questo aspetto. Magari si può pensare di modificare la stessa legge N° 91/99 ( peraltro già attenzionata perché lacunosa  su alcuni aspetti) contenente : “Disposizioni in materia di prelievi e di trapianti di organi e tessuti”, prevedendo un percorso specifico per questo tipo di donatori, affinché i loro familiari consenzienti non si trovino più lasciati soli a vivere l’odissea che ha vissuto Igor. E’ anche una questione di civiltà del nostro stesso paese. Intanto, l’AITF continuerà a percorrere ogni strada per stare vicino a questa persona; investendo del caso lo stesso coordinamento regionale delle associazioni di trapiantati e donatori denominato: “ANCORA INSIEME”, operante presso la Direzione Generale per la tutela della salute della Regione Campania ( di cui fa parte) e lo stesso C.R.T. (Centro Regionale Trapianti). Ed infine è già in atto un’attività  presso gli uffici pubblici  interessati per far riconoscere, il prima possibile, lo status di rifugiato di guerra al signor Igor, dal momento che, allo stato attuale, peraltro, non può nemmeno più far ritorno in Ucraina”.