Gli alimenti ultra-processati aumentano il rischio cardiovascolare

Gli alimenti ultra-processati aumentano il rischio cardiovascolare

19 Febbraio 2024 Off Di La Redazione

Gli interventi volti a ridurre o rallentare il consumo di alimenti ultra-processati (UPF) dovrebbero includere politiche che facilitino l’accesso diffuso a cibi minimamente lavorati, appetibili e convenienti. Lo spiegano Fernanda Rauber, del Dipartimento di medicina preventiva alla Facoltà di Medicina dell’Università di San Paolo in Brasile e Renata Bertazzi Levy, del Centro Studi Epidemiologici di Nutrizione e Salute, Scuola di Sanità Pubblica presso la stessa università.

Entrambe sono autrici di un commento pubblicato su Nature Reviews Cardiology in cui esaminano l’associazione tra il consumo crescente di UPF e il loro effetto negativo sulla salute cardiovascolare. «Esploriamo l’evoluzione storica della trasformazione alimentare ed evidenziamo la necessità di interventi urgenti di sanità pubblica» scrivono le ricercatrici, spiegando che gli UPF sono formulazioni pronte da mangiare o da riscaldare prodotte industrialmente contenenti additivi alimentari e pochi o nessun alimento intero, a differenza degli alimenti trasformati che sono cibi integrali conservati con tecniche tradizionali come l’inscatolamento. Prodotti su larga scala, gli UPF mirano alla comodità, alla durabilità e alla facilità di consumo allo scopo di soddisfare la crescente domanda di preparazioni dei pasti rapide e semplici. Recenti studi epidemiologici, tuttavia, indicano che un maggiore consumo di UPF si associa a un incremento del rischio cardiovascolare. In altri termini, gli UPF possono influenzare la salute cardiometabolica attraverso una miriade di meccanismi, al di là dei singoli nutrienti tradizionalmente riconosciuti. In particolare, la struttura fisica altamente degradata degli UPF può interferire con la cinetica di assorbimento, la sazietà, la risposta glicemica, la composizione e funzione del microbiota intestinale.

«La maggiore consapevolezza dei rischi per la salute associati all’UPF rappresenta un’opportunità per spostare le politiche nutrizionali globali nella sanità pubblica. Per esempio, le strategie già utilizzate con successo per regolare l’uso del tabacco possono essere adattate per ridurre il consumo di UPF, inclusa la sensibilizzazione sugli effetti negativi sulla salute, l’attuazione di politiche fiscali, la regolamentazione della pubblicità, il miglioramento dell’etichettatura e la creazione di ambienti che supportino scelte alimentari sane» concludono le autrici.

 

 

 

 

 

Fonte: https://www.doctor33.it/articolo/59728/gli-alimenti-ultra-processati-aumentano-il-rischio-cardiovascolare