Giuseppe Claudio Squeo: “La boxe è una disciplina che forgia sia come atleti che come uomini”

Giuseppe Claudio Squeo: “La boxe è una disciplina che forgia sia come atleti che come uomini”

21 Ottobre 2023 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?

La pandemia purtroppo ha condizionato parecchio la mia carriera sportiva e la mia vita. In merito alla carriera mi ha tenuto fuori dal ring per oltre un anno, e per un’atleta professionista stare fermo per lunghi periodi significa sia perdere confidenza con il campo di gara e sia condizionare in modo negativo il proprio futuro, soprattutto se si tratta si uno sport minore. Io sono abituato da oltre 17 anni ad allenarmi due volte al giorno, con la corsa e in palestra. Immaginate da un giorno all’altro essere costretti a restare in casa e potervi allenare in modo arrangiato. Questo ha causato nervosismo e purtroppo anche perdita di stimoli. Nel periodo covid ho messo su 20 kg.
In realtà più che per me avevo più paura che potessi portare il contagio a casa, non volevo rischiare di infettare i miei parenti.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Gli sport minori sono quelli che ne hanno risentito di più, soprattutto il mio, essendo uno sport a stretto contatto, per la ripresa ci è voluto più tempo e purtroppo per reperire gli sponsor, che è già difficile reperirli in periodi di normalità, vi sono state difficoltà enormi. Per fortuna ora qualcosa si sta muovendo.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Nessuno, è stata una mia scelta. Da ragazzino ho subito bullismo perché pesavo più di 120 kg e dopo aver guardato un film basato sulla storia di James Braddock, pugile professionista degli anni 30 divenuto campione del mondo, ho avuto l’ispirazione a iniziare questa stupenda disciplina.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
La mentalità e la forza di volontà superano il talento, io sono riuscito a perdere circa 70 kg nei primi anni di attività, e con la mia determinazione sono arrivato in questo momento ad essere primo in classifica in Italia con aspirazioni importantissime a livello mondiale. Lo devo alla mia determinazione.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?

Innanzitutto consiglierei di studiare, io ho una laurea magistrale in giurisprudenza e sono prossimo alla laurea in scienze motorie, quindi ho legato la mia attività allo studio che nella vita è fondamentale. Per praticare il pugilato, soprattutto a livello agonistico c’è bisogno di tanta determinazione e tanto sacrificio, se non ci sono queste componenti è uno sport che non fa per voi. La boxe è una disciplina che forgia sia Come atleti che come uomini, insegna rispetto, educazione e a credere in sé stessi.