Peccati capitali, la superbia

Peccati capitali, la superbia

21 Ottobre 2023 Off Di Corrado Caso

Gli Dei nella tradizione greco-romana sono come gli umani: volubili, capricciosi, vendicativi. Purtuttavia, il mondo antico ha bisogno di loro, in loro trova la sua giustificazione, il fato, le motivazioni, la catarsi per una storia condizionata, molto spesso, dal loro volere.
I giganti scalarono tre montagne sovrapposte per raggiungere l’Olimpo nel tentativo di conquistarlo e diventare Dei. Molti  di loro, furono uccisi e nel cuore del mare divennero isole del Dodecaneso e   altri precipitarono in Sicilia da dove furono confinati nelle camere magmatiche del vulcano Etna.
 Niobe nella sua superbia venne punita dagli strali di Apollo e Diana.  Sconvolta dal dolore e consapevole della sua colpa chiese a Zeus di essere trasformata in una roccia sul monte Sipilo in Lidia, dalla quale scaturì la fonte del suo pianto. Una roccia  che piange per sempre l’uccisione dei figli e  l’ostentata fecondità nei confronti di Latona.
 Aracne non ascolta la saggezza e la prudenza della vecchina nella quale si nasconde Atena che le ricorda il limite invalicabile tra divino e mortale. il suo prudente consiglio a non competere e sfidare gli Dei. Ma “Piena di sé”, racconta Franco Pastore nelle “Le follie della mitologia greca”, un saggio che traduce il mito in una narrazione che diviene didattica sul significato devastante della superbia, Aracne continua a tessere il “filo” della competizione con Atena. Inebriata per la sua bravura dall’ammirazione delle Ninfe, sfida la Dea senza riconoscerne il merito di averle insegnata l’arte della tessitura. Così viene punita e trasformata da sé, dalla sua folle superbia in un ragno destinato a tessere per sempre: “O folle Aracne, sì vedea te/già mezza ragna, triste in su gli stracci/che l’opera che mal per te si fé ” così la ritrova Dante Alighieri nel suo Purgatorio.
La superbia è uno dei sette peccati capitali. È la Gorgone che si rigenera e condiziona la storia dell’uomo ma nessuno in nessun tempo sarà come Dio. “Qui ut Deus!  “grida l’Arcangelo Michele e sguainando la spada schiaccia la testa di Lucifero precipitandolo nel mondo inferiore.
“Nessuno è come Dio!”