Giacomo Leardini: “Lo sport va di pari passo con la vita e con la maturazione dell’individuo”

Giacomo Leardini: “Lo sport va di pari passo con la vita e con la maturazione dell’individuo”

3 Luglio 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

“Gli altri si allenano per vincere gli scudetti, io gioco per essere felice”. (Antonio Cassano)

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un calciatore di lungo corso: Giacomo Leardini.

Come ha vissuto e come vive la paura della pandemia ed il notevole disagio legato alle indispensabili severe misure restrittive?

Sicuramente ad inizio 2020, all’arrivo del Covid19 in Europa, la paura era tanta, non eravamo pronti a combattere un nemico sconosciuto e i sintomi/conseguenze che il Coronavirus lasciava erano notevoli, indistintamente dall’età del malato. A mia moglie lo dissi subito, questa pandemia sarà un anno zero, simile all'”avanti Cristo e dopo Cristo” sia a livello economico, sia soprattutto a livello sociale. Non ce ne siamo accorti, ora sembra sia tornato tutto alla normalità, le nostre menti stanno cercando di dimenticare tutte le perdite umane, i disagi e le restrizioni che in due anni abbiamo subito, ma siamo rimasti profondamente segnati. Sono convinto che ad ognuno di noi sia rimasta almeno un’abitudine legata alla lotta al Coronavirus. Le mascherine ormai sembrano un lontano ricordo, ma ogni qualvolta che una persona estranea mi si avvicina, il mio istinto mi fa prendere le distanze inconsciamente. Personalmente, essendomi vaccinato, mi sento più sicuro rispetto a prima, ancora ad esempio ho mantenuto l’abitudine del lavaggio frequente delle mani, però tutto sommato mi sono rassegnato a “convivere” con lo spettro Covid, che fino ad ora (facendo gli scongiuri) non mi ha colpito. Era impensabile continuare con tutte le misure restrittive che abbiamo accettato obbedientemente in questi due anni bui, la nostra psiche ne ha già risentito a sufficienza!

Quanti danni hanno causato allo Sport le chiusure indiscriminate della prima ora e la confusa gestione politica?

Lo Sport penso sia uno degli ambiti che più ha sofferto delle chiusure e delle restrizioni, perché Sport è sinonimo di Socialità, e coltivare la Socialità è fondamentale per l’essere umano. Non mi sento di incolpare il nostro Governo e di contestare le misure che ha adottato, sono sicuro che hanno salvato più vite di quelle che immaginiamo, il problema è che spesso non sono stati chiari e non hanno usato uniformità nelle scelte, ripeto difficili, ma usato due pesi e due misure. Danni che hanno subito sia in serie A, dove intorno al calcio si muovono milioni di persone, lavoratori delle TV, dello spettacolo, nei trasporti, strutture di accoglienza, ristorazione, ecc… sia nelle più piccole società calcistiche di provincia, che ha visto bambini isolarsi in casa, favorendo l’asocialità, pigrizia e sedentarietà. Mentre i danni economici di tutto il movimento sportivo si contano in miliardi di euro, i danni psicologici li quantificheremo più avanti, i ragazzi sono state le maggiori vittime di queste restrizioni sociali e sportive.

Quanto valore attribuisce al binomio Sport-Salute ovvero quanto è fondamentale l’attività sportiva per il conseguimento ed il mantenimento del benessere psicofisico?

Lo Sport e la Salute sono legati inscindibilmente, uno non può vivere senza l’altro, l’ho provato sulla mia pelle. In cinque anni ho subito tre operazioni ad entrambe le ginocchia, e tra riabilitazioni lunghe e faticose, il primo lockdown e l’annullamento anche del secondo campionato, la mia salute fisica ne ha risentito tanto, e di conseguenza anche quella mentale. Sentire che il proprio corpo non è “in forma”, non è allenato come dovrebbe, non poter fare addirittura una corsetta intorno a casa nei primi mesi, non dare continuità all’attività fisica con le chiusure della seconda ondata, i tanti protocolli spesso discutibili, mi hanno condizionato molto anche mentalmente. Fare sport aiuta la mente e il fisico, il periodo che abbiamo passato ha indubbiamente causato più infortuni fisici e sicuramente più difficoltà psicologica, con frequenti stati di ansia e rassegnazione nei ragazzi, privati della loro giovinezza, crescita fisica e sociale.

Cosa le ha dato l’attività sportiva in termini di crescita personale sociale e professionale? 

Lo Sport e in particolare il calcio è stata una costante nella mia vita, iniziai a 6 anni e ho smesso, causa problemi fisici, quest’anno a 31 anni. L’attività sportiva è a mio avviso fondamentale per completare l’essere umano, è un aiuto psicofisico al “superamento” delle difficoltà quotidiane, una “valvola di sfogo” a tensioni e sedentarietà, oltre che mezzo socialmente utile per rapportarsi con le persone. Penso ad un bambino, il saper organizzare la quotidianità, la preparazione del “borsone”, lo sport va di pari passo con la vita e con la maturazione dell’individuo. Lo sport poi è scuola di vita: sviluppare fantasia, voler superare i propri limiti, saper attenersi alle regole e dinamiche di gruppo, disciplina, allenamento, costanza, e soprattutto felicità nell’ottenere piccoli o grandi risultati, che sia un assist, un gol o semplicemente far parte di un gruppo di ragazzi con gli stessi interessi. La pandemia e il lockdown non hanno solo tolto ore settimanali di “allenamenti sportivi” e partite, ma hanno tolto tutti questi fattori di crescita ai nostri ragazzi, al futuro della nostra società.