Epatite da curcuma, un caso anche nel casertano

Epatite da curcuma, un caso anche nel casertano

13 Agosto 2019 0 Di Antonio Magliulo

Ha rischiato la vita per aver assunto integratori alimentari a base di curcuma. Il prodotto, distribuito dal colosso statunitense Amazon, era stato acquistato online.

 Rosalia Ascione, nota insegnante di Maddaloni, è stata colpita martedì scorso, da epatite acuta fulminante, una patologia severa spesso ad esito infausto che, anche in questo caso, è scaturita dal consumo di integratori a base della nota spezia orientale.

Ittero diffuso, farfugliamenti e sensazione di mancamento i segnali, preoccupanti, che l’hanno indotta (e bene ha fatto) a chiedere aiuto. Quindi la corsa, disperata, contro il tempo per verificare la disponibilità di un posto letto fra il Centro per le patologie epatobiliari del Cardarelli ed il Cotugno. Alla fine il ricovero d’urgenza, i valori delle transaminasi frattanto erano schizzati a 2.300, all’ospedale dell’Azienda dei colli dove è stata sottoposta al protocollo delle 72 ore (dosi massicce di flumicil) e la risposta positiva dell’organismo che, per fortuna, ha risposto bene al trattamento. Dopo il superamento della fase acuta, sabato scorso, il completamento della terapia nell’ospedale di Gragnano, precisamente nel Reparto di epatologia retto da Carmine Coppola.

Insomma, la pubblicità sulle virtù taumaturgiche del principio attivo contenuto nella curcuma (dimagrimento, antidolorifico naturale, rallentamento delle demenze) per poco non le è costato la vita.

E questo nonostante il fatto che, negli ultimi mesi, e a più riprese, Ministero della salute ed Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) avevano lanciato l’allarme e bloccato la distribuzione di alcuni di questi integratori, perché collegati a diversi casi di epatiti: ben 21 quelli segnalati su tutto il territorio nazionale a fine luglio.

Le analisi condotte sui campioni dei prodotti coinvolti hanno rivelato l’assenza di contaminanti come cause eventuali del danno epatico.

Successivamente, il gruppo interdisciplinare di esperti, appositamente costituito dal Ministero ha concluso che, ad oggi, le cause sono verosimilmente dovute a tre fattori: suscettibilità individuale, alterazioni preesistenti della funzione epato-biliare o assunzione contemporanea di farmaci. Da qui la decisione del Ministero che ha imposto quindi di adottare un’avvertenza specifica per l’etichettatura di questo tipo di integratori. L’etichetta deve cioè riportare con chiarezza l’invito a sconsigliare l’uso a persone con alterazioni della funzione epato-biliare o con calcolosi delle vie biliari e riferire che, in caso di assunzione contemporanea di farmaci, è necessario chiedere il parere del medico curante.