Davide Martinez: “Insegnare ai ragazzi non è una passeggiata, affidatevi a dei professionisti”

Davide Martinez: “Insegnare ai ragazzi non è una passeggiata, affidatevi a dei professionisti”

1 Ottobre 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

Il mio successo non è il risultato dell’arroganza, è il risultato della convinzione. (Conor Mcgregor)

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un lottatore di MMA: Davide Martinez. 

La fase pandemica più acuta sembra ormai alle spalle, anche se i continui colpi di coda non lasciano tranquilli, come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport, come ha gestito la paura del contagio e del disagio legato alle misure restrittive?

Innanzitutto vi ringrazio per lo spazio dedicatomi. La pandemia sembra essere ormai un brutto ricordo nonostante ci siano ancora dei contagi. Gli sport sono stati colpiti duramente in generale ma , soprattutto quelli da combattimento, sono stati colpiti maniera importante. Ho continuato ad allenarmi prima in casa e poi, appena ho avuto l’opportunità,  in palestra. Ho sempre cercato di limitare i contatti con le persone al di fuori del contesto di allenamento.

 

Le restrizioni ed i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni al mondo dello sport, soprattutto a quello cosiddetto minore, cosa è successo in particolare nella sua specialità? 

Nel mio sport molti eventi sono stati cancellati. Io avrei dovuto combattere a Londra a marzo, nel 2020, ma con lo scoppio della pandemia tutti gli eventi sono stati cancellati. Noi atleti ci siamo ritrovati da un giorno all’altro senza poterci allenare; per un professionista non possono esistere periodi di stop prolungato dell’allenamento, perché per noi, è come se fosse un secondo lavoro.

Chi è stato in famiglia o tra gli amici a spingerla verso l’attività agonistica, oppure si è trattato di una sua folgorazione guardando ai modelli dei grandi campioni?

In realtà nessuno mi ha mai spinto verso le arti marziali. Da piccolo ho visto qualche match di Mike Tyson e mi piaceva l’idea di poter salire su un ring a combattere. Così ho iniziato a praticare muay thai e successivamente lotta ed mma. Così poi , passo dopo passo, ho iniziato a costruire la mia piccola carriera nelle arti marziali.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

La forza di volontà fa la differenza! In Sardegna sono l’unico ad aver combattuto in uno degli eventi di mma più importanti al mondo. Sono riuscito in questo, solo per la mia forza di volontà. Ho lasciato tutto e ho deciso di andar ad allenarmi al Rendoki di Massimo Rizzoli, a Livorno,  per poter migliorare. Sentivo che in Sardegna non avrei potuto esprimere il mio potenziale. Ho lasciato lavoro, famiglia amici e ragazza decidendo di partire da solo in un posto in cui non avevo alcuna conoscenza. Questa è sempre stata ed è la differenza tra me e gli altri. Non ho mai visto questo sport come un passatempo ma come un ossessione. Ho sempre avuto l’ossessione di allenarmi per cercare di essere perfetto in ogni cosa che facevo, senza accontentarmi mai dei miglioramenti.

Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità cosa suggerirebbe?

Il mio consiglio è di allenarsi da chi è un vero professionista del settore, perché sono molti gli improvvisati che pensano che seguire dei ragazzi sia una passeggiata. A chi vuole intraprendere una carriera agonistica posso consigliare di non mollare mai, anche quando gli si presenteranno difficili, quasi impossibili da superare. Superare quei momenti sarà la prova di quanto veramente saranno disposti a sacrificarsi.