Davide Boscolo: “La forza di volontà, la passione e l’umiltà sono quelle che realmente aiutano”

Davide Boscolo: “La forza di volontà, la passione e l’umiltà sono quelle che realmente aiutano”

20 Agosto 2023 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?

Ho vissuto questa pandemia cercando di andare avanti e di vivere nel possibile la mia vita. Le preoccupazioni erano totalmente rivolte alla famiglia e al cercare di fare attenzione nel momento in cui uscivo di casa, avendo due bambini piccoli l’ultima cosa che volevo era portare in casa la malattia. Attualmente sono totalmente sereno, credo che lo sport abbia recitato un ruolo importante al ritorno della normalità, soprattutto per bambini e ragazzi. Ho sempre cercato di trasmettere serenità nei momenti più difficili ed ora che la situazione sta tornando alla normalità sono ancora più motivato a proseguire su questa via.

Ho avuto la fortuna di allenare in un campionato di interesse Nazionale proprio durante la pandemia e questo mi ha permesso di poter continuare a fare ciò che più amo, ed è stata una grossa distrazione durante un periodo complicato. Ma questo è anche stato motivo di apprensione, venendo a contatto con tante persone e viaggiando per disputare le partite, il rischio del contagio era all’ordine del giorno. Ho cercato di vivere tutto questo come un’opportunità di crescita, e questo è stato il motivo per cui ho proseguito nel percorso sportivo prendendo tutte le precauzioni necessarie per tutelare me, la mia famiglia e le persone che mi circondano.

Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?

Credo che quello che è accaduto al Futsal non si discosti molto da tutti gli altri sport. Intere generazioni di bambini, bambine, ragazzi e ragazzi hanno dovuto rinunciare al divertimento, allo stare insieme praticando una passione comune. Molti di loro hanno smesso di fare attività sportive anche nel momento in cui si poteva tornare ad una specie di normalità e questo è un peccato perché lo sport è aggregazione e può essere una scuola di vita che poi tutti loro si porteranno al di fuori nella vita.

Per lo sport questo danno è incalcolabile. Intere generazioni hanno perso possibili protagonisti o comunque non hanno avuto un pezzo di formazione che potrebbe essere fondamentale. Viste tutte queste problematiche, ritengo che la cosa migliore sia cercare di colmare al meglio quel vuoto che questa pandemia ci ha lasciato; questo è il momento per noi istruttori di dare a tuti loro fiducia, entusiasmo e di farli innamorare dello sport che praticano.

Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?

I miei genitori mi hanno sempre trasmesso la passione per lo sport, entrambi hanno sempre giocato a Calcio e a Futsal. Non mi hanno imposto nulla, infatti ho avuto la possibilità di provare e praticare diverse discipline tra cui Basket e Nuoto soprattutto; col Futsal, tuttavia, è stato amore a prima vista. Seguivo entrambi i miei Genitori alle partite e questo mi ha permesso di stare a contatto col campo e con altri atleti. Ho iniziato a praticarlo tardi, avevo già 16/17 anni, e benché non avessi grosse qualità tecniche, ho poi trovato la mia strada iniziando ad allenare e legandomi sempre di più a quello che definisco “ lo sport di famiglia”.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

Molto anzi, la forza di volontà, la passione e l’umiltà sono quelle che realmente aiutano di più. Nello sport c’è competizione, risultati e troppo spesso vengono usati questi due come unico metro di giudizio per valutare un atleta. Ho visto nel corso degli anni ragazzi con delle qualità pazzesche che tuttavia hanno mollato proprio perché gli mancava la voglia di sacrificarsi, di fare un allenamento in più o anche solo fermarsi dopo a provare ancora. Ne ho visti altri con meno qualità, ma con una grandissima fame e voglia di migliorare, ed alcuni di questi sono riusciti ad arrivare a giocare anche in categorie importanti. Ho avuto anche la fortuna di poter vedere dei Campioni allenarsi e vi assicuro che loro più di tutti sono persone umili, che anche se hanno già raggiunto degli obbiettivi importanti e vinto trofei, si allenano con tanta voglia, arrivando prima di tutti e curando il proprio corpo per poter dare quel qualcosa in più in campo.

Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?

Suggerirei di amare e di mettere passione in quello che si fa. Sul campo prima e dalla panchina ora, ho sempre messo tutto me stesso a disposizione senza risparmiarmi; ho visto questo sport e continuo a guardarlo con gli occhi con cui un bambino guarda i giocattoli nuovi. Se amiamo quello in cui facciamo, se ci crediamo ed abbiniamo a queste due la voglia di allenarsi, l’umiltà e la passione, andremo sempre sul campo con uno spirito diverso, più ricettivi ad imparare e a vedere gli errori come un’opportunità di crescita. Tutto questo viene a mancare certe volte, e ci dimentichiamo che prima di tutto questo è un divertimento, naturalmente da fare nel migliore dei modi e professionalmente, ma è un qualcosa che ci aiuta a stare insieme ad altre persone e soprattutto a stare bene. Perciò il mio consiglio è: imparate ad amare ciò che fate, e fare sacrifici sarà meno pesante e vi aiuterà a migliorare.