Covid, la pandemia è finita?

Covid, la pandemia è finita?

20 Agosto 2023 Off Di Miriam Perfetto

Il Comitato di emergenza sul Covid dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nella sua quindicesima riunione, a inizio maggio 2023, ha dichiarato la fine dell’Emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale  (Pheic) per il Covid, che era stata proclamata il 30 gennaio del 2020. Per Emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale si intende un evento straordinario che costituisce un rischio di salute pubblica per diversi Stati, attraverso la diffusione globale di una malattia, e che richiede una risposta coordinata a livello mondiale. Un sospiro di sollievo in quanto il Covid, come ha ricordato il Direttore dell’Oms, è stato molto di più di una crisi sanitaria: “ha causato almeno 20 milioni di morti, sia per il virus stesso che per le enormi interruzioni che ha causato alle cure di routine dei pazienti, ha provocato sconvolgimenti economici, cancellando trilioni dal Pil e spingendo milioni di persone nella povertà, ha determinato sconvolgimenti sociali, con chiusura delle frontiere e milioni di persone colpite da isolamento, depressione e ansia”.

  • Possiamo dunque ritenere che la pandemia sia finita?

Rivolgiamo questa e altre domande al dottor Carlo Alfaro, pediatra, consigliere nazionale Sima (Società italiana di medicina dell’adolescenza).

“Nonostante l’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale sia stata dichiarata conclusa il 5 maggio 2023, il Covid-19 rimane una minaccia. In realtà, il virus è destinato a restare con noi per molti anni a venire, se non per sempre. Dobbiamo conviverci e guardarcene sempre. Secondo l’ultimo rapporto Oms, attualmente i casi sono in calo in tutto il mondo tranne che in Pacifico Occidentale. Tuttavia, nel mondo si contano ancora ogni giorno centinaia di migliaia di nuovi contagi e migliaia di morti.

Il 26 giugno 2023 il Giappone ha annunciato che potrebbe essere entrato nella sua nona ondata di infezioni da Covid-19. Anche in Cina si susseguono le ondate, da quando a dicembre scorso il governo centrale ha abbandonato tutte le misure di controllo, di fronte al fallimento della strategia dei continui lockdown. In Italia, l’incidenza resta stabile su valori bassi, con basso impatto sui tassi di occupazione dei posti letto in ospedale, ma il virus circola sempre. Ampiamente sottostimato a causa dell’allentamento del monitoraggio tramite i test. Nella fase attuale, quella di Sars-CoV-2 è una circolazione tipicamente da virus endemico, cioè presente sempre ma senza creare epidemie acute”.

  • Perché il Covid oggi fa meno paura?

“Grazie a vari fattori: lo sviluppo dell’immunità ibrida da infezione naturale/vaccinazione ha reso la maggior parte della popolazione protetta da forme gravi; l’emergere di varianti Omicron meno virulente si associa a manifestazioni di tipo simil-influenzale; la capacità di riconoscerlo e trattarlo (farmaci e anticorpi monoclonali) ha aumentato la capacità dei sistemi sanitari di far fronte a potenziali recrudescenze. I casi gravi e l’aumentato rischio di morte oramai sono appannaggio di soggetti anziani, cronici o fragili. Per loro, il Covid fa sempre paura”.

  • Perché il Covid-19 ha manifestazioni così disparate? Ci sono i morti e ci sono gli asintomatici.

“Sicuramente l’età e le comorbilità rappresentano un fattore di rischio per malattia grave. Ma c’entra anche la genetica. Almeno il 20% delle persone che vengono infettate non si ammala. Ora gli scienziati, in uno studio pubblicato su Nature, hanno identificato una mutazione genetica del sistema HLA collegata a una maggiore probabilità di restare asintomatici durante l’infezione”.

  • E’ vero che esiste un rapporto tra gruppo sanguigno e rischio di infezione?

“Nelle persone con gruppo sanguigno A il rischio di ammalarsi di Sars-CoV-2 aumenta del 20%, secondo uno studio della Harvard Medical School di Boston, pubblicato su Blood Advances. La variante Omicron avrebbe un tropismo ancora maggiore per le cellule del gruppo sanguigno A rispetto al virus originale”.

  • Quale variante predomina attualmente e come si presenta clinicamente?

“Da quando la nuova variante XBB di Omicron è stata identificata per la prima volta in India nell’agosto 2022, i lignaggi XBB, come Kraken (XBB.1.5) e Arturo (XBB.1.16), si sono diffusi in tutto il mondo e sono diventati le varianti più comuni. Infatti, Kraken e Arturo sono attualmente le uniche considerate “varianti di interesse” (Voi) dall’Oms. I lignaggi XBB sono caratterizzati, rispetto alle precedenti varianti di Omicron, da un’ampia diffusività nella popolazione e dalla capacità di eludere le difese immunitarie conquistate dopo infezione naturale o vaccino, causando un aumento delle reinfezioni”.  

  • Ci sono altre varianti che potrebbero creare problemi?

“E’ stata inserita a fine luglio fra le varianti “osservate speciali” (“Vum”, varianti sotto monitoraggio) la EG.5, che si sta diffondendo a livello globale. Invece, la variante BQ.1, Cerberus, è stata eliminata a giugno 2023 dall’Oms dall’elenco delle Vum a causa della sua bassa prevalenza globale, inferiore all’1% nell’ultimo mese.  Le altre Vum sono BA.2.75 (Centaurus), CH.1.1 (Orthrus), XBB (Gryphon), XBB.1.9.1 (Hyperion), XBB.2.3 (Acrux). Di recente alcune varianti di “lignaggio criptico”, ossia ancora non identificate, ma che non hanno nulla a che fare con Omicron, sono già state osservate negli Stati Uniti, nelle acque reflue”.

  • Quali sono le conseguenze a lungo termine per chi ha avuto il Covid?

“Si stima che il cosiddetto Long Covid oggi interessi più di 65 milioni di persone nel mondo. Secondo la definizione dell’Oms, per Long Covid si intende la persistenza o la comparsa di nuovi sintomi 3 mesi dopo l’infezione iniziale da Sars CoV-2, che durino per almeno 2 mesi, senza altra spiegazione. Colpirebbe il 10-20% delle persone che contraggono il Covid. E’ più frequente in chi ha avuto una malattia più importante, ad esempio i ricoverati. Le reinfezioni, l’infezione con una variante pre-Omicron, l’assenza di vaccinazione sembrano associate a una maggiore frequenza e gravità del Long Covid. I sintomi sono estremamente variabili, comprendendo, tra gli altri: malessere, stanchezza, perdita o cambiamento dell’olfatto o del gusto, vertigini, sintomi gastrointestinali, palpitazioni, tosse persistente, cefalea, riduzione del visus, insonnia, disturbi del respiro, dolori muscolo-scheletrici, annebbiamento cerebrale (perdita di memoria, difficoltà a concentrarsi, confusione), disturbo da stress post traumatico, ansia e depressione”.

  • Il Long Covid interessa anche i bambini?

“Sì, su Lancet Microbe è uscito uno studio dei ricercatori del Gemelli che ha evidenziato che nei bambini, indipendentemente dalla gravità del Covid-19, il virus Sars-CoV-2 può persistere nell’organismo per settimane o mesi”.

  • Molte persone hanno sperimentato più infezioni da Covid-19, quali sono le conseguenze?

“Secondo gli studi, le reinfezioni tendono a essere meno rischiose rispetto alla prima infezione. Tuttavia, infettarsi più volte mette più a rischio di depressione immunitaria”.

  • Quali vaccini si usano attualmente?

“Si utilizzano i vaccini a mRna bivalente (con il virus originale e le varianti Omicron BA.4 e BA.5), ma per l’autunno si punta a un nuovo vaccino monovalente, basato solo sul ceppo Xbb, che è quello predominante. Ormai il ceppo originario del virus SarsCoV2 (ceppo Wuhan) non circola più”.

  • Dobbiamo ancora fare vaccini per il Covid?

“Il problema dei vaccini anti-Covid è che la protezione che conferiscono svanisce rapidamente: i dati dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) mostrano che la protezione contro il ricovero scende dal 62% nei primi 2 mesi dopo il vaccino al 24% dopo 4 mesi. Pertanto, nei soggetti per i quali il Covid può essere pericoloso, può essere consigliabile un richiamo dopo 6-12 mesi dall’ultima dose (a seconda dell’entità del rischio). Questo vale anche per i care giver e gli operatori sanitari”.

  • Ma la quarta dose non ha decollato in Italia

“Il nostro Paese era tra i primi al mondo per copertura vaccinale con prima, seconda e terza dose (che sarebbe il primo booster, o primo richiamo): rispettivamente, 85,6%; 83,7%; 76%. Ma secondo i dati dei Centri europei per il controllo e la prevenzione delle malattie (ECDC), per la quarta dose (secondo booster o secondo richiamo) è coperto solo l’11% della popolazione, un dato tra i più bassi d’Europa. Forse a causa di un abbassamento della percezione del rischio tra la gente. Ma ora, in caso di nuova ondata, l’Italia sarebbe tra le Nazioni più a rischio”.

  • Chi si è vaccinato può sentirsi al sicuro dagli effetti collaterali o possono esserci ancora brutte sorprese?

“Sono oltre 13 miliardi le dosi di vaccini anti-Covid somministrate in tutto il mondo. E le evidenze raccolte indicano un ottimo profilo di sicurezza in tutte le fasce di età, compresi i bambini, le persone con patologie preesistenti, i pazienti immunocompromessi e le donne in gravidanza. La stragrande maggioranza degli effetti collaterali del vaccino sono lievi e temporanei; reazioni gravi sono state segnalate in meno di 1 persona su 10.000”.

  • I bambini vanno vaccinati?

“Il beneficio del vaccino anti-Covid per i bambini, afferma l’Oms, non è significativo come per altri vaccini infantili. Solo i sistemi sanitari giapponese e statunitense sono favorevoli a vaccinare e richiamare il vaccino in tutte le fasce di età, mentre nel resto del mondo la vaccinazione ai bambini, sebbene sicura, non viene più considerata prioritaria”.

  • Raccomandazioni da dare, in conclusione?

“Come suggerisce l’Oms, restano fondamentali la sorveglianza, la segnalazione dei casi, il monitoraggio delle varianti, il mantenimento delle infrastrutture, la somministrazione di richiami vaccinali a gruppi ad alto rischio di sviluppare una malattia grave in seguito all’infezione, per le quali restano raccomandate uso della mascherina nelle situazioni di esposizione, igiene delle mani, aereazione dei locali, evitamento degli assembramenti”.