Chiara Cavalieri, vivo per il teatro

Chiara Cavalieri, vivo per il teatro

9 Marzo 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

 

“Dpcm 14 gennaio 2021, fermi centri sociali, culturali, teatri e centri ricreativi.

Lo svolgimento delle manifestazioni pubbliche è consentito soltanto in forma statica, a condizione che siano osservate le distanze sociali prescritte e le altre misure di contenimento.

Sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto. Stessa regola per le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso.

Sono vietate le feste nei luoghi al chiuso e all’aperto, comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose. Tutte le cerimonie pubbliche si svolgono nel rispetto dei protocolli e linee guida vigenti e in assenza di pubblico. Sono vietate le sagre, le fiere di qualunque genere e gli altri analoghi eventi

Sospesi i convegni, i congressi e gli altri eventi, ad eccezione di quelli che si svolgono con modalità a distanza”.

Mario Draghi, garanzia di professionalità e di praticità non deluderà i tanti fruitori di Teatri e Sale Cinematografiche che attendono ansiosi disposizioni di profilassi tali da consentire la riapertura in assoluta sicurezza. Di questo parliamo con una rappresentante di questo mondo, attrice di chiara fama.

Chiara Cavalieri nel 2003 si diploma presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma. Debutta a teatro con lo spettacolo “Victor, i bambini al potere” di R. Vitrac accanto a Paolo Bonacelli e Valeria Ciangottini con la regia di Mario Missiroli. Tra gli spettacoli in teatro più importanti ricordiamo “Questa sera si recita a soggetto” di L. Pirandello con Mariano Rigillo – regia di Ferdinando Ceriani, “Le Troiane” di Euripide con Ivana Monti – regia di Giuseppe Emiliani, “L’uomo la Bestia, la virtù” di L.Pirandello e “Spirito Allegro” di N. Coward entrambi accanto a Leo Gullotta con la regia di Fabio Grossi. Per diversi anni ha recitato presso il Teatro Stabile “Ivan pl. Zajc” di Fiume (Croazia).

Ha lavorato in diverse fiction e film italiani tra i quali ricordiamo

“Permette? Alberto Sordi” (regia di Luca Manfredi) “Non dirlo al mio capo 2” (regia di Riccardo Donna), La fuggitiva (regia di Carlo Carlei), I Bastardi di Pizzofalcone 3 (regia di Monica Vullo). Ha appena terminato le riprese di “Alfredino – una storia italiana” con la regia di Marco Pontecorvo. Ha preso parte a spot pubblicitari tra i quali Barilla (con Piefrancesco Favino e regia di Gabriele Salvatores) e Galbani per l’estero (con la regia di Michael Haussman).

Parallelamente lavora inoltre come speaker, come lettrice di audiolibri e come insegnante di recitazione.

Fa parte stabilmente della Compagnia Fort Apache Cinema Teatro con il quale ha recitato nello spettacolo “Famiglia” con Marcello Fonte e la regia e drammaturgia di Valentina Esposito. Sempre con questa compagnia collabora in qualità di conduttrice di laboratori nelle scuole e in istituti penitenziari.

Come ha affrontato ed affronta Chiara Cavalieri la paura del contagio e l’insofferenza per le doverose indispensabili misure restrittive?

All’inizio sono stata travolta dagli eventi come tutti: la paura, l’esperienza della quarantena mai vissuta prima, il sentirsi come in un film surreale. Pian piano, con le varie riaperture, abbiamo dovuto tutti trovare un equilibrio tra la prudenza e il dover continuare a vivere le nostre vite. Io non ricordo quasi più la vita di prima e credo che tutti oramai siamo accompagnati da un’angoscia di fondo mista alla speranza di ricominciare.

Ultimamente la paura però è stata tanta: mio padre e mio fratello sono ricoverati in ospedale a causa del Covid. Il peggio è passato ma inutile dire che sono stati giorni terribili. Solo chi vive il Covid così da vicino può comprendere la situazione fino in fondo. Ancora sono stordita e a volte mi fermo e mi chiedo: ma chi l’avrebbe mai immaginato un mondo così?

Ora cerco di vivere giorno per giorno. Più di tutto mi manca la mia famiglia, mi manca la libertà di vedere i miei amici, mi manca viaggiare, mi manca il teatro; ma cerco di scacciare via i tristi pensieri confidando nel fatto che prima o poi tutto dovrà passare, per cui stringo i denti e sogno il momento in cui ci riabbracceremo di nuovo, il prossimo viaggio o il prossimo spettacolo con la platea gremita e niente distanziamento. Fortunatamente però proprio queste “misure restrittive” ci stanno dando la possibilità di continuare a lavorare almeno sui set e di poter fare, anche se a fatica, le prove teatrali: ad esempio con la Compagnia Fort Apache Cinema Teatro di cui faccio parte, stiamo approfittando di questo periodo di stop per mettere le basi del prossimo spettacolo diretto da Valentina Esposito, la fondatrice della compagnia. Ci incontriamo in spazi grandi, “mascherinizzati”, tamponati e distanziati rispettando quindi tutti i protocolli. Non dobbiamo demotivarci: questa deve essere un’occasione per studiare, per riflettere e per farci trovare pronti quando tutto ripartirà!

Quanta fiducia ripone nella riapertura in assoluta sicurezza dei Teatri e delle Sale Cinematografiche?

Di fiducia ne vorrei avere tanta, ma al momento vacilla. Credo che finora ci siano state un po’ di discrepanze: sarebbe stato indubbiamente più monitorabile l’ingresso in un teatro o in un cinema che non in metropolitana! Adesso però con il proliferare delle “zone rosse” in Italia capisco che è impossibile auspicare ad una riapertura; l’importante è che però il nostro settore non venga abbandonato dato che è uno di quelli che ha sofferto di più.

Per quanto riguarda il teatro, stiamo annaspando cercando di mantenere una presenza, un dialogo, un rapporto con il pubblico con l’aiuto della tecnologia. Ma se lo spettacolo inteso come intrattenimento può affermarsi utilizzando lo streaming, il Teatro, nel senso rituale ovvero nell’imprescindibile relazione tra attore e spettatore, non può… Il teatro non è uno mero svago o un bene di consumo qualsiasi. Il teatro è un atto d’amore irripetibile e nessuno schermo potrà mai sostituirlo.

La pandemia ha messo alla luce molti degli aspetti irrisolti e molte criticità del settore per cui dobbiamo pensare a questo momento come ad un’occasione di risoluzione. Antonin Artaud, uno dei più grandi artisti del secolo scorso, diceva che il teatro deve sondare in profondità la società. Ma l’idea al giorno d’oggi che sta passando è quella di una società che non ha bisogno di cultura. E che luoghi come il teatro o il cinema, o figure come gli artisti, sono considerati ultimi nelle priorità della comunità. Soprattutto in tempo di pandemia.

Nel Teatro si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita. Eduardo de Filippo. Cosa le ha insegnato il Teatro per la vita?

Per la mia vita? Non ne ho idea. Non faccio distinzione. Vivo di e per il teatro. Di sicuro so che è stato sempre una cosa che ho voluto fare e della quale non mi immagino senza.

Da insegnante però vedo la potenza che ha sulle altre vite. Sulla vita di un bambino timido, sulla vita di un adolescente che non trova come canalizzare la propria energia o la propria ribellione, sulla vita di qualsiasi persona che cerca un linguaggio universale per esistere in questo mondo.

Porto come esempio la mia esperienza con la Compagnia Fort Apache Cinema Teatro che menzionavo prima… è una compagnia particolare perché è composta da attori professionisti e attori professionisti ex detenuti. Questo melting pot di provenienze ci permette di partire proprio dalle nostre vite, di utilizzare il nostro materiale emotivo per creare, sperimentare nuovi linguaggi, nuove drammaturgie. In questi contesti è ancora più tangibile la relazione tra vita e teatro, la quale si rigenera in continuazione. Con Fort Apache teniamo laboratori all’interno delle scuole, dell’Università e all’interno di Istituti penitenziari. Mai come in questi ultimi anni sento il bisogno di andare al dì là del recitare in un singolo spettacolo: sento il bisogno di fare teatro in luoghi che non siano solo adibiti a questo.