Alessandra Basile: “Nello sport, come nella vita, bisogna sempre combattere senza arrendersi”

Alessandra Basile: “Nello sport, come nella vita, bisogna sempre combattere senza arrendersi”

24 Ottobre 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone
“Qualsiasi situazione di autodifesa ha il potenziale per diventare rapidamente una situazione di “vita o morte “, quindi la tua pratica delle arti marziali dovrebbe essere intrapresa come se la tua stessa vita dipendesse da questo”. (Soke Behzad Ahmadi)

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con: Alessandra Basile.

La fase pandemica più acuta sembra ormai alle spalle, anche se i continui colpi di coda non lasciano tranquilli, come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport, come ha gestito la paura del contagio e del disagio legato alle misure restrittive?

Ho iniziato ad avere un mio corso proprio nel periodo post lock down e devo dire, non è stato facile. Il mio corso è prettamente femminile, dove è necessario avere il contatto fisico (Krav Maga) ed indugiare in certe posizioni di stretta vicinanza in alcuni casi, pertanto, le adesioni mie e del corso maschile/misto seguito da più tempo dal mio Maestro Davide Gallo, ne hanno risentito in termini di iscrizioni, prima e frequentazioni, poi. L’uso della mascherina in alcune situazioni di affanno respiratorio, inoltre, non poteva essere un buon rimedio a ciò, pertanto, è stato piuttosto complicato per tutti.

Le restrizioni ed i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni al mondo dello sport, soprattutto a quello cosiddetto minore, cosa è successo in particolare nella sua specialità?

Io opero all’interno di una Associazione Sportiva Oratoriale, che dà servizi sportivi di altro genere (pallavolo, basket etc) ed anche per gli altri sport c’è stata un’inflessione negativa. È stato necessario avviare una politica di dilazione dei pagamenti e maggiore scontistica che, tuttavia, non è riuscita ad ottenere grandi risultati sul piano economico.

Chi è stato in famiglia o tra gli amici a spingerla verso l’attività agonistica, oppure si è trattato di una sua folgorazione guardando ai modelli dei grandi campioni?

Ho iniziato a 12 anni con il Kung Fu dopo aver visto i film di Bruce Lee! Tuttavia, l’attività agonistica è arrivata molto più tardi, negli anni 2000, spinta dal mio maestro dell’epoca, Sifu Fabrizio Spagnolo di Roma. Ho notato che l’ambiente agonistico femminile negli sport di combattimento è differente rispetto al maschile. Purtroppo, c’è una ferocia maggiore nel gesto atletico, probabilmente atta a dimostrare al mondo che possiamo essere forti anche noi. Una differenza che mi fa riflettere e che mi torna utile quando affronto la parte di lavoro psicologico durante l’insegnamento della difesa personale alle donne.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

Nello sport e nella vita è necessario combattere, soprattutto se per varie ragioni si è meno forti (psicologicamente o fisicamente). Una volta raggiunta questa consapevolezza è necessario sapere cosa fare per raggiungere i propri obiettivi e poi lavorare sodo. È anche importante, però, sapersi perdonare gli errori o il mancato raggiungimento di un obiettivo, sapendo però, che la volta successiva sarà necessario fare di più e dare di più. Gli obiettivi stessi cambiano durante il tempo ed è importante, per trovare la forza di volontà, fare qualcosa che davvero ci piace e che magari ci serve (come nel caso della difesa personale).

Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità cosa suggerirebbe?

Divertirsi prima di tutto: non si impara nulla se non c’è il desiderio di imparare. La mia disciplina, per sua natura, non ti permette di mollare, devi continuare finché non sei “fuori pericolo” e questo, credo, sia un grande insegnamento per i ragazzi. Inoltre comprendere che esiste sempre qualcuno più forte ed in gamba di te, soprattutto negli sport di combattimento, mette in giusta posizione anche chi vuol solo “menar le mani” e permette di maturare una certa umiltà e rispetto per l’avversario che è importante come messaggio di vita.