William Raimondo, col Basket è stato amore a prima vista

William Raimondo, col Basket è stato amore a prima vista

28 Novembre 2021 0 Di Pasquale Maria Sansone

La Pallacanestro è un’attività fisica che sviluppa i riflessi, la coordinazione tra mente e corpo e la capacità di prendere decisioni in tempi molto brevi. Trattandosi di uno sport di squadra, il Basket contribuisce a promuovere lo spirito di gruppo, il rispetto dei ruoli e delle regole e favorisce la socializzazione tra bambini e ragazzi.

Di Basket, salute e Covid 19 parliamo con William Raimondo che coniuga l’attività di arbitro con quella di operatore sanitario. William Raimondo, arbitro di basket dal 2006, dopo essersi formato con la scuola arbitrale di Roma nei campionati regionali del Lazio approda nelle competizioni nazionali, attualmente dirige la serie A2 maschile e A1 femminile. Inoltre William è un Osteopata e Chinesiologo laureato in scienze motorie e dopo aver conseguito la laurea magistrale si occupa di attività motorie preventive e adattate, impegnato da sempre nella diffusione della cultura del movimento.

Come hai vissuto, come vivi, come hai affrontato e come affronti la paura della pandemia e del contagio e il disagio legato alle indispensabili e severe misure restrittive?

La pandemia ha sicuramente sconvolto le nostre vite, per molti mesi i telegiornali non parlavano d’altro e ancora oggi il virus e i contagi sono sicuramente l’argomento più trattato e discusso da tutti i media. Per tanta gente questo periodo ha rappresentato una fonte di forte preoccupazione, ansia e paura, a volte sicuramente giustificata, altre volte forse esagerata. Io penso di aver vissuto questa particolare situazione con il giusto atteggiamento. Con le dovute precauzioni e seguendo le regole ho continuato a fare una vita quasi del tutto normale e a settembre 2020 anche il campionato è ripartito, con un protocollo sanitario studiato appositamente si è riusciti a completare tutta la stagione. Sicuramente non è stato facile per nessuno degli addetti ai lavori ma posso dire che come sportivi siamo sicuramente dei privilegiati ad aver avuto la possibilità di continuare a viaggiare e scendere in campo. Le severe misure restrittive, soprattutto durante il primo lockdown hanno colpito tutte le categorie e tutte le famiglie, ma per me è sempre stato importante non subire passivamente la situazione ma provare ad affrontarla. Durante il periodo più duro ho cercato di tenere sempre occupata la mente, studiando, allenandomi e contestualmente ho avuto anche il tempo per gettare le basi di un progetto che riguarda la mia attività professionale. Insomma credo che da una qualsiasi situazione di disagio si può sempre ricavare qualcosa di positivo.

Quanti danni hanno causato allo sport in genere e alla pallacanestro in particolare e alle attività sanitarie legate allo sport le chiusure indiscriminate e la confusa se non cattiva gestione politica?

I danni sono veramente enormi, lo sport in genere a tutti i livelli è stato colpito duramente e nel mio campo le società di pallacanestro hanno subito perdite dovute soprattutto ai mancati incassi per l’assenza di pubblico nei palazzetti e per i costi sanitari. Molte squadre hanno dovuto affrontare grosse difficoltà, per fortuna la maggior parte sono riuscite a ripartire, altre purtroppo sono state costrette a cessare le loro attività. Non sono un politico e non sta a me giudicare se la gestione è stata cattiva, non ne ho le competenze. Quello di cui sono sicuro, da cittadino e da sportivo, è che le regole e le disposizioni sarebbero dovute essere più chiare sin da subito, uguali per tutte le categorie quando serviva una stretta più dura, a cascata a livello nazionale, regionale e comunale. Un avvenimento sicuramente straordinario e non facile da gestire, ma abbiamo assistito ad un acceso dibattito politico, abbiamo visto i tecnici incaricati dal governo che spesso si contraddicevano tra di loro, medici che rassicuravano e altri che creavano panico, raccomandando una soluzione piuttosto che un altra, insomma, credo che questo abbia solo contribuito ad aumentare la paura e l’incertezza, generando più danni di quelli che si sarebbero potuti creare con una gestione più ferma e decisa e con dichiarazioni e intenti più chiari.

Quanto valore attribuisci al binomio sport e salute, ovvero quanto è fondamentale l’attività sportiva per il conseguimento e il mantenimento del benessere psicofisico?

Personalmente il valore che attribuisco al binomio sport e salute è altissimo, nella mia vita è molto importante ed è quello che cerco di trasmettere a tutte le persone che mi stanno accanto e che incontro nella mia professione. Purtroppo in Italia siamo molto indietro, nelle scuole primarie ancora non ci sono insegnanti specializzati in scienze motorie anche se qualcosa finalmente sembra stia cambiando, lo specialista delle scienze motorie (che molti ormai chiamano correttamente Chinesiologo) non è inserito all’interno del sistema sanitario nazionale e questa è una grave mancanza ed è una voragine da colmare al più presto per ambire ad una società più forte in generale e con un benessere psicofisico medio più alto. L’attività fisica strutturata e non improvvisata svolta sotto la guida di specialisti in scienze motorie ha sicuramente benefici enormi, la maggior parte dei quali dimostrati scientificamente. Basti pensare ad esempio ai risultati positivi raggiungibili con le attività motorie adattate alle persone in sovrappeso, alle persone che soffrono di ipertensione o diabete, a chi dopo aver subito un intervento chirurgico e aver seguito il percorso di riabilitazione e fisioterapia voglia riacquistare la corretta esecuzione di un gesto motorio o semplicemente chi vuole allenarsi per stare bene e per affrontare le piccole sfide di ogni giorno come salire le scale senza troppo affanno. Lo sport e l’attività fisica sono uno strumento potentissimo e una medicina naturale che se usata nella maniera corretta permetterebbe di costruire una società in media sicuramente più in salute, con un benessere in generale più diffuso e che non gravi eccessivamente sulle spese della Sanità di tutta la nazione.

Cosa ti ha dato lo sport in termini di crescita personale, sociale e professionale?

Grazie ai miei genitori ho praticato tanti sport diversi sin da piccolo, il basket è stato sicuramente un amore a prima vista ed è da sempre la passione condivisa con mio padre. Nel 2006 dopo aver frequentato il corso, sono diventato arbitro di basket e ho iniziato dalle categorie giovanili e regionali per poi arrivare ad arbitrare nei campionati nazionali e su campi storici in serie A2 maschile e A1 femminile. Lo sport in generale e l’arbitraggio in particolare mi hanno dato tantissimo sia dal punto di vista personale che sociale e professionale. Ho avuto la possibilità di girare l’Italia in lungo e in largo, visitare molte città, conoscere tantissime persone, colleghi, allenatori, dirigenti e giocatori, con molti ho instaurato bellissimi rapporti, con alcuni ho discusso, da molti ho imparato. Mi sono trovato ad affrontare moltissime situazioni differenti con un bagaglio di esperienza che è cresciuto sempre di più negli anni, con carattere e determinazione ma sempre con umiltà ho dovuto affrontare gli errori e le scelte sbagliate per poi elaborare il tutto e cercare di fare sempre meglio. Tutto quello che ho vissuto sui campi di gioco cerco di applicarlo nella vita di tutti i giorni, ed è forse questa la reale potenzialità dello sport in generale. La corretta esecuzione di un gesto per sollevare un peso che permette ad una signora di non farsi male quando trasporta la spesa, sentirsi in forma e bene con sé stessi, intervenire in una discussione con calma e autorevolezza, imparare a rispettare regole, ruoli, compagni di squadra e avversari sono solo alcuni dei risvolti positivi, infatti tutte le attività sportive a qualsiasi livello ci preparano ad affrontare con molti più strumenti tutte le sfide quotidiane.